Correzione automatica di problematiche di accessibilità: l’uso degli accessibility overlays

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Dalla correzione degli errori legati all’accessibilità dei siti web in modo veloce e automatizzato alla dichiarazione di conformità, molte sono le funzionalità di questi applicativi che hanno avuto grande diffusione. Ma sollevano anche domande.

a cura del Servizio “Accessibilità e usabilità dei servizi digitali”

Numerose sono le richieste che AgID ha ricevuto negli ultimi mesi di informazioni e chiarimenti sugli applicativi cosiddetti “accessibility overlays”, ossia quegli applicativi che si installano “sopra” ad un sito internet esistente con lo scopo di correggerne gli errori di accessibilità.

Con questo contributo proviamo a mettere in fila alcune considerazioni per rispondere correttamente a tali domande, ma anticipiamo subito alcune considerazioni:

  • ancora non risultano sviluppate funzionalità automatizzate in grado di rilevare tutte le problematiche di accessibilità presenti in un sito web;
  • i rischi di fallimento nella correzione automatica di tutte le problematiche di accessibilità sono elevati, considerato che gli stessi strumenti a supporto delle valutazioni non sono in grado di identificarli tutti.

Vediamo più nel dettaglio come siamo giunti a queste prime conclusioni.

Cosa promettono gli “Accessibility Overlays”

Gli “accessibility overlays” utilizzano la tecnologia per cercare di intervenire in sistemi non conformi alle regole di accessibilità e correggerne le problematiche attraverso l’apposizione di uno “strato supplementare” di codice che viene eseguito mentre la pagina web viene caricata; forse è una descrizione un po’ semplificata ma comunque sufficiente per descrivere a grandi linee la funzionalità. L’attività si basa su un adattamento del codice della pagina, intervenendo direttamente sui problemi di accessibilità rilevati o, talvolta, aggiungendo strutture ex-novo di supporto all’accessibilità, senza intervenire sul sistema stesso.

Il lavoro che compiono (o che dovrebbero compiere) può essere destrutturato in almeno tre fasi: trovare tutte le problematiche, avere una strategia per risolverle, applicare “al volo” le correzioni.

Questi prodotti sono arrivati al centro dell’attenzione perché promettono di correggere rapidamente gli errori di accessibilità, per il raggiungimento di una maggiore conformità ai requisiti tecnici previsti dalla normativa vigente.

Glenn Carstens-Peters su unsplash.com

Rilevare tutte le problematiche non è possibile

Per risolvere un problema di accessibilità se ne deve conoscere prima l’esistenza. Pertanto se un sistema deve automaticamente risolvere le problematiche, è evidente che dovrà trovare automaticamente tutte le problematiche esistenti.

Gli esperti di accessibilità utilizzano quotidianamente nelle loro attività, come supporto, gli strumenti di analisi automatizzata, riconoscendogli un certo grado di affidabilità, ma sanno perfettamente che tali sistemi sono limitati ad alcune rilevazioni effettivamente rese possibili dalle tecnologie attualmente disponibili. Un’analisi più corrispondente alla valutazione dell’effettiva accessibilità di un applicativo è senza dubbio quella realizzata dall’esperto anche con l’eventuale ausilio di strumenti automatici o semi-automatici.

D’altra parte, anche le WCAG 2.1 emanate dal W3C, documento tecnico a cui la comunità internazionale fa riferimento e che costituisce sostanzialmente anche la base delle normative vigenti nei vari stati nazionali, in Europa e nel resto del mondo (in Italia la legge 4/2004), dicono espressamente che sono progettate “per essere verificabili tramite una combinazione di test automatici e valutazione umana”.

Una grande quantità di requisiti per l’accessibilità si basa sulla semantica degli oggetti, ossia sul significato che assumono, sul relativo valore, sulle correlazioni presenti. Tutte caratteristiche che allo stato attuale delle conoscenze scientifiche sono nel dominio del ragionamento umano.

