Il futuro del lavoro e la sua narrazione

Con l’apertura del secondo giorno del glocal17 ci s’interroga su come il lavoro venga narrato e raccontato dai giornalisti italiani, dando uno sguardo all’interazione fra tradizione lavorativa ed innovazione tecnologica.

Glocalnews
2 min readNov 17, 2017

A cura di Lorenzo Di Lorenzo e Bruna Paroni

I relatori del primo panel della seconda giornata di glocal17

Il primo panel di giornata apre subito con alcune importanti domande: la narrazione del lavoro è vista in maniera negativa o positiva dai giornalisti italiani? Saremo destinati ad abbandonare i nostri posti di lavoro in favore di tecnologie sempre più avanzate?

Ci viene immediatamente fornita, da Giampiero Colletti, fondatore di wwworkers, una riflessione tramite il cortometraggio “The last job on Earth”, in cui viene proposta l’idea dell’ultima lavoratrice terrestre umana, circondata da soli lavoratori meccanizzati.

La riflessione che viene fornita, però, non è volta ad un’ ottica pessimista. È lo stesso Colletti infatti che cerca di affermare un’ idea d’ interazione tra le più moderne tecnologie ed i più classici dei lavori. Attraverso il suo libro “Sei un genio” racconta storie di chi è riuscito a rilanciarsi in un mondo del lavoro sempre più aperto ad iniziative tecnologiche, creando nuove possibilità di raccontarsi e d’ impressionare all’ interno dei sempre più comuni social media.

Si allaccia sulle parole di Colletti il manager delle risorse umane Marco Maroni, dell’azienda ELMEC informatica, che si occupa di managed service provider di servizi e soluzioni IT, affermando: «Ci sono lavori che moriranno e lavori che verranno modificati dalle tecnologie». Importante è il suo intervento poiché lascia cogliere quanto la tradizione lavorativa non sia un peso, ma l’ opportunità di rivisitarsi e migliorarsi.

Ben più pratico è il responsabile delle risorse umane di FAI, Emilio Paccioretti, che analizza quanto in un sistema sovrainformato sia sempre più difficile intraprendere un cammino ben designato e come, proprio da questa difficoltà, risaltino le capacità dei “nuovi imprenditori”, capaci di gestire queste informazioni e valorizzarle ad un pubblico sempre più sensibile ai cambiamenti.

Intanto, il coordinatore del panel Michele Mancino, vice direttore di Varesenews mette l’accento sulla convergenza fra tradizione lavorativa ed innovazione tecnologica, affermando quanto tale effetto sia il naturale cambiamento del modo di lavorare, non rinunciando all’interazione umana, che affida, sempre e comunque, ad empatia e soggettività il cuore pulsante della comunicazione.

I mezzi di comunicazione attuali pongono i “Davide e Golia” delle aziende, così come afferma Colletti, sullo stesso piano. Ago della bilancia, quindi, è la capacità umana di esaltare e dare risonanza ai propri contenuti con creatività, originalità e personalità, chiavi di una comunicazione basata sulla capacità di differenziarsi.

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