Come sono schierati i partiti italiani alle elezioni europee

Di quali partiti europei fanno parte i nostri partiti nazionali? E cosa potrebbe succedere dopo il 26 maggio?

Luca Lottero
12 min readMay 20, 2019

Tra il 23 e il 26 maggio ci saranno le elezioni europee. Il Regno Unito e i Paesi Bassi voteranno il 23, l’Irlanda il 24, Lettonia, Slovacchia e Malta il 25 e la Repubblica Ceca il 24 e il 25, tutti gli altri compresa l’Italia il 26.

Con le elezioni europee si eleggono i rappresentanti dei vari Stati al Parlamento europeo, in numero proporzionale alla popolazione. L’Italia, per esempio eleggerà 73 parlamentari*. La legge elettorale è per tutti di tipo proporzionale, ma con delle differenze da Paese a Paese. In Italia otterranno dei seggi tutti i partiti politici con almeno il 4% dei voti.

*In realtà 76, ma 3 di questi rimarranno “sospesi” finché non ci sarà la Brexit, che farà decadere i parlamentari eletti nel Regno Unito.

Una volta eletti, i parlamentari italiani andranno a unirsi coi parlamentari di altri Paesi europei con tendenze simili, formando i partiti europei. I partiti europei sono un po’ dei macro-contenitori di partiti nazionali e possono formarsi sia prima delle elezioni sia dopo, con alleanze tra diversi gruppi già rappresentati all’interno del Parlamento.

Alle elezioni, ogni partito europeo può presentare un proprio candidato alla carica di presidente della Commissione europea, che è un po’ il governo dell’Unione. Il presidente della Commissione viene nominato dal Consiglio europeo e approvato dal Parlamento, ma recentemente si è imposta la consuetudine che il Consiglio nomini in automatico il candidato del partito europeo che ha ottenuto più voti. Questo meccanismo si chiama
Spitzenkandidat e non essendo formalizzato in alcun modo non è obbligatorio.

In questo video pubblicato sulla pagina Facebook di LoT avevo raccontato quelli che secondo me sono i tre elementi importanti da considerare per decidere come votare alle prossime elezioni: il partito nazionale, i singoli candidati (è possibile esprimere fino a tre preferenze) e il partito europeo di appartenenza dei nostri partiti nazionali:

In questo articolo racconterò un po’ più nel dettaglio cosa e quali siano i partiti europei, e come si schierano i nostri più importanti partiti nazionali.

Eccoli qui di seguito, in ordine decrescente di rappresentanti nell’attuale Parlamento europeo. Per ogni partito, inserirò il link al sito internet e per ogni candidato alla biografia online o al profilo Twitter, in modo che se volete possiate approfondire meglio i vari programmi politici.

Forza Italia — Partito Popolare europeo

Forza Italia fa parte del Partito Popolare europeo (Ppe), la forza politica che riunisce molti partiti di centrodestra e di centro, di ispirazione cattolica, liberale e conservatrice. Il Ppe è più o meno sempre stato il partito centrale del sistema politico europeo. Anche se dopo la seconda guerra mondiale ancora non esisteva nella sua forma attuale, facevano parte di questa famiglia politica alcune delle figure che hanno costruito la Comunità europea, come il tedesco Adenauer, il francese Schuman e l’italiano De Gasperi. Attualmente il Ppe è il partito con il maggior numero di parlamentari e che esprime tutte le cariche più importanti: il presidente della Commissione (Juncker), quello del Parlamento (Tajani) e quello del Consiglio (Tusk).

A queste elezioni il Ppe candida alla presidenza della Commissione Manfred Weber, che è tedesco e fa parte della Csu, il partito bavarese storico alleato della Cdu di Angela Merkel. Attualmente, Weber è capogruppo del Ppe al Parlamento europeo. Durante questa campagna elettorale, ha detto che se diventerà presidente cercherà un accordo di governo con i socialisti, i liberali e i verdi, riproponendo dunque l’attuale maggioranza allargata ad altre forze, sempre comunque europeiste.

Eppure, nel Ppe non tutti la pensano così. Silvio Berlusconi, per esempio, ha detto più volte che a suo avviso i popolari dovrebbero cercare un nuovo equilibrio politico, alleandosi con le forze più conservatrici e nazionaliste di destra. La posizione di Berlusconi sintetizza il momento storico del Ppe, che dopo le elezioni sarà con ogni probabilità la forza politica che distribuirà le carte in tavola, decidendo se proseguire con l’alleanza europeista (la soluzione che al momento sembra più probabile) oppure seguire la strada tracciata da Berlusconi. Naturalmente, questa seconda ipotesi è tanto più probabile quanto più andranno bene i partiti di destra e male quelli di sinistra e liberali.

