Perché odiano Donald Trump

Ogni volta che nella storia della civiltà umana appare qualcuno o un gruppo di persone con idee nuove e una nuova visione del mondo, questi vengono accusati di compiere indicibili orrori e mostruosità.

Michele Putrino
5 min readJan 26, 2017

I cristiani, nel loro primo periodo, venivano accusati di terribili nefandezze. Successivamente, quando furono i cristiani a ottenere il potere, fecero lo stesso nei riguardi dei pagani. I cavalieri templari, divenuti estremamente popolari durante il Medioevo, furono accusati di atroci atti osceni e poi fatti trucidare dalle istituzioni di allora. Ma è sufficiente guardare al periodo più recente di casa nostra per rendersi conto di questo modo di agire. Durante la guerra fredda era abbastanza comune far circolare, da parte del clero e non solo, la voce che “i comunisti mangiano i bambini” oltre, ovviamente, a molte altre accuse estreme. Si potrebbe continuare ancora a lungo con questi esempi ma, alla fine, c’è sempre lo stesso modus operandi: accusare la controparte di essere un mostro.

Questo accadeva nel passato e questo è ciò che sta accadendo oggi, in particolare con il nuovo presidente USA Donald Trump. Con Trump, infatti, il mondo si è letteralmente spaccato in due: chi lo ama (apparentemente pochi), e chi lo odia (apparentemente molti). Coloro che lo odiano non possono fare a meno di vederlo come un essere (non riescono nemmeno a definirlo “un uomo”) brutale, crudele, cinico, spietato, disumano, insomma, un malvagio. Tanto che per molti è ormai il Darth Vader dei nostri giorni (il celebre vignettista Scottecs, in un suo post pubblicato il giorno dopo l’insediamento del nuovo presidente, ha augurato un «Buon inizio dell’Era Oscura a tutti» con tanto di #Trump). Ovviamente, per contrasto, in genere gli accusatori si sentono giusti, saggi, buoni.

Le accuse di natura morale sono sempre dovute alla lotta per affermare la propria natura e la propria visione del mondo e, inoltre, dal piacere suscitato dallo scatenare la propria aggressività contro un nemico. Questi due fattori, in realtà, viaggiano di pari passo perché il trovare un nemico su cui indirizzare la propria aggressività chiarisce e identifica, di rimando, la nostra personalità e il “chi sono”. Ecco perché noi tutti andiamo costantemente alla ricerca, consciamente o inconsciamente, di un nemico. È tanto necessario quanto l’attrito per poter camminare. E allora, cosa caratterizza quelle persone che hanno trovato in Donald Trump il loro “attrito” ideale?

Di certo tra le prime cose che colpiscono in modo negativo coloro che hanno in odio il nuovo presidente USA ci sono certamente i suoi modi molto rudi: questi inevitabilmente irritano coloro che, invece, hanno identificato nel garbo uno dei principi della civiltà. Un’altra cosa che colpisce e irrita — soprattutto le persone che in qualche modo si reputano degli “intellettuali” — sono le parole semplici, dirette ed estremamente pragmatiche che utilizza quando spiega il suo modo di agire e di vedere il mondo. In realtà, è proprio quest’ultimo che poi fa allontanare, in modo drastico, coloro che invece sono di solito propensi a riflettere in modo più approfondito e a ritenersi “aperti” al mondo. Già perché oggi l’essere ritenuti “persone intelligenti” coincide con l’avere una visione in cui le tutte genti del mondo vivono in perfetta armonia tra di loro privi, dunque, delle barriere nazionali. Di conseguenza, predicando Trump una filosofia completamente opposta — e cioè il ritorno allo Stato nazionale forte — non può che apparire ai loro occhi come uno stolto. Inoltre c’è l’accusa di una parte del mondo femminile che lo addita di essere “uno sfruttatore delle donne” nonché il continuo paragone con il fascismo e il nazismo dovuto — oltre al fatto che non c’è migliore comparazione per descrivere un “cattivo” — al motivo che questi regimi si sono affermati dopo forti crisi politiche ed economiche volendo, con ciò, dimostrare che oggi ci troviamo nelle stesse identiche condizioni.

Queste accuse rivolte a Donald Trump sono sensate o ci troviamo anche qui di fronte al tipico gioco di potere in cui si cerca di affermare la propria parte demonizzando il nemico? A quanto pare anche questa volta si è preferito giocare al gioco del potere. Ecco perché.

  1. Il paragone con il fascismo e il nazismo è del tutto insensato e in mala fede perché questi regimi agivano sul principio che “il più forte vince e il più debole deve perire o sottomettersi” nonché, di conseguenza, attraverso l’idea che bisogna espandere sempre più il proprio impero sottomettendo gli altri popoli. Questi concetti non solo sono assenti nel pensiero di Trump ma, addirittura, egli afferma che è necessario proprio l’opposto dell’espansionismo, e cioè il ritorno dell’azione degli USA entro i confini nazionali.
  2. Trump non ha mai fatto nessuna dichiarazione in cui diceva di voler togliere o limitare diritti alle donne né, tantomeno, ha fatto mai trasparire una cosa del genere. Ha sì fatto dichiarazioni da macho ma queste non possono essere rilevanti a livello politico fino a quando non si lede, ovviamente, il diritto e la volontà dell’altra persona. Escluso ciò, ci troviamo anche qui nel tipico caso in cui si vuole demolire una certa visione del mondo in favore della propria.
  3. L’accusa fatta nei riguardi della sua chiusura al mondo e, quindi, di voler demolire il sogno di unificare l’umanità è invece in parte sensato. Lo è solo in parte perché è giusta e logica l’idea di questa unificazione (basta guardare la storia per vedere che è questo il processo verso cui ci spinge la natura), ma al momento non è assolutamente fattibile perché è prima necessario lo sviluppo di molte cose che ancora sono soltanto in fase embrionale (come una lingua unica, stessi valori, una storia condivisa, ecc.); inoltre, per il “principio dell’attrito” di cui ho già accennato, l’umanità per potersi sentire unita ha la necessità di confrontarsi con altro, e visto il bassissimo livello in cui si trova ancora l’astronautica, ci vorrà qualche altro secolo prima che ciò avvenga.
  4. Riguardo ai modi, in questo caso l’accusa è del tutto giustificata. Modi molto “rudi” possono irritare buona parte della popolazione tanto da spingerla poi a non ascoltare proposte che, magari, potrebbero essere sensate. Ma non solo. Questi modi rudi possono ispirare altri individui che, non avendo la capacità e l’intelligenza di poterli gestire, rischiano di commettere azioni insensate.

In conclusione, non esiste nessun serio motivo per cui bisogna vedere Donald Trump come un “mostro” e il suo governo come quello che ci farà “finire male”. Si può certamente avere simpatia o antipatia nei suoi riguardi, ma niente oltre ciò. Affermare il contrario, infatti, significa giocare a quel gioco del potere in cui, creando un nemico, ci si innalza per affermare con forza il proprio essere a scapito della parte avversa. Assolutamente lecito ovviamente (la vita, per essere vissuta, richiede il gioco del potere), ma è bene che si prenda coscienza che non si sta facendo niente di più nobile rispetto alla parte avversaria.

Michele Putrino

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