Il pensiero diffuso

Quello che non vedi
2 min readMay 28, 2016

Stanotte mi sono dedicata ad un’attività mortalmente seria: pensare di testa. Non ridete, la questione è complessa. Ci sono diversi modi di pensare e non tutti coinvolgono il cervello.

Si può pensare con la nuca, ad esempio. Quando le immagini che vedi scorrono a scatti come il panno nei distributori metallici di alcuni cessi. Il pensiero di nuca, generalmente, riguarda memorie superficiali, non per forza recenti, una riproduzione casuale che ti consente di continuare a lavare i piatti o a parlare durante una conferenza. Non crea ansia e non ti fa perdere la concentrazione. Si può attenuare col passaggio di una mano. Non ne afferro l’utilità e non la stimo, diciamo che me la ritrovo in dotazione e, ogni tanto, la uso.

Si può pensare con i polsi. I polsi pensano aggressivo: ti ricordano ferite e bruciature, tempi di attesa, impossibilità di muoverti, cambi di direzione e tutto quello che vorresti distruggere in fretta o fissare per sempre. Ti parlano del piacere e della morte, del sangue che scivola via aldilà di te, dentro, che si getta chissà dove, chissà in chi, chissà perché. Il polso è un pensatore che non ama distrazioni, non ama essere interrotto, deve finire di dirti la sua, altrimenti non sa procedere, non sa tornare ad articolarsi.

Mi si disarticola, il polso. È imbarazzante.

Si può pensare con la pancia. La pancia non racconta poiché è priva di linguaggio e di cognizioni. Al massimo ti lascia intuire, ti getta nella disperazione di aver capito, ma non sai cosa. Risveglia il panico e la felicità. Ha una connessione diretta con le mani che manovrano cellulari e genitali. È un pensiero bambino, sfaldato, incoerente, di una bellezza mozzafiato, di una tristezza muta, sono stanze dentro stanze e vuoti dentro pieni.

Poi c’è la testa. Io non lo so spiegare, ma ho pensato questo: mi hanno spesso trovata con le gambe sul tavolino, la birra stappata, il sorriso pulito, la portiera aperta, la lingua sulle labbra, la battuta in canna, le orecchie tese, i muscoli pronti, la schiena nuda, la nuca spenta, i polsi spenti, la pancia spenta, io accesa e nessuna particolare rottura di coglioni da proporre, ma non mi pare m’abbiano mai detto grazie per questo.

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Quello che non vedi

Soggetta a repentine escursioni stilistiche. Ho scritto: La Partita del Diavolo, La Prossima Parola Che Dirai e varie liste della spesa.