Ci si potrebbe chiedere: ma cosa c’entra un partito super-europeista come il Ppe con forze politiche che spesso definiamo euroscettiche? In realtà, negli ultimi anni diversi partiti nazionali interni al Ppe si sono spostati a destra, adottando un atteggiamento critico nei confronti dell’Unione. L’esempio più evidente è quello del primo ministro ungherese Viktor Orbán, la cui azione di governo è talmente contraria ai valori europei che il suo partito, Fidesz, è stato recentemente sospeso dal Ppe. Molti ne chiedevano direttamente l’espulsione. Oltre a Orbán, visto come un possibile ponte tra i popolari e i nazionalisti, altri politici interni al Ppe hanno già mostrato in patria affinità con le forze politiche più di destra: lo stesso Berlusconi, che ha governato a lungo con la Lega, e il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, che governa in coalizione con l’estrema destra (almeno fino a settembre, quando ci saranno elezioni anticipate a causa del recente scandalo che ha investito il suo vice Strache).

Questo ci dice una cosa importante dei partiti europei, soprattutto quelli molto grandi come il Ppe: sono contenitori di partiti che possono essere anche molto diversi tra loro, in cui convivono diverse anime. La direzione che prenderanno i popolari, come detto, dipenderà molto dall’esito delle elezioni.

Sul Ppe ho scritto molto perché c’era molto da scrivere. Sugli altri cerco di andare più veloce, promesso. Nel frattempo vi lascio qui sotto il video del confronto televisivo tra tutti gli spitzernkandidat, che se volete potete guardare dopo aver letto questo articolo:

Partito Democratico — Partito del Socialismo europeo

Il Partito del Socialismo europeo (Pes) è lo storico contraltare del Ppe e raduna molti partiti di centrosinistra europei. Il gruppo parlamentare ha un nome più elaborato, si chiama Alleanza progressista dei Socialisti e dei Democratici. In Italia il partito principale che ne fa parte è il Partito Democratico, ma ci sono anche formazioni politiche più piccole come Articolo 1 (il partito di Bersani e gli altri fuoriusciti dal Pd) e il Partito Socialista italiano. Il Pes candida alla presidenza della Commissione Frans Timmermans, olandese e attualmente uno dei vicepresidenti della Commissione.

Nelle ultime legislature il Pes ha sempre governato insieme al Ppe, perché nessuno dei due era in grado di ottenere la maggioranza da solo ed è molto probabile che la situazione rimarrà la stessa dopo il voto del 26 maggio. Le politiche europee nelle ultime legislature sono il frutto di un compromesso tra questi due partiti.

Questo ha da un lato consentito di garantire solide maggioranze europeiste, ma dall’altro ha trasmesso la sensazione che in fondo tra Ppe e il Pse non ci fossero grandi differenze. Questa sensazione ha penalizzato in modo particolare la sinistra, in modo simile a quanto avvenuto in Germania, dove i socialisti, dopo anni al governo insieme alla Cdu di Angela Merkel, sono crollati alle ultime elezioni. In generale, i partiti di centrosinistra europei sono andati molto male a molte recenti elezioni nazionali: in Germania, come già detto, ma anche in Italia e ancora di più nei Paesi Bassi e in Francia, sono quasi spariti in molti Paesi dell’est Europa e stentano persino in scandinavia, la patria della socialdemocrazia. Fanno eccezione la Spagna e il Portogallo, dove i partiti del Pes governano in coalizione con forze più di sinistra (in Spagna il governo è in formazione dopo le recenti elezioni). La somma di tutte queste crisi nazionali potrebbe avere come risultato un importante arretramento anche dei socialisti europei.

Per provare a porre un rimedio a questo possibile arretramento, Timmermans sta impostando una campagna elettorale con contenuti più “di sinistra” rispetto al recente passato, come il salario minimo o il sussidio di disoccupazione europeo, che differenzino il più possibile il Pes dal Ppe.

Fratelli d’Italia — Conservatori e Riformisti europei

Il terzo gruppo per numero di seggi al Parlamento europeo è attualmente il Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr). Il partito a cui fa riferimento, l’Acre ( Alleanza dei Conservatori e Riformisti in Europa) è nato solo nel 2009, e riunisce partiti di centrodestra e di destra contrari al processo di rafforzamento dell’integrazione europea. Secondo loro, l’Unione europea dovrebbe fare meno cose e lasciare più poteri agli Stati membri.

