012Factory life: Paola Bonomo, nascere globali dentro e usare la matematica per supportare le previsioni di successo

Olanda, Svezia ed Estonia i punti di riferimento. Il teorema di Bayes per prevedere le probabilità di successo di una impresa ad alto impatto di crescita

Ciao Paola, hai vissuto negli anni 90 la nascita del web, avendo come compagni di viaggio Steve Jurvetson, VC che è diventato tra i più quotati della Silicon Valley. Sei stata poi responsabile sud Europa di Facebook di Zuckerberg. Quali sono le 3 lezioni più importanti che hai appreso sul fronte dell’imprenditoria e che hai portato con te durante gli investimenti?
Ciao Pietro, l’importanza del team (determinazione, grinta, resilienza); l’importanza delle basi scientifiche e dei contenuti tecnologici dei progetti; e l’importanza della cultura aziendale sin dalle primissime fasi della vita di una startup.

Oltre ad aver fatto una exit con AdEspresso, ne hai altre nel portfolio che stanno crescendo rapidamente ed usano il modello duale. E’ possibile realizzare startup in Italia e fino a quanto può durare? Quali gli errori che rallentano la crescita delle startup?
Penso che per un imprenditore, in particolare nel digitale ma non solo, pensare e costruire la sua azienda come “startup italiana” abbia poco senso. Dobbiamo davvero imparare dagli imprenditori di mercati più piccoli come l’Olanda, la Svezia, l’Estonia: lì le startup o nascono da subito “globali dentro”, o rischiano l’irrilevanza. Secondo me è certamente possibile realizzare startup che partono dall’Italia, nonostante tutti gli ostacoli (e guardiamo alla Francia, dove ci sono startup che hanno fatto molta strada nonostante che burocrazia e tasse non siano da meno che da noi!), ma queste startup non possono rimanere confinate a una dimensione italiana: devono avere clienti in tutto il mondo e per trovare e gestire clienti, alleanze, partnership, canali è meglio che entrino da subito nell’ordine d’idee che mindset e presenza dovranno essere globali.

La matematica è una delle tue passioni, quali sono stati i casi in cui ti ha aperto delle opportunità e si sono realizzate?
Credo che uno dei concetti più importanti ma meno insegnati delle scienze matematiche, in questo caso della statistica, sia il teorema di Bayes. Lo racconta bene un libro di cui consiglio la lettura a tutti: “Quando i numeri ingannano” di Gerd Gigerenzer. Pensiamo ai risultati di un test clinico: se non li interpretiamo correttamente, ovvero calcolando (con Bayes) la probabilità a posteriori tenendo conto delle probabilità a priori, rischiamo di prendere decisioni sbagliate. Gigerenzer ha spiegato il teorema di Bayes a giudici, manager, medici, bambini delle elementari: è abbastanza inquietante pensare che a volte la nostra salute è in mano a medici che non leggono i numeri applicando il concetto di probabilità condizionata. Ma un po’ di training sul tema farebbe bene anche a giornalisti, insegnanti, politici e chiunque prenda decisioni o influenzi quelle altrui. Nel campo delle startup, possiamo trovarne applicazione pensando a domande come queste: qual è la probabilità che l’imprenditore X abbia successo nella sua seconda startup, tenendo conto che ha avuto (o non ha avuto) successo nella sua prima? O che abbia successo nella sua startup, tenendo conto che è la sua prima? O che, anche se è alla prima esperienza, abbia successo tenendo conto di metriche e fattori che in passato non erano correttamente valutati? Spesso le startup sono ancora valutate con l’esperienza e l’intuito; oggi vediamo sempre più investitori, come il fondo InReach Ventures di Roberto Bonanzinga, che applicano modelli quantitativi per predirne la possibilità di successo.

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Quando: venerdi 15 Dicembre
Dove: sede centrale 012Factory , Caserta. Trovala su google maps
Ore: dalle 15:00 alle 19:00

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