Programmi elettorali: l’urbanistica per Mario Landriscina
31 maggio 2017
Il programma della coalizione che sostiene Mario Landriscina (link) dedica il capitolo 8, pagine 13/16, all’urbanistica.
Il capitolo, intitolato “Rigenerare la città: l’urbanistica dal centro storico ai quartieri”, contiene un’introduzione generale e quattro sezioni dedicate a;
- città murata e dintorni (“La città storica: rilanciare l’offerta culturale”);
- aree extra convalle (“I quartieri: riqualificare, riattivare, ridefinire”);
- aree dismesse (“Le aree dismesse trasformate in epicentri della Como Futura”);
- porte d’ingresso della città (“La Stazione San Giovanni e la frontiera a Ponte Chiasso. L’importanza delle porte d’ingresso alla città”).
La sezione dedicata alla città storica propone una decisa accelerazione di mix funzionali, avendo cura di precisare l’importanza della residenza, “onde evitare che gli spazi si desertifichino”. Allo scopo, immaginiamo, del rilancio dell’offerta culturale indicato nel titolo della sezione, si indicano quali ambiti da coinvolgere Pinacoteca e Biblioteca, l’itinerario razionalista, il lungolago, il sistema degli eventi temporanei.
La sezione dedicata ai quartieri (da intendersi come quelli fuori dalla convalle), punta alla loro riqualificazione attraverso interventi puntuali. La parola d’ordine è “sicurezza”. Non manca un accenno alla necessità di porre “un freno al consumo del suolo”. In quest’ottica il Piano di Governo del Territorio deve diventare “strumento di facile comprensione”, facilitando il riutilizzo degli spazi con nuove funzioni e destinazioni.
La sezione dedicata alle aree dismesse si concentra su Ticosa, ex Ospedale S. Anna, San Martino e Caserma De Cristoforis.
Per la prima si ipotizza una destinazione iniziale a parcheggio, “in attesa di valutare attraverso l’ascolto delle reali esigenze della cittadinanza la possibile successiva riqualificazione”. Per la seconda, in disparte il completamento della Cittadella Sanitaria (che si annuncia “già finanziato da Regione Lombardia” ) per il quale si auspica il concentramento di tutti i servizi a connotazione sociosanitaria “disseminati in tutta la città”, si annuncia il confronto con Regione Lombardia per “l’identificazione di progetti di riqualificazione e rigenerazione, importanti per il quartiere di Camerlata”. Quanto alla Collina del San Martino, data per tramontata l’idea del Campus Universitario, si punta a preservare l’area verde (definita il Central Park di Como) “indirizzando le ampie cubature esistenti verso soluzioni di prestigio e al servizio della Città” . In tal senso, si anticipa, verrà formulato a Regione Lombardia “un progetto complessivo che valorizzi e preservi questo patrimonio”. Gli spazi esistenti saranno “in parte” dedicati al ricordo della loro vocazione. Infine, il trasferimento (recte, l’accorpamento) di funzioni statali presso l’ex caserma De Cristoforis viene letta come una rivitalizzazione del quartiere, da cogliersi attraverso “idonei interventi legati alla mobilità, alla sosta, ai collegamenti dei mezzi pubblici”.
La quarta sezione, dedicata alle porte d’ingresso della città, esplicita la volontà di valorizzare in un’ottica di accoglienza i principali assi di ingresso alla città: stazione di San Giovanni e aree al confine con la Svizzera. Per la prima si immagina la creazione di elemento unificatore, “completo dei servizi necessari ad una stazione internazionale” (n.b. la stazione di Como San Giovanni non è da tempo stazione internazionale) al centro di una riorganizzazione generale che comprenda l’area dell’ex scalo merci quale punto di interscambio ed accoglienza. Più vago il riferimento a Ponte Chiasso, per il quale si invocano “urgenti interventi di riqualificazione” mirati all’ospitalità di residenti e visitatori stranieri.
