Perché ci bombardano? // Why do they bomb us?

Laboratorio Lapsus
10 min readAug 30, 2020

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Risorse didattiche digitali per la storia della guerra aerea

Cover of the volume. An aircrew with bombs -WW2
Copertina del volume (versione inglese)

Durante i mesi di quarantena abbiamo portato a termine un progetto a cui teniamo molto e su cui stavamo lavorando da parecchio tempo. Il 2 settembre 2020 vede la luce Perché ci bombardano? // Why do they bomb us?, un pacchetto didattico bilingue costruito a quattro mani con University of Lincoln. Si tratta di una risorsa digitale che raccoglie oltre 60 fonti primarie e le relative risorse aggiuntive e spunti di discussione sulla guerra aerea durante la Seconda guerra mondiale. Grazie alla struttura appositamente pensata per essere digitale, si adatta facilmente alla didattica a distanza, poiché si basa su fonti facilmente reperibili online, fruibili dagli studenti in modo gratuito sia in modo autonomo che sotto la guida degli insegnanti. Inoltre, la sua natura bilingue, lo rende particolarmente utile per le formule di insegnamento CLIL, nonché per gli spazi museali, siti storici relativi alla Seconda guerra mondiale che abbiano intenzione di implementare i loro strumenti didattici.

Come nasce questo volume

Per Lapsus, la progettazione e la realizzazione di questo volume è stata una sfida. Dopo quattro anni dal nostro ingresso nel progetto di raccolta di testimonianze orali sui bombardamenti aerei per l’IBCC Digital Archive (di cui avevamo parlato qui) e dopo aver siglato il Memorandum of Understanding con la University of Lincoln, sia dal canto nostro che da parte dei nostri colleghi inglesi c’era la volontà di creare insieme un fil rouge tra le molte fonti raccolte, per poterne fare un prodotto di uso didattico.

Delegazione di Lapsus a Lincoln per la firma del Memorandum of Understanding. Da sinistra: Greta Fedele, Erica Picco, Dan Ellin, Zeno Gaiaschi, Heather Hughes

Nel durissimo contesto rappresentato dalla quarantena forzata, entrambe le squadre di lavoro si sono messe in moto per portare a compimento questo progetto nel cassetto. Hanno lavorato a questo progetto: Greta Fedele e Erica Picco, a cui è stata affidata la curatela insieme ai coautori Heather Hughes e Alessandro Pesaro; i nostri Giulio D’Errico, Zeno Gaiaschi, Riccardo Tobaldini, Sara Troglio hanno curato la selezione delle fonti per parte italiana, nonché la progettazione didattica e la revisione, insieme a Peter Schulze per parte inglese.

Premessa di metodo e di senso

Nel corso della Seconda guerra mondiale la potenza tecnologica raggiunta nell’aviazione si è abbattuta sui civili di entrambi gli schieramenti, lasciando profondi traumi, seppur in modi differenti, sia nei sopravvissuti che negli equipaggi coinvolti nei bombardamenti delle città. Inoltre la complessità del tema e i cambiamenti delle alleanze nel dopoguerra hanno portato a un lungo silenzio nel dibattito pubblico. Da queste premesse prende le mosse questo pacchetto di risorse didattiche, che promuove un approccio alla Seconda guerra mondiale molto diverso rispetto a quello del manuale scolastico classico. Ciò che ci interessava mostrare e indagare, non era tanto la dimensione bellica tradizionalmente intesa, gli schieramenti, gli equilibri politici internazionali — già ampiamente esplorati da qualsiasi pubblicazione manualistica — quanto piuttosto la dimensione privata della guerra, con un’enfasi particolare sulla sfera psicologica: il trauma dei civili ma anche degli equipaggi, la superstizione nel rapporto con il rischio e con la morte, il senso di colpa di chi si trova dal lato dei carnefici e di chi sopravvive alle bombe.

