Salvini non sta trovando alleati al Parlamento europeo

Nonostante la vittoria in Italia, nel Parlamento europeo la Lega di Matteo Salvini rischia di restare fuori dai giochi che contano

Luca Lottero
3 min readJun 6, 2019
Credits Gage Skidmore, Flickr

(Nella foto, il leader del Brexit Party Nigel Farage, che ha detto di non volersi alleare con il gruppo europeo di Salvini.

Ce l’eravamo detti, subito dopo le elezioni europee, che nonostante la larga vittoria elettorale la Lega di Matteo Salvini avrebbe corso il rischio di rimanere isolata nel Parlamento europeo. E, in effetti, sta succedendo.

Il partito europeo di cui Salvini fa parte, l’Europa delle Nazioni e della Libertà (Enf), ha aumentato i propri consensi, ma quando si installerà il nuovo Parlamento sarà solo il sesto per estensione, dopo il Partito Popolare europeo (Ppe, centrodestra), il Partito del socialismo europeo (Pes, centrosinistra), quello dei liberali (Alde), quello dei verdi e quello dei conservatori (Ecr).

La crescita dell’Enf, che comunque ha guadagnato quasi venti seggi, è stata resa possibile soprattutto dal gran risultato della Lega in Italia, che eleggendo 28 rappresentanti sarà uno dei partiti più rappresentanti in Parlamento. L’altro partito forte del gruppo è il Rassemblement National di Marine Le Pen (22 seggi), che è arrivata prima in Francia ottenendo un risultato simile a quello del 2014. Gli altri partiti, a cominciare dall’Afd tedesca, sono di dimensioni molto inferiori e faranno eleggere pochi rappresentanti.

Per contare davvero qualcosa negli equilibri europei, l’idea di Salvini era quella di cercare di allargare l’Enf, attirandovi partiti che in questo momento fanno parte di altri gruppi o creando un nuovo contenitore di tutte le forze politiche “sovraniste”. Il problema è che, finora, i potenziali interessati hanno risposto che rimarranno al loro posto:

  • Fidesz, il partito del Primo Ministro ungherse Viktor Orbán, che ha stravinto in Ungheria con più del 50% dei consensi, rimarrà nel Ppe, anche se in questo momento è sospeso dal partito. Orbán preferisce far pesare i suoi 13 seggi all’interno del più grande e influente partito europeo, anziché andare all’avventura con Salvini;
  • Anche il Brexit Party, che sarà il partito più rappresentato nel Parlamento europeo (29 seggi, come la Cdu/Csu di Merkel), non aderirà all’Enf. E comunque, i parlamentari britannici rimarranno nel Parlamento europeo finché non ci sarà la Brexit, quindi si sarebbe trattato di un supporto momentaneo. Il leader Nigel Farage si era incontrato con l’eurodeputato leghista Nicolò Zanni per discutere l’adesione, ma secondo il sito Politico alla fine ha deciso di provare a ricostruire l’Efdd, il gruppo fondato dallo Ukip (l’ex partito di Farage) e il Movimento 5 Stelle, anche se non sarà facile trovare i 25 deputati di almeno 7 nazioni diverse richiesti per formare il gruppo.

Non abbiamo notizie di altri partiti interessati ad unirsi alla compagine di Salvini e Le Pen che sembra quindi destinata all’opposizione anche nella prossima legislatura europea. L’idea che qualcuno aveva paventato di un’unione tra il Ppe e i sovranisti, dopo le elezioni non è neanche stata presa in considerazione, con il Ppe che si è subito orientato al dialogo con alleati più tradizionali come i socialisti, i liberali e forse allargherà la maggioranza ai verdi. Gruppi che, nonostante le differenze, condividono una fiducia di fondo nell’attuale assetto europeo.

I giorni immediatamente post-elezioni hanno confermato che, nonostante la crescita dei sovranisti, al momento continua a essere complicato incidere sugli equilibri politici europei senza far parte dei partiti europeisti. Con la spiacevole conseguenza che il Governo italiano, formato da due forze politiche che nel Parlamento europeo sono destinate all’opposizione, sta faticando a farsi sentire nelle trattative per decidere le più importanti cariche europee, a cominciare dalla presidenza della Commissione.

Secondo gli osservatori di cose europee, la Spagna ci sta sostituendo nel ruolo di interlocutore privilegiato di Francia e Germania. Il partito socialista di Sanchez sarà, con 20 rappresentanti, il più grande all’interno del Pes, e avrà ottime possibilità di far eleggere un proprio rappresentante in una posizione importante.

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