AISM onlus
11 min readSep 2, 2016

Forma di aiuto, risorsa per rafforzare il tessuto democratico, esperienza educativa. Il volontariato oggi ha diverse forme, strutturato, informale, civico, d’impresa. Uno sguardo su una realtà che in Italia coinvolge oltre 6 milioni di persone, più di 10 mila in AISM.

Annita ha 62 anni, vive a Foligno e da 11 anni convive con la sclerosi multipla. Più o meno dallo stesso tempo si è avvicinata ad AISM, prima a Perugia e poi dando vita al gruppo operativo della sua città. “All’inizio ho avuto uno sbandamento, la mia vita è cambiata improvvisamente e poi è cambiato anche il mio corpo”, racconta. Quando ha cercato un centro per poter fare ginnastica dolce Annita ha scoperto che le uniche offerte erano troppo costose. “Poi qualcuno mi ha parlato dell’Associazione ed eccomi qui”, continua Annita che oggi fa parte del Consiglio direttivo nazionale ed è entrata nella giunta alle ultime elezioni del 2016. A Foligno il gruppo operativo fa diverse attività tra cui danzaterapia e teatro e raccoglie una cinquantina di volontari, tra persone con sclerosi multipla e non. “Ho sempre fatto volontariato, ma l’Associazione mi ha dato davvero molto — dice Annita — Pensavo di essere da sola e invece siamo in tanti. La cosa più bella? Vedere una persona che si avvicina per la prima volta al gruppo e ritrova il sorriso”.
Simone ha 23 anni e vive a Biella dove studia, lavora ed è attivo nella sezione locale di AISM. “Indirettamente faccio il volontario da sempre, io non ho la sclerosi multipla ma ho tre casi in famiglia e fin da piccolo sono sempre stato presente ai banchetti, alle iniziative in piazza”, racconta. Negli ultimi 2 o 3 anni Simone ha intensificato il suo impegno: ha iniziato come responsabile Young con l’evento di Torino, ha partecipato a eventi regionali. Oggi gestisce i volontari del biellese e si occupa di fare cultura sull’Associazione nel territorio. “Ci sono periodi in cui gestire studio, lavoro e impegno in AISM è complicato, ad esempio sotto Natale con gli eventi regionali e provinciali, e altri, come l’estate, in cui sono più libero”, racconta Simone. A chi gli chiede perché fa il volontario lui risponde: “Perché l’età di diagnosi della malattia è la mia e quella di tante persone che conosco, perché nella mia famiglia tre persone hanno la sclerosi multipla, perché…

io stesso potrei ricevere la diagnosi l’anno prossimo, lo faccio perché non voglio che la patologia precluda niente”.

Annita e Simone sono due dei 10.630 volontari che hanno prestato servizio in AISM nel 2015 (dati Bilancio sociale 2015) ovvero il 97% delle persone che si impegnano nell’Associazione (dipendenti e collaboratori sono 263). Tra loro ci sono persone che convivono con la sclerosi multipla, giovani in Servizio civile, persone che scelgono di dedicare il proprio tempo a sostegno dell’attività dell’Associazione anche se non direttamente legati alla sclerosi multipla. Persone il cui impegno si fa in genere via via crescente arrivando a un coinvolgimento più ampio e strutturato fino anche ad assumere incarichi o cariche associative. “La dimensione del volontariato, sempre più, deve essere intesa in un’accezione più ampia rispetto ai soli confini dell’appartenenza ad una singola organizzazione: come categoria generale di partecipazione e impegno civico; come modo di essere parte e incidere sulla comunità superando i confini ristretti dell’individuo e di gruppi chiusi di interesse; come un farsi carico dell’altro sulla base di un riconoscimento di meritevolezza e utilità sociale di una causa condivisa. In questo senso possiamo abbracciare nell’impegno di volontariato –inteso come protagonismo dei cittadini proteso verso un utilità esterna a sè — fenomeni, come quello del servizio civile, dell’attivismo civico, del volontariato d’impresa tra di loro concettualmente distinti. Una modalità di esprimere sé stessi e realizzarsi — dice Paolo Bandiera, direttore affari generali AISM — attraverso l’assunzione di un punto di vista esterno alla singola persona, sviluppando la coscienza della cosa comune e della responsabilità collettiva. E così è dentro l’Associazione, il cui Statuto prevede forme articolate di partecipazione che vanno ben oltre la sola adesione formale”. L’idea è quella di una fluidità e di una progressività di coinvolgimento nella vita associativa, intesa come comunità allargata in cui ciascun Volontario può trovare il giusto posto, giorno dopo giorno. “Il Codice etico dell’Associazione, e la Carta del Volontariato in AISM che da esso deriva — prosegue Bandiera — inquadra la partecipazione di volontariato come solidarietà che va oltre il concetto di dono interpersonale pur partendo ovviamente dalla relazione con gli altri; implica l’assumere una visione collettiva, il riconoscere e sostenere diritti, il farsi carico in via sussidiaria del progresso comune attraverso un’iniziativa che proprio mediante AISM trova forma, direzione, efficacia e produce reale impatto sulla causa associativa e sulla società. Una scelta che comporta in AISM, in parallelo agli impegni assunti dalle persone, la garanzia di essere valorizzati e sostenuti, tutelati, accompagnati in un percorso di crescita umana”.

