Serie brevi, quando le dimensioni contano.
Ieri a Milano è stata posta una pietra miliare per l’intrattenimento. Sotto quella pietra giace inerme ogni nostra velleità di vivere una vita uno punto zero.
Partiamo da una parola terribile che giace sulla bocca di tutti ma il cui significato latita nel vocabolario di molti, MILLENIAL: ovvero i nati tra il 1985 e il 2005. Questa specie aggressiva e variopinta di esseri umani ama solitamente impiegare il proprio tempo libero cacciando serie TV di qualità con le quali cibarsi nel poco tempo libero che Internet e i Social Network hanno lasciato loro. Ebbene, fino a oggi c’era un buco nella recinzione che li divide dal mondo abitato dai terrestri uno punto zero, un buco che le serie brevi di Studio Plus hanno provveduto irrimediabilmente a chiudere.
Il gruppo Vivendi, già noto per essere riuscito a non farsi fregare bellamente da Berlusconi (già, noi italiani ci siamo cascati e i francesi no!), si è chiesto: qual è l’unico pezzo mancante nel complesso e ricchissimo mondo delle serie televisive internazionali? Qualità? No. Offerta? Nemmeno. Tempo? Bingo! Le serie brevi (originali ed esclusive, segnatevi questi aggettivi) Studio Plus si incastrano perfettamente nei momenti fino a oggi considerati sprecati della vita quotidiana: esempio banale eppure efficace è un breve tratto in Metro o in tram. Un paio di fermate e 10 minuti sono belli che andati a farsi benedire. Un libro è un piacevole compagno, ma quando il mezzo è affollato, nemmeno un ebook reader è comodo da leggere. Qual è invece l’unico oggetto che stringiamo sempre e comunque tra le mani? Volgarità a parte: lo smartphone.
Mentireste se voleste sostenere che non passate ogni istante libero della vostra vita con il naso appiccicato al display del telefono o a quello del tablet. E le cuffie? Da quanto tempo non vedete qualcuno in giro senza un paio di cuffie alle orecchie? Il cerchio è chiuso, il dado è tratto. Chiamatela come vi pare: fortuna, intelligenza, intraprendenza, scommessa, ma questo prodotto cambierà uno dei pochissimi aspetti della nostra vita che Steve Jobs non abbia già cambiato.
La qualità, diceva il buon vecchio René Ferretti in Boris, ha rotto il cazzo. Aveva ragione riferendosi alla qualità media dei prodotti televisivi. Qui invece è proprio la qualità a rendere le serie brevi Studio Plus un prodotto su cui scommettere senza troppo timore di fare cilecca. Ogni stagione sarà composta da circa 10 puntate, ciascuna da circa 10 minuti ma, ficcatevelo bene in testa (poiché ho già letto amenità che sostengono il contrario senza nessuna base), il budget è esattamente lo stesso delle grandi produzioni più blasonate e che portano, per esempio, la firma di Netflix. Il formato video e audio è pensato appositamente per consentire un’immersione, un vero viaggio nel viaggio se siete sui mezzi o in coda all’ufficio postale o, che ne so, in auto sperando che la vostra fidanzata non renda quel “sono pronta in cinque minuti” una gigantesca bugia perfetta solo per i 4 salti in padella.
Solo una cosa potrà rovinare i buoni propositi con cui le serie brevi di Studio Plus sono state lanciate: le serie brevi Studio Plus. Non mi fermo qui, le guarderò per capire se anche la sceneggiatura, le storie, i dialoghi, gli attori rispettano le promesse e, ovviamente, ve lo farò sapere. Ci leggeremo presto per maggiori dettagli tecnici e curiosità, intanto non vi resta che provarla. Il primo mese è gratis e se siete clienti TIM diventano due, con i successivi sette a un prezzo inferiore al listino.
Mi sembra il caso di dirlo, restate sintonizzati.