Un pomeriggio tra i sovranisti

Luca Lottero
3 min readMay 18, 2019

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Oggi pomeriggio sono stato al comizio di Matteo Salvini, a Milano. Ho raccontato un po’ di cose che ho visto più o meno in diretta nelle storie sul mio account Instagram.

Ci sono andato un po’ per curiosità e per vedere l’”aria che tira” e, già che c’ero, per fare un po’ di domande tra il pubblico per contribuire a un articolo pubblicato su Le Grand Continent, una rivista con cui collaboro.

Alcune impressioni al volo:

  • La vaghezza dei contenuti — oltre a Salvini si sono alternati sul palco leader di altri partiti europei alleati o potenziali alleati della Lega nel prossimo parlamento europeo. Tutti gli interventi hanno ruotato intorno agli stessi temi: la difesa dall’immigrazione (che vuol dire continuare così, visto che già “Matteo sta facendo un ottimo lavoro” tenendo i porti chiusi, come hanno sottolineato tutti) e dell’identità. Di concreto e innovativo, per chi dice di voler cambiare completamente l’Europa, molto poco;
  • Nessuno ha parlato di Euro — a proposito di vaghezza, nel 2014 la Lega aveva un unico punto nel programma, discutibile ma senz’altro chiaro e preciso: l’uscita dall’Euro. L’abbandono della moneta unica è uscita da tempo dall’agenda politica della Lega e direi da tutti i partiti affini in Europa, come il Rassemblement National di Le Pen, eppure, mi ha colpito constatare come in un importante evento pre-elettorale di forze euroscettiche nessuno abbia mosso nemmeno una critica puntuale all’Euro e alla gestione economica dell’Unione in genere. Probabilmente essere diventati un partito molto più grande e la necessità di tenere insieme gli interessi contrastanti di diversi partiti europei hanno “costretto” la Lega ad abbandonare le posizioni più estreme — come l’abbandono dell’euro — e a diventare un po’ più vaga nei contenuti. La domanda che mi segno è: alla Lega e alleati basterà il discorso sull’identità e le radici cristiane comuni per rimanere scelte credibili per chi è sinceramente euroscettico?;
  • Euroscettici? — anche perché sembra che Salvini e soci sembra non tengano più a passare per essere quelli contrari all’idea di Europa unita. Nei vari interventi frasi come “siamo noi i veri europei” o “gli estremisti sono gli altri” sono tornate più volte. C’è stato un po’ meno di quanto mi aspettassi l’esaltazione dell’idea di nazione, più quella di un’Europa alternativa a quella attuale, ma comunque unita. Non sembrano in agenda — almeno da quanto ho ascoltato — nemmeno modifiche per le istituzioni in modo da concedere più poteri decisionali agli Stati membri. Insomma, un alieno paracadutato in Piazza Duomo senza sapere chi avesse di fronte avrebbe potuto davvero credere di trovarsi di fronte a sinceri europeisti solo un po’ preoccupati dall’immigrazione;
  • Le assenze — è vero, c’erano tanti ospiti, ma in fondo nemmeno così tanti. Mancavano anzi pezzi fondamentali di quell’internazionale sovranista che immaginiamo. Non c’era nessun rappresentante di “Diritto e Giustizia”, il partito di governo polacco che vede molto sospettosamente i rapporti sin troppo amichevoli di Salvini e Le Pen con la Russia di Putin (e sicuramente non sarà rassicurato dallo scandalo che proprio oggi sta facendo cadere il governo austriaco), non c’era nessuno del partito di Orbán, che pur essendosi già incontrato con Salvini probabilmente non vuole rompere del tutto con il Partito Popolare europeo (da cui è al momento sospeso) facendosi vedere insieme a compagnie “sconvenienti” alla vigilia delle elezioni. Non c’era nemmeno nessun rappresentante degli spagnoli di Vox né del Brexit Party di Farage, in testa ai sondaggi nel Regno Unito. Insomma, fronte ampio ma non troppo.

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