Suicidi, “Scriviamone come se la vittima fossimo noi”

Glocalnews
2 min readNov 18, 2017

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Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana, propone il vademecum per la trattazione con delicatezza i casi di chi sceglie di togliersi la vita: “Mai speculare e andare a caccia di click”

Servizio di Master in Giornalismo IULM — Testo di Marcello Astorri e Matteo Novarini, video di Alberta Montella

“Scrivere di suicidio non è tabù, ma occorre farlo in modo responsabile e non speculativo, senza preoccuparsi soltanto di guadagnare un click in più”. A dirlo è Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana, durante il seminario “Il suicidio e i media” del Festival Glocal 2017 di Varese. “I rischi che corre chi tratta queste vicende”, aggiunge, “sono diversi. Innanzitutto esiste un rischio di emulazione: quando una notizia di suicidio compare in prima pagina su un giornale importante, si registra in genere un incremento dei casi. E poi si deve prestare attenzione alla sensibilità di chi stava intorno alla vittima”.

La prima regola è quella di fornire solo le informazioni certe. “Non si può scrivere qualsiasi cosa e poi rifugiarsi nel condizionale”, prosegue Bartoli. “È un modo verbale che non dovrebbe esistere nel giornalismo. Nessun cronista sportivo si sognerebbe di scrivere che “l’Atalanta avrebbe vinto” una partita:
si scrive il risultato quando lo si conosce per certo. Lo stesso dovrebbe accadere, a maggior ragione, in casi delicati come quelli di suicidio”.

Una delle difficoltà principali incontrate da chi racconta simili vicende è quella di trovare l’equilibrio adatto alle diverse circostanze. “Non esiste la ricetta perfetta per trattare tutti i suicidi”, spiega Bartoli. “È chiaro che la morte di Robin Williams e quella di uno sconosciuto non possono essere affrontate allo stesso modo. La cosa più importante è che si rifletta sul singolo episodio. Un buon approccio può essere chiedersi cosa vorremmo vedere pubblicato se la vittima fosse un nostro caro”.

Al giornalista spetta dunque il compito di acquisire tutti i dettagli, ma di filtrare quelli adatti alla pubblicazione. La scelta di tacere alcuni particolari, però, viene spesso male accolta dai lettori. “Una soluzione può essere quella di rendere esplicita e motivata la decisione. Se si spiega al proprio pubblico
perché si è deciso di omettere alcuni elementi, molte volte si ottengono anche reazioni positive”.

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