Il volontariato informale

Nel sostenere queste diverse forme di volontariato AISM è certamente al passo con i tempi. Oggi, infatti, tra i 6,6 milioni di italiani che si dedicano al volontariato, almeno 3 milioni lo fanno in modo informale (dati ISTAT) cioè senza essere legati in modo esclusivo a un’associazione. “Il dato dell’ISTAT è interessante perché finora, nelle ricerche, fare volontariato equivaleva a far parte di un’associazione, con un impegno costante e a cadenza fissa”, dice Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia all’Università degli studi di Milano, che ha coordinato un’indagine sui 5.500 volontari che hanno prestato servizio a Expo. “Grazie a questa ricerca abbiamo potuto mettere a fuoco per la prima volta, su larga scala, la presenza di un volontariato non strutturato, attivato in occasione di grandi eventi”, continua Ambrosini. “Cosa c’è dentro? È un volontariato che esalta la dimensione soggettiva come scelta individuale, flessibile e revocabile — spiega il sociologo

È un volontariato poco incline a dedicare energie alle incombenze e alle dinamiche associative, ma sospinto dal desiderio che ogni ora spesa sia effettivamente rivolta al servizio verso la collettività”.

Fare il volontario in un grande evento come Expo ma anche il Salone del libro di Torino, il Festival della scienza di Genova o il Festivaletteratura di Mantova serve sì ad aiutare gli altri, ma risponde anche a interessi e passioni personali. “Siamo in un orizzonte che rende più complesso il concetto di altruismo –precisa il sociologo — Il fenomeno è positivo, innovativo e ha un forte collegamento con le forme di cittadinanza attiva promosse in questi anni come quelle di chi si prende cura della città, esperienze in cui i cittadini smettono di essere clienti lamentosi dell’amministrazioni e si rimboccano le maniche per migliorare l’ambiente e gli spazi di vita”. Non si tratta di una forma di volontariato contrapposta a quello tradizionale: tra i volontari di Expo alcuni si sperimentavano per la prima volta come volontari, altri invece no, in tanti si sono dichiarati disponibili a ripetere l’esperienza in altre manifestazioni o con forme più strutturate di impegno. “Normalmente c’è una minoranza di persone che si impegna molto e una maggioranza che sta seduta sul divano davanti alla tv, questo evento ha significato mobilitare una fetta della maggioranza silenziosa inattiva”, spiega Ambrosini.
Un altro elemento interessante messo in evidenza dalla ricerca su Expo è che quando si parla di volontariato, in genere, c’è un lamento sulla difficoltà di reclutare giovani, invece all’esposizione universale i volontari erano soprattutto giovani under 25, in gran parte donne, istruiti. La stessa cosa accade in AISM. “Sia perché la sclerosi multipla colpisce soprattutto i giovani tra i 20 e i 40 anni, e questo si riflette anche sulla composizione dell’Associazione, sia per la struttura e il modus operandi e vivendi di AISM — spiega Bandiera — Al nostro interno non ci sono preclusioni sui ruoli in base all’età, anzi, tra i valori fondamentali troviamo proprio l’innovazione e la capacità di rinnovamento: se così non fosse le persone giovani che investono in AISM probabilmente opterebbero per altre strade, percorsi,esperienze. Da noi ogni giovane, ha la possibilità di crescere fino ad assumere incarichi e cariche associative di responsabilità, come la storia anche più recente dimostra”.

Il capitale sociale del volontariato

Per 9 persone su 10 l’esperienza del volontariato aumenta la responsabilità verso gli altri e la capacità di collaborare, 8 su 10 invece si fidano di più. È il risultato di una ricerca realizzata da Altreconomia da cui emerge che il volontariato, oltre che forma di aiuto verso gli altri, è una risorsa che rafforza il tessuto democratico, ha ricadute positive per chi lo pratica, aiuta a maturare come cittadino. Insomma, il volontariato è un ottimo viatico per rafforzare il capitale sociale. “Se vado a fare 15 giorni di campo in Libano per aiutare i rifugiati magari una volta tornato non avrò tempo di fare volontariato in modo costante, ma guarderò con occhi diversi i profughi che arrivano nel nostro Paese, allo stesso modo anche un solo giorno alla mensa per i senzatetto mi aiuterà ad avere un atteggiamento diverso verso chi è per strada — afferma Ambrosini — Il volontariato ha un aspetto autoeducativo, aumenta la sensibilità verso gli altri. Dopo un’esperienza di volontariato, un certo numero di cittadini penserà di tenere uno spazio nel proprio budget di vita per aiutare gli altri. Senza dimenticare che aiuta anche a stare meglio”.
AISM ha calcolato che il valore orario medio per volontario è di 12,66 euro che moltiplicato per il numero di ore di assistenza (198.804) da oltre 2,5 milioni di euro all’anno. “Ma il capitale sociale generato dall’impegno di volontariato non è solo dato dal monetizzare l’ora di riabilitazione o di assistenza secondo il costo standard di una analoga prestazione, ma anche dalla trasformazione del cittadino in una persona migliore, in quanto più impegnata e partecipe nella comunità– continua Bandiera — così come dal cambiamento indotto in una società più coesa, solidale, consapevole dei propri bisogni, impegnata nell’attuazione dei propri diritti”.

