Giocando con mio figlio

Monica Cainarca
8 min readDec 22, 2014

Un esperimento di nostalgia forzata e discutibili metodi educativi.

C’è uno sketch classico di Steve Martin nel suo show A Wild and Crazy Guy…

«Conosco uno scherzo fantastico da fare a un bambino di tre anni… Ogni volta che gli parli, inventati frasi senza senso. Immaginati poi il suo primo giorno di scuola quando alzerà la mano e dirà: “Posso mambare faccia di cane al parco di banane?”».

Non sono sicuro che sia un’ottima idea prendere consigli sull’educazione dei figli dagli spettacoli anni ’70 di un famoso comico, ma questo è un consiglio che mi è sempre piaciuto.

Se hai bambini, perché non fare esperimenti su di loro? È come fare esperimenti su un piccolo clone di te stesso! Ed è pure una cosa perfettamente legale, o almeno quasi sempre.

È deludente constatare quante persone che hanno dei bambini si lascino sfuggire questa occasione d’oro. Di solito attendono fino all’adolescenza dei figli per iniziare a farci giochetti psicologici.

Prima della nascita di mio figlio nel 2004, mi ero preparato. Avevo discusso con amici e colleghi una lunga lista di esperimenti sociologici e psicologici, pronto a scatenare il Milgram che c’è in me sul mio pargolo non ancora nato.

Il mio piano originale era di allevarlo facendogli credere di vivere in una simulazione al computer, ma purtroppo mia moglie ha posto il veto all’idea. E a ogni altro scenario potenzialmente nocivo e sconvolgente, per quanto divertente.

Ma alla fine sono riuscito a infilarcene uno di soppiatto.

Sono nato nel 1977 – lo stesso anno del lancio dell’Atari 2600 e un anno prima di Space Invaders. Ho avuto la fortuna di nascere nell’età dell’oro dei videogiochi arcade, e crescendo sono passato per i giochi di ogni generazione successiva.

Mio figlio Eliot è nato nel 2004 – l’anno di Half-Life 2, di Doom 3 e del lancio del Nintendo DS. Alla sua nascita, i videogiochi erano già un’industria da 26 miliardi di dollari.

Adoro i videogiochi, e volevo davvero farli amare ed apprezzare anche a Eliot. E così, questo è stato il mio esperimento:

Che succede quando un bambino del 21mo secolo si cimenta con i videogiochi dalle loro origini a oggi, in ordine cronologico?

Si inizia con i classici arcade e per Atari 2600, da Asteroids a Zaxxon. Dopo un anno, si passa all’era 8-bit con i classici NES e Sega. L’anno successivo, SNES, Game Boy e i classici giochi di avventura per PC. Poi la PlayStation e N64, Xbox e GBA, e così via fino a quando torniamo all’era moderna del gaming.

Quel bambino saprebbe apprezzare meglio i moderni giochi indipendenti che non dispongono dei budget di mostruosità a tripla A come Destiny e Call of Duty? Ne apprezzerebbe l’estetica retrò, o penserebbe solo che la grafica fa schifo?

Oppure crescerebbe pensando che la moderna tecnologia dei videogiochi si è sviluppata a velocità vertiginosa durante la sua infanzia per poi fermarsi di colpo nei suoi primi anni dell’adolescenza?

Il giorno del quarto compleanno di Eliot, gli ho dato una console Mac-Man plug-and-play per il televisore, piena zeppa di classici arcade: Galaxian (1979), Rally-X (1980), Bosconian (1981), Dig Dug (1982), e ovviamente, Pac-Man (1980) e i tre sequel, Super Pac-Man (1982), Pac-Man Plus (1982), e Pac & Pal (1983).

Fino al momento in cui ha preso il mano il joystick, una parte di me segretamente temeva che non potesse suscitare il suo interesse.

Nei giorni precedenti alla sua nascita, mi svegliavo di colpo sudando freddo per l’incubo di ritrovarmi con un atleta di sei anni che mi pregava di uscire con lui a giocare a pallone o a pallavolo o qualche altra temuta attività fisica.

Crisi evitata.

Eliot è ossessionato dal Pac-Man sul nostro televisore. È come vedere me stesso nel 1982.