In questo senso, la nostra cura è stata quella di rimanere ricettivi alle istanze della storia dal basso, ossia a quella narrazione storica che raramente entra nei libri scolastici, spesso a causa della sua problematicità, che la pone in attrito con la narrazione storica ufficiale o predominante. Considerare questa parte della storia contribuisce molto a dare tridimensionalità all’evento bellico, aggiungendo complessità al fenomeno e mettendo sotto stress le polarizzazioni più stereotipate (come ad esempio, vittime vs carnefici, “alleati” vs “nemici”, e così via). Beninteso: questo non significa equiparare le narrazioni. La voce di un civile che subisce in modo inerme un bombardamento non è “equivalente” a quella di un giovane aviatore che aveva il compito di eseguire gli ordini, seppur magari molto giovane, impaurito e inesperto. Tra i due c’è una sproporzione di potere che non può essere negata o ignorata. Ciò nonostante, in Perché ci bombardano? le voci, i ricordi, le paure e le speranze di chi all’epoca apparteneva a fronti opposti e in guerra tra loro, hanno l’occasione di dialogare e sono messi in relazione critica all’interno di un progetto di public history che vuole spingere a riflettere sulle esperienze individuali di chi si trova coinvolto in un conflitto e sulla realtà del coinvolgimento dei civili nelle guerre moderne.

I contenuti del pacchetto didattico

Il volume è suddiviso in capitoli tematici, articolati come segue:

1. Bombing civilians before the Second World War — Bombardare i civili prima della Seconda Guerra Mondiale

2. Allied aircrew experiences of bombing Italy — Le esperienze di bombardamento sull’Italia da parte degli equipaggi aerei

3. Dealing with danger — Affrontare il pericolo

4. Children under the bombs — I bambini sotto le bombe

5.Liberators or tormentors? — Liberatori o carnefici?

6. The Gorla massacre — Il massacro di Gorla

7. The aftermath of the bombing — Le conseguenze del bombardamento

8. Literary expressions of the bombing war — Espressioni letterarie della guerra di bombardamento

9. Suggestions for discussion, further resources and activities — Suggerimenti per la discussione, risorse aggiuntive e attività.

Per fare questo ci siamo avvalsi di un vasto campionario di fonti, prevalentemente inedite. Il principale punto di forza di questa risorsa didattica è proprio poter maneggiare direttamente le fonti primarie, poiché, come ricorda Ermanno Rosso di Landis in un fascicolo molto utile pubblicato sulla piattaforma di Indire, “le operazioni sulle fonti sono uno dei perni centrali della formazione storica dello studente e anche un importante contributo delle discipline storiche alle finalità generali della formazione quali l’autonomia, l’approccio critico e consapevole alle informazioni, la flessibilità cognitiva.” Nell’esplorazione individuale o collettiva, solitaria o guidata delle fonti è possibile creare un legame personalizzato con il tema indagato, sviluppando quello spirito d’inchiesta che è proprio dello storico nel suo lavoro di indagine scientifica.

Questo approccio alla didattica della storia è molto poco presente nelle scelte degli insegnanti, complici la scarsità di tempo e di strumenti a disposizione. Se sul primo non possiamo far nulla, ci auguriamo di poter essere di qualche utilità nel colmare una fame di risorse, soprattutto in tempi di didattica a distanza.

Entrando nel dettaglio, tra le diverse risorse presenti in Perché ci bombardano?, è possibile osservare direttamente il libretto di volo di un pilota alleato, decifrarne le annotazioni missione per missione, magari scoprendo che egli ha lanciato un rifornimento ai partigiani o ha volato esattamente sulla propria città. Così come è possibile leggere le lettere di giovani piloti in cui parlano dell’esperienza dei bombardamenti sui siti industriali e perfino vedere quali portafortuna accompagnavano scaramanticamente gli equipaggi in cabina in ogni missione.

Tra le diverse fonti a disposizione, il patrimonio più vasto è rappresentato da quelle orali. L’IBCC Digital Archive offre moltissime testimonianze sia di equipaggi, sia di civili coinvolti nella guerra aerea: abbiamo scelto alcune delle più rappresentative per dar voce a questa storia, anche mettendo in contesto fonti di “fronti opposti”. Alcune delle più intense raccontano — con un certo tormento nel tono della voce — di operazioni aeree a bassissima quota, in cui era possibile vedere le persone che scappavano cercando riparo; parlano del “Pippo” il fantomatico aereo bombardiere che è rimasto nella memoria di molti civili; oppure sono ricordi di bambini, che nonostante tutto giocavano, anche se magari tra i rottami delle esplosioni, ignari del pericolo.

