GRIP

Franco Bifo Berardi
2Grip
3 min readFeb 2, 2022

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All’inizio del terzo anno pandemico sembra diffondersi un sentimento di stanchezza, e rassegnazione di fronte a un nemico invisibile.

Si prova a volte la sensazione che le forze siano allo stremo, e sembra di poter osservare sempre maggiori ostacoli nella comunicazione tra le persone, nelle istituzioni. A volte è come se si sentisse una nebbia generalizzata aleggiare nell’aria come se si camminasse senza una chiara direzione ma semplicemente perché si deve andare avanti. Progetti, desideri, investimenti sul futuro sono in una sorta di anticamera, non ammessi alla soglia della fattibilità. Le persone contagiate trasmettono una specie di rassegnazione, la consapevolezza di essere entrate nel girone della Grande Attesa: attesa dei test, attesa che passi la febbre, attesa di stare meglio, attesa di nuovi test, attesa di tornare liberi….per poi scoprire che in realtà, anche da guariti, non si è per nulla liberi.
All’orizzonte però, mal distinguibile in questa nebbia che offusca la vista, sembra delinearsi un nuovo scenario apocalittico: la guerra, e non una guerra qualunque. La guerra tra due potenze dotate di un arsenale nucleare capace di cancellare la vita umana sul pianeta. Si tratta di un antidoto alla depressione strisciante? Si tratta di un effetto del panico?

GRIP rivista di sogni e di incubi è fatta di riflessioni di un gruppo di persone che da due anni captano segnali provenienti dall’universo psichico e sociale, come racconta Salvatore Inglese nel suo articolo

Chi sono questi grippini, e cosa ci stanno dicendo?

Un segnale sul quale GRIP ha cercato di ragionare pacatamente ma con sofferta empatia è il panico di cui Federico Suarez scrive in

¿Una cura colectiva para el pánico?

Esiste una cura contro il panico? si chiede l’articolo di Franco Berardi

Pensar juntos, la vacuna contra el panico

Coloro che detengono il potere, un potere sempre più sordo alla sofferenza ma sempre più arrogante e sempre più dedito a perpetuare se stesso e a proteggere e rafforzare coloro che posseggono una quota crescente della ricchezza estratta dal lavoro altrui, hanno agito e continuano ad agire con

Ne parla Leonardo Montecchi in

Qualcosa non torna.

Un sentimento diffuso di ansietà e la percezione di un pericolo che non avevamo mai conosciuto prima: il pericolo dell’estinzione,d ella fine del mondo. Non è la prima volta che la civiltà si trova in una situazione ansiogena e immagina prospettive apocalittiche.

Federico Campagna parla dell’ansietà nel mondo mediterraneo della tarda antichità.

This anxious age of late antiquity

Luciana Bianchera medita sulla funzione terapeutica della parola affettiva

La dignità della parola

Infine MariaTeresa Casté, dal Cile, racconta di una situazione che sembra sfuggire alla depressione globale e aprire prospettive inimmaginabili di sperimentazione di una forma di socialità solidale. Si tratta di una controtendenza marginale o si tratta di un emergente globale?

Nel 1973 il Cile pareva un’eccezione ed era invece il primo segnale emergente di una catastrofe globale in cui liberismo e nazismo si fondevano.
Non potrebbe essere oggi ancora il Cile ad annunciare la speranza?

Cile: un emergente

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Franco Bifo Berardi
2Grip
Writer for

born in 1949, based in Bologna, phd in philosophy, writer