Ha fatto progressi molto rapidi. Sei settimane dopo, aveva già superato il mio punteggio più alto a Dig Dug e arrivava regolarmente ai livelli più avanzati di Pac-Man e dei sequel.

Eliot è arrivato al livello 5 di Pac & Pal, un oscuro sequel di Pac-Man del 1983 solo per il mercato giapponese, e tutto da solo. Non male. http://bit.ly/pacnpal

Ho preso altri giochi plug-and-play per televisore – Ms. Pac-Man, Galaga, Mappy, Pole Position, e Xevious – e ci abbiamo giocato insieme.

Quando ci siamo annoiati di quelli, abbiamo collegato il mio vecchio Atari 2600, e abbiamo giocato a tutta la mia raccolta di gioiellini classici come Asteroids, Kaboom!, Adventure, Combat, e (sì) E.T., ma la maggior parte non ha retto bene al passaggio degli anni.

Era il momento di passare alla generazione successiva.

A quattro mesi dall’inizio dell’esperimento, quando Eliot aveva quasi 4 anni e mezzo, siamo passati all’era dei giochi a 8-bit.

Ho collegato un altro emulatore e abbiamo iniziato ad addentrarci nel canone NES.

Eliot e io ci stiamo addentrando nel canone. Finito Mega Man 2 la settimana scorsa, e appena sconfitto Ganon in Legend of Zelda. Il prossimo: Mario!

All’inizio, si sedeva sulle mie ginocchia e facevamo a turno nel giocare. Di solito, teneva lui i comandi, ma subentravo io per le parti più complicate.

Eliot e io abbiamo finito tutti i sei giochi Mega Man sul NES. Il 2 e il 5 erano fantastici, e gli upgrade nel 6 sono stati un piacevole diversivo. Il resto però sembrava sciatto.

A 5 anni, riusciva a superare alcune parti di moderata difficoltà nei videogiochi a piattaforme come Super Mario 3.

Eliot ha appena finito da solo il primo Mondo di Super Mario 3. E ha solo cinque anni! Sono un papà orgoglioso.

Arrivato a 6 anni, riusciva a finire interi videogiochi da solo. Ha completato Legend of Zelda tutto da solo, e poi ha finito la difficilissima seconda avventura con un po’ di aiuto per le mappe.

Eliot ha appena finito il primo Zelda, tutto da solo. L’ho aiutato solo un po’ con una mappa del Dungeon 9. Bravo il mio piccolino!

Avevamo completato Super Mario Bros. 1-3, Mega Man 1–6, Castlevania 1–3, Rygar, Contra, e Duck Tales.

Era di nuovo arrivato il momento di passare al livello successivo.

Non ho mai avuto il Super Nintendo o il Nintendo 64 – ero già passato ai giochi per PC a quell’epoca – quindi molti di questi giochi erano nuovi anche per me.

Abbiamo completato Link to the Past e Super Mario World, e scoperto insieme alcuni gioielli meno noti che sono entrati nella lista dei nostri preferiti in assoluto.

Eliot e io abbiamo completato E.V.O: Search for Eden, un gioiello sottovalutato per SNES che sembra lo zio a 16-bit di Spore. http://bit.ly/aBvcwU

All’inizio del 2011, eravamo passati al N64. I primi tempi dell’era del 3D sulle consoles non erano invecchiati bene ai miei occhi, ma a Eliot non sembrava che importasse. Abbiamo completato gli splendidi Ocarina of Time e Majora’s Mask, e ci siamo innamorati di un gioco vergognosamente sottovalutato, Rocket: Robot on Wheels.

A sette anni, Eliot aveva guadagnato tutte le stelle di Super Mario 64.

Eliot ha appena preso l’ultima delle 120 stelle di Mario 64. Se avete dubbi sul potere dei giochi basati sulla raccolta di oggetti, provate a passare più tempo con un bambino di 6 anni.

Dopodiché, siamo saltati direttamente ai primi anni 2000. Con la PlayStation 2, abbiamo giocato a ICO, Shadow of the Colossus, e al Katamari Damacy originale, uscito nello stesso anno in cui era nato.

L’esperimento era concluso.

Questo approccio di esplorazione dei giochi classici ha chiaramente avuto un impatto su di lui, influenzando i giochi che ora gli piacciono.

