“Se New York è una mela, Tokyo è un melograno.”
Recensione del romanzo Tokyo Orizzontale di Laura Imai Messina
Giornata uggiosa. Postumi di una notte insonne. Voglia di creare e lavorare ridotta all’osso (ed in questo periodo sembra essere un mood molto in voga). Quindi, solitamente, per convincere me stessa a non sprecare preziose (?) ore della mia vita, inizio a spulciare i meandri del mio computer. L’obiettivo primario sarebbe quello di ritrovare una grande idea, sepolta in una vasta confusione di parole e suggestioni varie, ma ciò che accade realmente è la messa in atto della mia schizofrenia nel riordinare maniacalmente ogni documento (compresi quelli da cestinare definitivamente).
Qualcosa di buono in questa mania però, ma solo quando il karma ti vuole un po’ graziare, c’è. Spesso, infatti, si possono ritrovare piccole chicche davvero interessanti. Un esempio? Una recensione a caldo -ed anche piuttosto notturna- di uno dei libri più belli, semplici ed intensi del 2014.
Senza cianciare ancora troppo, lascio spazio alle mie folli opinioni estive su quella piccola bellezza di libro che è Tokyo Orizzontale (uscito un anno fa, Piemme Editore) di Laura Imai Messina (italiana d’origine, giapponese d’adozione).
***
Sei del mattino, nessun dorma.
Spesso in estate soffro di estremi attacchi di insonnia. Nulla, prima delle sei e mezza/sette io non riesco ad addormentarmi. Tutto ciò, oltre ad essere estremamente dannoso per le funzioni celebrali del mio cervello inattive fino alle due del pomeriggio, risulta automaticamente dannoso per il mio lavoro; ma tralasciando la quantità di fogli e documenti accumulati sulla mia scrivania, cogliamo i lati positivi dell’insonnia. Nel mio caso, oltre a scribacchiamenti vari (come in questo caso), sicuramente il recupero di qualche film o, meglio ancora per rilassarsi, libro. Quel momento di assoluto silenzio, pace e solitudine notturna è perfetto per smaltire la montagnetta di libri creatasi durante l’inverno sul comodino.
Non vado per ordine, ma vado per istinto. Ed eccolo lì. Nuovo e perfetto, dal titolo curioso ed imprevedibile, in attesa di essere divorato. Scrittrice italiana, mondo giapponese.
Tokyo Orizzontale.
C’era qualcosa che mi aveva profondamente attirato di questo libro mesi fa ma non sapevo spiegarmi cosa. Ci ho messo un po’ prima di decidermi a buttarmi e comprarlo.
Brevemente, perché non voglio togliere il gusto della scoperta a nessuno, Tokyo Orizzontale parla di quattro protagonisti: Sara, Carmelita, Hiroki e Jun, i quali non sanno ancora che nel giro di una settimana la loro vita cambierà radicalmente.
Il presente di ogni personaggio si intreccia, andando a creare la trama di un nuovo futuro. In base alle scelte prese questo futuro andrà in una direzione piuttosto che in un’altra, dividendo quindi ciò che inizialmente era, o sembrava, unito. Tutto sotto gli occhi maliziosi di una Tokyo selvaggia.
Sono stata rapita dalle primissime pagine. Un libro molto leggero eppure al tempo stesso pieno di profondità. Una lettura che, appunto, va in orizzontale. Scava nei personaggi, ce ne mostra soprattutto i difetti, le paure e le fragilità. I bisogni e le aspettative. Una bella introspezione, senza cadere troppo in banali psicologismi, dove il lettore viene portato quasi a ritrovare se stesso in un dettaglio di Hiroki o di Carmen, di Sara o di Jun. Quindi una storia fatta più di parole, di mente e di stomaco, piuttosto che di trama.
Ciò che più colpisce, a mio parere, di questo libro è che Tokyo diventi un vero e proprio personaggio. L’ambiente protagonista. Spettatore assoluto di tutto, e quasi giudice indiscusso. Ogni suo quartiere ha una data caratteristica in base a ciò che rappresenta. Tokyo è una persona che si sveglia al mattino, indossa il suo abito e rossetto migliore, scivola in strada ed è pronta a vivere. Tokyo respira, ama e soffre. Si ammala e si diverte. Vive il sabato notte e si risveglia l’indomani coi postumi. È come una presenza che cresce attorno ai suoi protagonisti, ognuno dei quali sembra essere emotivamente coinvolto da Tokyo.
C’è un ottimo approfondimento del personaggio, spesso da un narratore inesistente. Passato e futuro agiscono nell’immediato del presente di uno dei personaggi, quindi sappiamo perché uno ha indossato quel tipo di abito o se l’altro incontrerà mai quel ragazzo incrociato per caso nella metro.
Il caso è uno degli elementi più importanti di questo libro, ed anche se a volte sembra essere un po’ troppo forzato, il tutto è così ben confezionato che quasi non ci si fa caso. Lo stile di scrittura, poi, permette di scorrere bene tra le pagine e quasi di nutrirsi di descrizioni e dettagli. La Messina usa ben cosciente le parole da usare per descrivere Tokyo, e sembra di avere i suoi occhi per vederla davvero in quello stesso momento, sentire i vari odori e suoni dei locali, dei ristoranti e delle persone, della strada, delle metro, della popolazione che va avanti ed indietro come formiche laboriose. La trasformazione dal giorno alla notte, e un velo di stanchezza ed alienazione che porta con sè, ricordando un po’ la Tokyo di After Dark di Murakami.
Una Tokyo melograno, da assaporare ogni singolo chicco. Agrodolce ed effimero.
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