Il membro più importante di questo movimento è stato, in origine, il Partito conservatore britannico, al punto che il suo animale simbolo, il leone, è lo stesso adottato dall’Ecr. Oggi, però, i partiti britannici in Europa sono in una posizione precaria a causa della Brexit, e i sondaggi suggeriscono che potrebbero andare molto male alle prossime elezioni. A guadagnare spazio potrebbero essere forze politiche più radicali interne a questo gruppo, come il Pis, il partito di governo polacco.

Nel Parlamento europeo, i parlamentari di Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, sono entrati nel gruppo dei conservatori lo scorso novembre, mentre solo a febbraio Fratelli d’Italia è entrato ufficialmente nel partito. Il candidato alla carica di presidente della Commissione è Jan Zahradil, della Repubblica Ceca.

Più Europa — Liberali e Democratici europei

L’Alde ( Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa) non presenta un solo candidato alla carica di presidente della Commissione, ma una rosa di sette candidati. Il volto più noto del partito è però il belga Guy Verhofstad, che nei suoi discorsi al Parlamento europeo — un ambiente descritto come ovattato e cordiale, al limite della noia — ha spesso cercato di portare un po’ di pepe, attaccando in modo frontale gli euroscettici come il britannico Nigel Farage. Un esempio:

L’Alde non fa formalmente parte dell’attuale maggioranza, ma i suoi rappresentanti hanno spesso votato insieme al Ppe e al Pes. È la forza politica che sostiene di più la necessità di un’integrazione forte tra gli stati per la costruzione di un’Europa unita politicamente. Il membro italiano dell’Alde è il partito Più Europa, il cui leader Emma Bonino è uno dei sette candidati alla guida della Commissione.

L’Alde riunisce partiti di centro e di centrodestra europeisti e liberali. In certi Paesi, tendenzialmente nel nord Europa, è piuttosto ben rappresentato, in altri, come l’Italia, è quasi inesistente. Ah, una cosa: dopo le elezioni l’Alde non esisterà più. L’ha detto lo stesso Verhofstad, spiegando che le forze che ne fanno parte andranno a unirsi ad altri partiti come En Marche, il partito del presidente francese Macron attualmente non schierato, e formeranno un nuovo gruppo politico europeista.

Possibile — Verdi europei

Un altro schieramento politico che in Italia fatica molto è quello dei Verdi europei, che a queste elezioni sarà rappresentato da Possibile (il partito di Civati) e altri piccoli partiti come i verdi italiani. Altrove, però, sono una forza politica ben più strutturata e importante e in molti credono abbiano ottime possibilità di aumentare il numero di rappresentati al Parlamento europeo, che in questo momento sono 52.

Recentemente i verdi sono per esempio andati bene in molte elezioni regionali in Germania, dove hanno raccolto buona parte dei voti persi dai socialisti. Oltre ovviamente a mettere al centro del programma l’ambiente e la lotta al cambiamento climatico, hanno un’agenda politica progressista, contraria al nazionalismo e a favore di un’Europa collaborativa, che difenda la pace, i diritti umani e il multilateralismo. I candidati alla guida della Commissione dei verdi sono Ska Keller (tedesca) e Bas Eickhout (olandese).

La sinistra — Sinistra europea

Vari partiti italiani di sinistra — come la Lista Tsipras, Rifondazione Comunista e Sinistra italiana — si sono riuniti nella lista “La sinistra” che fa parte del partito della Sinistra Europea. Nel Parlamento europeo, la sinistra fa gruppo unico con la Sinistra Verde Nordica, un gruppo di partiti definiti ecosocialisti del nord Europa. La sigla del gruppo è Eul (Sinistra Unitaria europea) / NGl (Sinistra Verde nordica).

I candidati alla commissione europea sono il belga (nato spagnolo) Nico Cué e la slovena Violeta Tomić. Membri importanti del gruppo della sinistra europea sono Syriza, il partito del primo ministro greco Alexis Tsipras, che non ha voluto passare nel gruppo dei socialisti, La France insoumise di Jean-Luc Mélenchon e la Die Linke tedesca.