Come praticamente ogni bambino della sua età, adora Minecraft. Niente sorprese fin qui.

Ma adora anche i giochi di una difficoltà brutale che mettono alla prova giocatori con il doppio o il triplo dei suoi anni, ed è bravo da far paura a giocarci. I suoi preferiti di solito prendono in prestito le caratteristiche dei roguelike: livelli generati in maniera procedurale, morte permanente, assenza di punti di salvataggio.

Uno dei suoi giochi preferiti è Spelunky, forse uno dei più difficili che ho mai provato. Paste Magazine lo ha definito “un gioco la cui difficoltà è la sua stessa essenza”. Non sono mai riuscito a completarlo. Probabilmente non ci riuscirò mai.

Un mese dopo il suo ottavo compleanno, mio figlio ha completato Spelunky tutto da solo.

Eliot ha appena completato Spelunky tutto da solo! Grazie a @mossmouth per aver creato un gioco così fantastico!

Ma Spelunky non è come gli altri giochi. Eliot l’ha sì completato, ma in realtà c’è un secondo finale molto più difficile: e passa per l’inferno.

Tom Francis spiega:

“Per completare Spelunky, devi sopravvivere passando per 15 livelli generati in modo casuale e poi devi ingannare il capo finale per fare in modo che si uccida da solo. Per arrivare all’inferno, però, devi eseguire una serie di rituali specifici in un ordine specifico, usando oggetti unici che saltano fuori in posti diversi ogni volta, e poi sconfiggere il capo in modo particolarmente audace usando la sua morte come passaggio agli inferi”.

È una delle imprese più difficili nel mondo del gaming. Conosco solo un paio di persone che ci sono riuscite. Per Tom Francis, è stata “la cosa più difficile che sono riuscito a fare in un videogioco… Ci sono voluti solo 41 minuti, ma per imparare come cavarmela in quei 41 minuti mi ci sono volute centinaia di ore di gioco, e circa 3000 morti”.

Tre mesi fa, Eliot ha completato Spelunky per la via più difficile. Secondo il creatore del gioco, Derek Yu, forse è la persona più giovane ad aver mai realizzato l’impresa.

@waxpancake È il più giovane che ci sia mai riuscito, a quanto ne so. Eliot è il prescelto!

Dopo aver completato Spelunky, Eliot era pronto per una nuova sfida. Mi ha chiesto di comprargli un nuovo gioco che aveva scoperto su YouTube — Nuclear Throne, il gioco d’azione in stile roguelike di Vlambeer, noto per la sua difficoltà implacabile. Una settimana dopo:

Dopo meno di una settimana di gioco, Eliot ha completato Nuclear Throne. Bravo! instagram.com/p/uTPNcvMo1D/ /cc @tha_rami @jwaaaap @mossmouth
@Vlambeer @waxpancake @jwaaaap Smettila, Eliot. Fai fare una figuraccia a noi vecchi.

Nuclear Throne, come molti giochi indipendenti sviluppati da un piccolo team, ha un’estetica molto retro:

E questo, per me, è l’impatto più interessante dell’esperimento.

Essere esposto fin da piccolo a giochi con una grafica limitata ha reso Eliot immune alla grafica appariscente e iperrealistica dei giochi tripla A di oggi. Sa apprezzare la grafica retro e si concentra sulla dinamica del gioco.

La grafica rudimentale di giochi come VVVVVV, FTL, o Cave Story potrà far schifo ad altri bambini della sua età, ma lui, come me, ne è attratto.

La mia speranza è che questo esperimento gli abbia inculcato la capacità di apprezzare i giochi minori, più strambi e più speciali.

E così ho dato a mio figlio un corso accelerato di storia dei videogiochi, comprimendo i 25 anni di quella storia in poco più di quattro.

A questo punto, starete pensando che sono o un mostro o un papà davvero fantastico. O forse un po’ tutt’e due le cose.

E mi va bene così. Mio figlio è meraviglioso, adora i videogiochi, e soprattutto adora giocarci con me.

Pronto, giocatore 2?

Si tratta di etica nell’educazione dei figli ai videogiochi.
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Monica Cainarca

Translator, editor, dreamer • formerly translator and editor for Medium Italia