012Factory life: Domenico Soriano, gli imprenditori dovrebbero perseguire un’efficace formazione al fine di affrontare sfide internazionali sempre più competitive

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3 min readNov 30, 2017

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Le differenze tra i cicli di vita di una startup e una PMI, le loro direzioni e finalità, cosa rallenta la crescita di un imprenditore e tanto altro. Ne parliamo con Domenico Soriano.

Ciao Domenco, hai attraversato diverse fasi e momenti di crescita, sia lato azienda tradizionale e sia lato startup. Cosa pensi che manchi agli attuali imprenditori lato impresa?

Ciao Pietro, posso dire che lato impresa, sicuramente devono essere messi in campo strumenti atti a favorire il miglioramento delle performance e della crescita delle aziende, che vanno dal supporto finanziario fino allo sviluppo della rete relazionale.

Uno dei grossi problemi delle aziende Italiane resta il costo del lavoro su cui, ahimè, queste pagano un onere ancora altissimo; un onere che, di fatto, blocca la crescita occupazionale e che si traduce in difficoltà produttiva ostacolando, di fatto, le imprese italiane nei mercati competitivi nazionali ed internazionali. In questo contesto, gli imprenditori, costretti ad accettare continui compromessi tra i vincoli di budget ed esigenze di produzione, non possono far altro che destinare le finanze alle necessità primarie dell’azienda piuttosto che investire in ricerca e sviluppo. In definitiva, non credo che agli imprenditori Italiani manchi l’attitudine al rischio, piuttosto, in alcuni casi, penso che sia il sistema (banche, regolamentazioni, etc. etc.) a frenare, di fatto, gli stessi.

Provando a sintetizzare la mia risposta, ritengo che gli imprenditori Italiani (nel contesto delle PMI/Startup) dovrebbero, perseguire un’efficace formazione ed informazione, al fine di affrontare sfide internazionali sempre più competitive ed uscire dalle dinamiche del mercato interno, ad oggi, ancora lento e complesso .

Da imprenditore seriale quanto pensi che sia sviluppato il tessuto italiano?

Per rispondere alla domanda bisogna tenere in considerazione che le Startup hanno un ciclo di vita diverso dalle PMI tradizionali; quest’ultime sono valutate sul fatturato e/o EBIT ed in genere hanno una crescita lineare e costante nel tempo, spesso sostenuta attraverso il ciclo finanziario attivo; le Startup, al contrario, sono valutate su valori prospettici di crescita, sostenuta da continui investimenti che ne favoriscono la crescita esponenziale ed il cui ciclo si conclude con un processo di vendita delle quote degli investitori a partner industriali e/o attraverso un processo di quotazione in borsa. In uno scenario del genere, è mia opinione, che l’Italia non sia ancora matura in virtù del fatto che la chiave di successo delle startup è strettamente legata agli investimenti necessari, ancora troppo esigui; al contempo, sono convinto che L’Italia, sebbene non sia ancora al passo rispetto ai vicini Tedeschi, Francesi ed Inglesi, stia mettendo in campo strumenti (vedi sblocco PIR) che, a breve, potranno dare linfa al settore startup ed alle PMI. Bisogna, altresì, dire, però, che le startup Italiane non sono spesso in linea con le aspettative di mercato nazionale ed internazionale; in tal senso, è necessario che i neo-imprenditori comprendano l’esigenza di migliorare significativamente la fase di progettazione dell’iniziativa.

Oltre ad essere imprenditore, investi anche in startup, tra le varie c’è Buzzoole. Dove pensi che si debba migliorare nell’attuale modello italiano ?

Come imprenditore e investitore, ovviamente, ritengo che la chiave di svolta si avrà nel momento in cui sarà valutabile il controvalore degli investimenti attraverso le Exit, pertanto, bisogna lavorare affinché ciò diventi possibile. Il risultato sarà una crescita della fiducia su questo mercato ed un aumento degli investimenti. Per il resto, posso aggiungere che l’unica cosa utile e seria è quella di far sí che le aziende PMI, o Startup che siano, possano accrescere il loro mercato in modo sano.

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