Non abbiamo tralasciato il legame tra guerra aerea e cultura popolare, dedicando un capitolo specifico alle eredità create da questo evento nell’immaginario, nell’arte e nella letteratura, attraverso manufatti artistici, manifesti, opuscoli, fumetti, testi letterari e altri documenti.

Alcune delle fonti presenti nel volume

Co-progettare uno strumento didattico “a distanza”

Oltre a presentare il lavoro finito, è sempre uno stimolo per noi raccontare il “dietro le quinte”, perché pensiamo che poter condividere il processo di lavoro con altri ricercatori possa aiutare a comprendere meglio le sfide e le risorse di questo strano mestiere di storico.

Perché ci bombardano? è cresciuto proporzionalmente alla relazione tra i due gruppi di lavoro. Questo nella pratica ha significato che inizialmente avrebbe dovuto essere un opuscolo di modeste dimensioni, pensato per valorizzare alcuni dei contenuti dell’IBCC Digital Archive che ci erano sembrati più significativi; progressivamente ci si è resi conto che si era proprio sulla stessa lunghezza d’onda e quindi ci si è chiesti: “Perché non farne qualcosa di più articolato?” Così è iniziata una gestazione lunga, fatta di accelerate e battute d’arresto, intuizioni e retromarce, un processo tipico per chi si sia mai confrontato con la produzione culturale. Poi, durante il lockdown — che ha coinciso con un arresto di molte delle attività sia per Lapsus che per University of Lincoln — ci siamo ritrovati con più tempo a disposizione e abbiamo inserito l’acceleratore su questo progetto.

Workflow

Il processo di ideazione del pacchetto didattico è durato circa due anni, durante i quali il gruppo di lavoro si è confrontato sui temi da indagare e sono state delineate le linee guida generali. In questa fase siamo stati introdotti al metodo di lavoro del team inglese, di cui vorremmo accennare brevemente. Innanzitutto esso è dominato dalla sintesi: mail stringate, comunicazioni essenziali, riunioni per punti, organizzate e dove si dice solo l’indispensabile. Per chi ha avuto modo di lavorare nelle istituzioni culturali italiane (accademiche e non) dove ogni decisione da prendere è occasione per una riunione — in cui spesso nemmeno si giunge a una vera decisione — è un esempio di cambio di paradigma piuttosto importante. Le riunioni si svolgevano in videochiamata, seguendo un ordine del giorno preciso e senza troppe divagazioni, un metodo di lavoro che ci è stato congeniale, essendovi già molto abituati. In virtù della lunga gestazione, tutte le decisioni essenziali per realizzare il volume — divisione dei compiti, ordine da dare ai capitoli, veste grafica, concetti da inserire in introduzione — sono state prese in meno di 5 ore di riunione complessive. Questa impostazione di lavoro è stata del tutto funzionale allo scopo.

L’approccio del team inglese nei nostri confronti è stato di grande trasparenza e orizzontalità. Nonostante stessimo lavorando in tandem con alcuni tra i massimi esperti di Cultural Heritage Studies, non abbiamo mai avuto nemmeno la percezione di essere trattati come degli esecutori di un progetto deciso da altri. Questa sensazione ha confermato e potenziato quanto già provato nella collaborazione per la raccolta delle testimonianze d’archivio. Nel confronto, aperto e dialogante, è stato possibile per noi aggiungere osservazioni, promuovere modifiche e integrazioni, porre l’attenzione su questioni magari particolarmente sensibili per l’uditorio italiano, di cui avevamo avuto esperienza nel corso di altre attività svolte dall’associazione. In sintesi: la nostra professionalità come storici esperti di storia pubblica è stata riconosciuta e gratificata.

La scelta delle fonti

Avendo realizzato una buona parte delle interviste presenti nell’archivio, tra le azioni specifiche assegnate a Lapsus c’è stata la selezione delle fonti orali da inserire nel pacchetto. Il criterio di scelta è stato orientato da alcuni fattori:

  • significatività e impatto della testimonianza rispetto al tema da trattare;
  • rappresentatività della testimonianza rispetto al tema da trattare;
  • presenza di una sequenza narrativa esaustiva senza necessità di integrazioni redazionali.