Con ragionevole certezza, quindi, si può affermare che è molto difficile che un sistema automatico possa essere in grado di rilevare tutte le problematiche di accessibilità presenti in un sistema digitale.

Risolvere tutte le problematiche non è possibile

Gli overlay non promettono soltanto di trovare le problematiche, ma di risolverle, pertanto per ogni problematica rilevata, va trovata una strategia automatica per risolverla. L’accessibilità però non può avere un approccio lineare, dove per ogni problema esiste una sola soluzione, e soprattutto spesso non è solo una questione tecnologica.

Così come per l’analisi dell’accessibilità, anche per la risoluzione dei problemi, soprattutto di quelli più complessi, il fattore umano non è completamente sostituibile da un sistema automatizzato.

Per fare un esempio, senza scomodare chissà quale complessità semantica o tecnologica, è sufficiente pensare al testo alternativo di un’immagine. In presenza di una foto che raffigura una persona, come può l’intelligenza artificiale assegnare correttamente il testo alternativo e capire se è veramente necessario? E in tal caso, cosa potrà scrivere, il nome e cognome della persona? Oppure una sua descrizione fisica (persona con gli occhiali)? O ancora, una descrizione di stato d’animo (persona che sorride)? In ogni caso la descrizione automatica potrebbe essere completamente sbagliata o, come già detto, non necessaria in quanto l’immagine potrebbe essere decorativa.

Ci sono poi molteplici cose più complesse, che talvolta richiedono ore di studi e sperimentazioni anche per gli esperti di accessibilità che si trovano a dover risolvere tali problemi.

Ci sono moltissimi casi, di cui riportiamo delle casistiche emerse durante il monitoraggio, che, ad oggi, non possono essere risolti con un sistema di correzione automatica:

  • identificare il corretto uso semantico di elementi (es: titolazioni, tabelle);
  • individuare e modificare collegamenti ambigui (es: clicca qui, leggi tutto, ecc.);
  • assegnare correttamente nomi, ruoli, valori ad oggetti di interazione;
  • fornire adeguati testi alle immagini contenenti testo, quando necessario;
  • assegnare una etichetta ad un campo modulo che non ce l’ha o ce l’ha errata;
  • garantire adeguatezza delle etichette e informazioni strutturali aggiuntive per tecnologie assistive;
  • modificare l’identificativo duplicato di un elemento presente in più istanze in una pagina;
  • modificare o integrare informazioni basate solo sul colore;
  • identificare e correggere gli oggetti che effettuano notifiche solamente visive;
  • garantire un corretto ordine dello spostamento dell’utente (focus) nella pagina;
  • garantire la navigabilità con la sola tastiera.

Oltre a tali casistiche, possiamo aggiungere le seguenti:

  • correggere automaticamente i link non funzionanti;
  • bloccare il cambiamento automatico derivante da azioni dell’utente senza informarlo;
  • identificare la lingua corretta per il contenuto;
  • garantire la possibilità di consultare i contenuti ruotando lo schermo;
  • garantire responsive design di qualità;
  • produrre sottotitoli per i contenuti multimediali;
  • garantire l’accessibilità dei documenti pubblicati (es: PDF scansionati).

È pertanto abbastanza inverosimile pensare che un sistema automatico possa mettere in atto, senza rischi di fallimento, la correzione di tutte le problematiche di accessibilità, considerato che gli stessi strumenti a supporto delle valutazioni non sono in grado nemmeno di identificarli tutti.

Non introdurre nuove problematiche

Come detto, da un punto di vista semantico, è molto difficile che un’intelligenza artificiale possa correggere nella maniera giusta tutte le problematiche rilevate. Purtroppo, è possibile che nel tentativo di correggere qualcosa che è stato rilevato e contrassegnato come errato, vengano introdotte nuove strutture anch’esse confuse e non comprensibili, con il risultato di aggiungere ulteriore complessità e inaccessibilità.