La riforma del Terzo settore

Lo scorso maggio il Parlamento ha approvato in via definitiva il disegno di legge delega al governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale. Per capire in che modo questa riforma cambierà il mondo del Terzo settore e del volontariato bisognerà aspettare i decreti delegati che dovrebbero essere adottati entro 7/8 mesi. Le associazioni di volontariato saranno interessate in particolare da uno dei decreti, quello con cui si andrà a creare il Codice del Terzo settore, un testo unico che riunisce tutte le leggi che oggi regolano vari pezzi di questo mondo. “Considero questa legge un grande passo avanti, l’Istat stima che il Terzo settore conti circa 300 mila realtà e se tante lavorano bene, ce ne sono molte che vengono utilizzate a scopo di elusione fiscale. Il testo sarà unificato e le regole varranno per tutti”, afferma la deputata Donata Lenzi, relatrice alla Camera del disegno di legge.
Un altro vantaggio per le associazioni è che verranno unificati i criteri a livello nazionale per l’iscrizione nei registri, “oggi diversi da regione a regione per cui con lo stesso statuto un’associazione può essere iscritta in un registro in una regione e in uno diverso in un’altra”. Così come ci sarà un solo Codice, ci sarà un solo Registro nazionale con criteri unificati e la decisione finale per l’iscrizione spetterà al ministero del Lavoro.
“L’idea è di fare una distinzione tra le piccole associazioni e quelle che sono più internazionali nel modello organizzativo, come molte di quelle che operano in ambito sanitario. C’è ancora tanto lavoro da fare, ma i principi sono molto chiari”, precisa Lenzi.
“Questa riforma fa chiarezza sui fondamenti e sui confini del Terzo settore e ci dice che il volontariato, in tutte le sue forme, ha pari valore e dignità, sia esso svolto in associazioni di promozione sociale che in organizzazioni cosiddette “ di volontariato” — conclude Bandiera — È una buona cornice in cui reinquadrare il fenomeno nel suo complesso, e da cui ripartire per una nuova fase del Servizio Civile Nazionale. I decreti delegati dovranno essere in grado di sostenere il volontariato e l’impegno civico, valorizzando il ruolo delle reti come AISM in grado di fungere da trasformatori di capitale sociale, al di là della positiva riorganizzazione della rete dei Centri di servizio del volontariato”.

Un collante per la comunità

Servizio civile, “antidoto all’indifferenza”: lo ha detto Laura Boldrini, presidente della Camera dei deputati, il 2 giugno accogliendo a Montecitorio studenti, volontari del servizio civile e scout in occasione della celebrazione della Festa della Repubblica. “Fate da collante necessario per tenere insieme una comunità, soprattutto nel servizio reso a chi vive ai margini, a chi non ha voce”. Negli stessi giorni la Camera ha approvato il nuovo servizio civile universale, finalizzato alla difesa non armata della patria e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica. Servizio che può essere svolto anche da giovani stranieri regolarmente soggiornanti. “La società italiana ha solo da guadagnare da una classe di giovani che attraverso il servizio alla patria ne accrescono il capitale umano e sociale”, hanno detto gli enti Cnesc, tra cui AISM. Pubblicato a fine maggio il bando 2016 prevede oltre 35 mila posti a disposizione ma il sottosegretario a Lavoro e Politiche sociali Luigi Bobba ha promesso che entro la fine dell’estate dovrebbero arrivare a 43 mila. Nel 2015 AISM ha accolto 460 volontari in Servizio civile.

Il volontariato? Si impara all’università

La voglia di rendersi utili agli altri è il primo motivo che spinge a diventare volontari. Ma poi deve esserci disponibilità e una preparazione specifica. È per questo che è nata l’Università del volontariato, progetto partito a Milano, replicato a Treviso e Bologna e arrivato anche a Cosenza. Obiettivo del percorso è formare le persone che vogliono dedicare un po’ del loro tempo agli altri o che già lo fanno, ma anche creare un luogo di confronto sul Terzo settore e sulle politiche di welfare.
I numeri dimostrano che l’interesse c’è: a Milano, ad esempio, quest’anno sono stati oltre 1.600 gli iscritti ai 67 corsi, in maggioranza donne. A Treviso 350 persone tra volontari, amministratori, funzionari di enti locali e cittadini hanno partecipato a uno o più percorsi formativi, tra i corsi più frequentati quelli riguardanti gli aspetti giuridici e amministrativi del non profit, la formazione sull’amministrazione di sostegno, il fundraising, l’etica nel volontariato e gli aspetti socio-sanitari. Per informazioni si possono consultare i siti dei CSV delle città in cui sono attivi i percorsi.

AISM onlus

Associazione Italiana Sclerosi Multipla. Diritti, persone, ricerca, per un mondo libero dalla sclerosi multipla.