Qualche considerazione
Le riflessioni contenute nel programma di Mario Landriscina sono certamente ampie e mostrano il desiderio di non tralasciare nulla. Meritano, proprio per l’ampiezza della proposta, qualche riflessione.
Se la mixitè della città storica è un valore, se il potenziamento delle strutture culturali è un asset imprescindibile, la sezione dedicata alla convalle sembra ignorare che l’attuale trend di risalita dei residenti nella città murata potrebbe, non domani, né dopodomani, essere vanificato da un trend molto più aggressivo, ossia quello dell’ospitalità non alberghiera e del commercio. Di questo non c’è traccia nella sezione dedicata alla “città storica”.
La sezione dedicata ai quartieri fuori convalle, certamente apprezzabile là dove propone la rivitalizzazione attraverso la presenza pubblica, esplicita la volontà di “porre un freno al consumo di suolo”, dimenticando che le edificazioni in corso sono quelle autorizzate dalle precedenti amministrazioni. Il PGT approvato nel 2013 ha cancellato ogni nuova previsione, ivi comprese quelle ricevute in eredità a livello di progettazione dalla precedente amministrazione Bruni.
La sezione dedicata alle aree dismesse è, giustamente, cauta nel definire il futuro dell’area ex Ticosa, della quale si propone un parcheggio solo in via temporanea, rinviando ad un (apprezzabile) ascolto della città circa ogni scelta definitiva.
Il paragrafo dedicato all’area dell’ex Ospedale S. Anna contiene due criticità: la prima riguarda il fatto che va benissimo il trasferimento delle funzioni sociosanitarie nella Cittadella Sanitaria ma in una città dove il quartiere con la maggiori incidenza percentuale di persone anziane e non autosufficienti è la città murata, forse è il caso di valutare come servire anche loro attraverso presidi locali diffusi sul territorio. La seconda è che il problema non è tanto la realizzazione della Cittadella Sanitaria (che, va ricordato, non è una concessione regionale ma un punto inattuato dell’accordo di programma a suo tempo stipulato e a carico di regione Lombardia), quanto lo stato di stallo dei progetti di valorizzazione del resto del comparto attraverso insediamenti che non prevedono la presenza pubblica ma unicamente privata.
Se questi, tutto sommato, sono appunti che possono derivare da approcci differenti, dove qualche riflessione più profonda vale la pena farla è per l’area del San Martino. Qui, al netto della concretezza del candidato, fa un po’ impressione leggere che la proposta di valorizzazione che la coalizione si appresta a indirizzare a Regione Lombardia (l’area è di proprietà ASST Lariana) prevede di indirizzare “le ampie cubature esistenti verso soluzioni di prestigio E al servizio della Città” (il maiuscolo è nostro). Siccome l’italiano ha un suo senso, è la locuzione ^E^ che dà da pensare. Davvero piacerebbe leggere questo progetto.
Quanto alla ex caserma De Cristoforis, va benissimo leggere l’accorpamento di funzioni statali come occasione di rivitalizzazione del quartiere, ma gli “idonei interventi legati alla mobilità, alla sosta, ai collegamenti dei mezzi pubblici” non possono certo stare a carico della città ma dello Stato, che questo trasferimento ha voluto e avviato. Parliamo di circa 700 persone che, una volta completato il trasferimento, raggiungeranno un luogo per il quale il PGT non prevede alcuna polarità in termini di servizi, non avendo lo Stato segnalato il progetto in sede di PGT.
In conclusione.
La proposta del candidato di Forza Italia, Lega Nord, Insieme per Como e Fratelli d’Italia riflette il desiderio di non tralasciare nulla e una scrittura a più mani.
Benissimo il desiderio di non lasciare nulla al caso (nelle corde del candidato), ma quello che traspare a livello di impianto generale è da una parte una mano che scrive di un’urbanistica in qualche modo intesa come ancella di progettualità altre (“l’urbanistica che vorremmo” dell’introduzione, non quella che c’è) e da un’altra una mano che non fa mistero di fare affidamento su Regione Lombardia per la risoluzione di un paio di nodi importanti.