Una volta selezionate, le testimonianze venivano riportate in documenti di testo modificabili da tutto il team di lavoro in cloud e contribuivano a comporre il “canovaccio” del pacchetto didattico.

La sfida del bilinguismo: i problemi della traduzione

Fin dal principio Perché ci bombardano? è stato pensato come volume bilingue. Da un lato perché esso è stato prodotto da una squadra bilingue di ricercatori e ricercatrici; dall’altro perché la possibilità di confrontare le due versioni delle testimonianze, mettendo a disposizione contenuti nativi italiani agli studenti inglesi e viceversa, ci è sembrata un’idea pienamente in linea con lo spirito di confronto critico che anima il progetto.

Naturalmente il bilinguismo ha rappresentato anche una sfida. Ci si è confrontati con la difficoltà di mantenere la testimonianza originale e tradurla nel modo più fedele al senso che il testimone avrebbe voluto comunicare; in alcuni casi ci si è posti il problema di preservare tutte le forme espressive locali (dialetti, slang, linguaggio militare) o idiomatiche, trovando in questo secondo caso delle forme analoghe nell’altra lingua, con lo scopo di ottenere un risultato quanto più aderente al senso originale delle testimonianze. Abbiamo trovato utile e importante che si potessero ascoltare le parole dei testimoni direttamente nella loro lingua originale affiancate dalle loro traduzioni, così da poter cogliere nel tono della loro voce tutte le emozioni e le inflessioni, la commozione, l’ironia, la rabbia o la quiete.

La progettazione didattica

Il volume nasce per il contesto didattico. Per questa ragione è stato necessario definire delle modalità semplici e chiare con cui stimolare l’interazione didattica con i testi. Ad esempio abbiamo scelto di individuare uno schema univoco per ogni fonte per segnalare i link alla versione integrale e le domande che possono essere rivolte alla classe dall’insegnante (o lo studente può porsi per riflettere). Rendendoci conto che ogni classe è diversa per esigenze e difficoltà, ogni capitolo del volume possiede anche un apparato di attività ulteriori — disponibili in appendice al volume -, utili per stimolare dibattiti o condurre attività in aula e a casa. L’idea è stata quella di poter offrire uno strumento sfaccettato e versatile, che non fosse “monouso” ma potesse essere sfruttato per più cicli mantenendo sempre viva la curiosità da parte di chi lo utilizzerà, poiché siamo consapevoli che un insegnante stimolato è più predisposto a trasmettere la passione ai suoi studenti.

Esempio di fonte con proposta di attività. Si tratta di un gioco da tavolo ideato alla fine degli anni ’30 con lo scopo di insegnare ai bambini cosa fare durante un bombardamento

Estetica e accessibilità: la veste grafica e l’impaginazione

Nella ricerca grafica per confezionare il volume, l’intenzione generale è stata quella di mantenere una linea semplice, leggibile e ariosa. Si è scelto di identificare delle icone per contrassegnare i contenuti dello stesso tipo (es. fonti orali, fonti scritte, fonti video, ecc.) e per identificare le domande didattiche presenti per ogni argomento. Le immagini presenti nel testo, fatte salve quelle che aprono i capitoli, sono da considerare propriamente fonti iconografiche e non contenuti “riempitivi”. Grande attenzione è stata dedicata alla fruibilità per gli utenti affetti da dislessia o con problemi di lettura, con accorgimenti quali ad esempio, la scelta di un carattere semplice e senza grazie o il limitato uso di testo sovrapposto alle immagini. Una volta ultimato, il pacchetto didattico è stato sottoposto ad un test di accessibilità ottenendo un punteggio di 7/9.

Risultati del test di accessibilità Tingtun Checker

Non resta che provare

Fatte tutte queste considerazioni, non resta che invitare chi legge a consultare la risorsa didattica e valutare autonomamente se quanto raccontato emerge dal testo.

Qui il link per accedere: https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/why-do-they-bomb-us
Il download è libero e gratuito.

Vi invitiamo inoltre a lasciarci un vostro feedback o commento all’indirizzo laboratorio.lapsus@gmail.com

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