Se volete ascoltarvi un bel podcast, con un punto della situazione generale fatto bene sulle europee, vi consiglio questo:

Arrivati a questo punto non abbiamo ancora parlato della Lega e del Movimento Cinque Stelle, i due partiti che formano il governo italiano. Il fatto è che fanno parte delle due forze politiche attualmente più piccole del Parlamento europeo, che sono anche quelle meno strutturate. Non a caso, nessuno dei due gruppi ha proposto uno spitzernkandidat alla presidenza della Commissione. La situazione, inoltre, da quelle parti è particolarmente fluida e, per questo, potenzialmente interessante. Vediamola.

Movimento Cinque Stelle — Europa della Libertà e della Democrazia Diretta

L’ Europa della libertà e della democrazia diretta (Efdd) è un gruppo parlamentare fondato dopo le elezioni europee del 2014 dal Movimento Cinque Stelle, lo Ukip (gli indipendentisti britannici, che hanno appoggiato la Brexit) e altri partiti più piccoli. Ha in generale un atteggiamento polemico verso l’attuale establishment e l’Unione europea, come si capisce da questa sezione del loro sito:

Screenshot dal sito dell’Efdd

A queste elezioni, l’Efdd arriva un po’ in ordine sparso. Dopo l’uscita dal partito del suo leader Nigel Farage, lo Ukip è diventato una forza politica marginale. Il suo posto verrà preso probabilmente dalla nuova creatura politica di Farage, il Brexit party, la cui unica missione sarà però solo e soltanto dare attuazione alla Brexit. Tutti i candidati del Regno Unito, del resto, partecipano a queste elezioni con un senso di precarietà: non avrebbero dovuto esserci, ci sono solo perché non sono stati capaci di realizzare la Brexit nei tempi stabiliti e decadranno se e quando la Brexit effettivamente avrà luogo. Nel frattempo, però, il Brexit party farà eleggere un buon numero di europarlamentari.

Il Movimento Cinque Stelle, del resto, ha sempre avuto un po’ di difficoltà a collocarsi nel Parlamento europeo dove, come avrete capito leggendo le descrizioni dei partiti, valgono ancora categorie come destra e sinistra, a cui il Movimento è poco abituato. Dopo essersi unito allo Ukip nel 2014, non senza qualche malumore da parte della base dove molti avrebbero preferito un’intesa con i Verdi, nel 2017 a un certo punto sembrava dovesse accodarsi all’Alde, passando dal gruppo di Farage a quello dei più europeisti di tutti, ma l’accordo saltò per l’opposizione di molti membri della stessa Alde.

Vale la pena ricordare che i partiti europei non sono delle camice di forza in cui una volta dentro non si esce più. Non è detto quindi che dopo le elezioni l’Efdd continui a esistere. Anche perché, tra i partiti euroscettici la situazione è piuttosto fluida, come stiamo per vedere.

Lega — Europa delle Nazioni e della Libertà

La Lega di Salvini arriva a queste elezioni in una posizione strana: secondo tutti i sondaggi sarà il partito più votato d’Italia, ma in Europa lo scenario più probabile è che continui a rimanere all’opposizione. Non è detto, però.

L’ Europa delle Nazioni e della Libertà (Enf) in questo momento è, tra i gruppi organizzati, quello con meno rappresentanti al Parlamento europeo. Dopo il 26 maggio, però, è molto probabile che aumenterà di un bel po’ la propria forza parlamentare e il merito principale sarà proprio della Lega, che alle europee del 2014 prese il 6% dei voti mentre questa volta è data intorno al 30%.

La scommessa politica di Salvini, che ora è un po’ il leader informale di questo gruppo, è attirare in un unico gruppo tutte le forze euroscettiche, pescando un po’ dall’Efdd, un po’ dai conservatori e un po’ dai partiti più di destra del Ppe. Finora non c’è riuscito più di tanto, perché i potenziali interessati hanno preferito rimanere al proprio posto. Ai polacchi del Pis non piace l’atteggiamento di Salvini e Le Pen favorevole alla Russia, Orbán per il momento preferisce rimanere nel Ppe.

Ci sono anche stato a una manifestazione di Salvini e dei suoi alleati, quella del 18 maggio a Milano. Questo è quello che ho visto.

La sensazione è che tutti preferiscano aspettare l’esito delle elezioni prima di fare la propria mossa. Ma se la Lega e gli altri partiti dell’Enf dovessero crescere molto, è possibile che possano attirare dalla propria parte altri partiti, e che nello stesso Ppe si accenda la discussione sull’opportunità o meno di allearsi con loro, sbilanciando gli equilibri a destra e scaricando le altre forze europeiste. Rimane lo scenario meno probabile, ma non impossibile.

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