Inoltre, può sembrare paradossale ma in molti i casi i sistemi che promettono di aumentare o correggere l’accessibilità possono essere essi stessi non accessibili; quindi, bisogna stare molto attenti a ciò che si installa.

Il rischio di cambiare il significato

Può essere rischioso permettere ad un sistema completamente automatizzato di intervenire nei contenuti e di modificarne la struttura, la semantica, la funzionalità. Si rischia di passare da un sistema inaccessibile a un sistema di informazioni e funzionalità non coerente con l’idea originale di sviluppo.

Sovrascrivere o modificare intestazioni, generare o nascondere aree di menu, assegnare etichette mancanti, modificare il comportamento degli oggetti a comparsa: sono tutte azioni che possono snaturare un sistema informativo digitale e comunicare agli utenti con tecnologie assistive contenuti e funzionalità completamente da quelle che erano state pensate all’origine.

L’illusione di essere al sicuro

Qualche volta chi si trova di fronte a un problema di accessibilità non è molto interessato al tema reale, cioè correggere le problematiche per permettere al maggior numero possibile di utenti, anche quelli con disabilità che utilizzano le tecnologie assistive, di accedere ai sistemi digitali. L’interesse primario sembra quello di risolvere gli aspetti legali.

Installare uno di questi sistemi, facili, economici, che non richiedono alcun intervento da parte di tecnici e/o esperti, può sembrare la strada facile e primaria per raggiungere rapidamente un risultato, dando l’impressione che il loro utilizzo possa in qualche modo limitare i rischi legali o di aderenza alle normative.

Accessibility overlays: efficacia e opportunità

La strada verso l’efficacia è quindi in realtà molto lunga e complessa. Bisogna prima cercare gli errori, avere un modo per risolverli, cercare di apportare le correzioni nel sistema, evitare di introdurre nuove problematiche.

Visto che è quasi impossibile superare indenni il primo step (rilevazione degli errori), è quindi possibile affermare che l’efficacia di un sistema overlay può essere compromessa anche senza entrare troppo nel merito e nelle verifiche sperimentali.

Con questo non si vuole certo affermare che i sistemi “overlays” per la correzione automatica dell’accessibilità non abbiano la capacità di intervenire in alcuni contesti con una certa efficacia; tuttavia, è difficile immaginare che possa esistere un caso reale in cui un overlay possa essere in grado di risolvere il 100% delle problematiche.

La dichiarazione di accessibilità

Alcuni di questi sistemi che promettono il completo automatismo, promettono anche la conformità alla normativa per l’accessibilità perché in grado di rilasciare una dichiarazione.

Per rispettare la normativa vigente in tema di accessibilità, le pubbliche amministrazioni e i soggetti privati interessati (si veda la sezione accessibilità), devono redigere e pubblicare una dichiarazione di accessibilità. Tale dichiarazione, in base alle Linee Guida emanate da AgID, deve essere eseguita esclusivamente attraverso l’applicativo presente all’indirizzo https://form.agid.gov.it. Pertanto, le dichiarazioni di accessibilità generate automaticamente e pubblicate sul sito internet non avranno alcun valore ai fini dell’espletamento delle disposizioni previste dalla normativa vigente.

Il parere degli esperti

Sul tema degli accessibility overlays si sono espressi anche molti esperti di settore a livello internazionale. Cercando su internet argomenti di questo genere non è difficile trovare opinioni e fonti autorevoli a riguardo.

Al solo scopo di fornire una prima guida sono presentati di seguito alcuni link utili:

Conclusioni

In merito al tema degli accessibility overlays, nell’articolo sono state presentate considerazioni che si ritengono di utilità per chi deve affrontare i temi di accessibilità.

In estrema sintesi, le conclusioni alle quali si è giunti con l’analisi condotta mostrano che tali strumenti:

  • non sono in grado di correggere tutte le problematiche di accessibilità. Si tratta di questioni semantiche che vanno oltre la tecnologia;
  • non possono garantire automaticamente la conformità alla normativa vigente.

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