Coronavirus, la voce dei lettori

Marianna Bruschi
5 min readMar 14, 2020

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L’informazione di servizio, l’aggiornamento costante, continuo. I dati e la loro visualizzazione, le fake news. Le polemiche. Ma anche un racconto difficilissimo, di una emergenza lunga, mai vista. Milioni di persone si stanno informando online. Un giorno, probabilmente, ci fermeremo a pensare a come il mondo dell’informazione ha gestito il coronavirus e a quali sono gli effetti, le conseguenze. Cosa cambierà per sempre. In mezzo a tutto questo c’è uno spicchio di giornalismo che tende la mano alle persone e dà loro voce. Raccolgo qui (in aggiornamento) articoli, iniziative, progetti di coinvolgimento dei cittadini. [per segnalarmene altri scrivetemi m.bruschi@gedivisual.it]

[Aggiornamenti 15/3: aggiunti i progetto di Gazzetta di Reggio e Messaggero Veneto. 15/3 bis: ora trovate anche Covid19Italia e l’idea del Tirreno per aiutare chi non può stampare l’autocertificazione]

[Aggiornamento 19/3: l’ebook free del NyTimes]

[Aggiornamento 23/2: l’inchiesta partecipata di ProPublica]

I disegni dei bambini mandati al Messaggero Veneto

Partiamo dalle scuole. La Provincia Pavese ha raccolto storie di studenti e insegnanti per raccontare come si stanno organizzando per le lezioni online. Se ne sta occupando Anna Ghezzi (ne sono arrivate moltissime, alcune sono raccolte qui). Quello delle lezioni online è forse il primo racconto collettivo partito anche sui social: dalle lauree via webcam alle favole su YouTube. Con entusiasmo e passione tanti si sono organizzati e si sono rimboccati le maniche. Il Messaggero Venero con il progetto «Mv Scuola» ha due redazioni di ragazzi, una a Udine e una a Pordenone, che si ritrovano una volta a settiman. Gli incontri sono saltati con la chiusura degli istituti e il progetto è in pausa, ma non la voglia di questi giovanissimi aspiranti giornalisti di raccontare il loro mondo. In questo articolo hanno raccolto cosa significa per loro essere in quarantena. Ha raccolto i loro interventi Daniela Larocca.

Un diario collettivo

“Andrà tutto bene” è l’iniziativa dei quattro quotidiani veneti del Gruppo Gedi (Mattino di Padova, Tribuna di Treviso, Corriere delle Alpi e Nuova Venezia). È un modo per raccontare quanto di buono e creativo sta accadendo nel mezzo di questa epidemia, in una zona — il Veneto — che da subito ha fatto i conti con la quarantena: ci sono storie di solidarietà, tenerezza, sostegno. Reazioni all’isolamento, condivisione di esperienze. Farlo raccontare ai lettori è un modo non solo per condividere, ma anche per lanciare un messaggio: noi ci siamo, il vostro giornale c’è. Ci sono storie belle di chi si sforza di ritagliarsi attimi di normalità: la musica dai balconi, l’aperitivo via Skype, una giovanissima violinista che suona l’Inno d’Italia. A tenere le fila di questo progetto sulle quattro redazioni è Paolo Cagnan. Con “C’è vita a Trieste” il Piccolo condivide un diario della quarantena, giorno per giorno i lettori si confidano: c’è chi è tornato a dipingere, chi si prende cura della madre anziana, chi si gode il sole affacciato alla finestra della cucina. Condividere vuol dire sentirsi meno soli. La Gazzetta di Reggio ha aperto una sezione «Segnali di vita», per creare un luogo digitale di musica, arte, teatro anche per chi è a casa. La Provincia Pavese sta raccogliendo anche tutti i negozi e le farmacie che consegnano a domicilio. Gli esercenti lo segnalano con un form e il giornale pubblica l’elenco in aggiornamento. Ha iniziato Riccardo Saporiti con una mappa pensata per la sua città e pubblicata su Facebook.

Ed è diventato un servizio esteso a tante testate: tra le prime Varese News che qui raccoglie le segnalazioni e qui mette a disposizione una mappa divisa per tipo di negozio. Lo stanno facendo anche Legnano News e Ivg per la zona di Savona.

C’è poi un coinvolgimento dei lettori che tocca i loro dubbi, le domande. Aprire un canale di domande&risposte è un impegno, una promessa. Non è solo preparare articoli con “tutto quello che si può fare” e simili, significa aprirsi a qualsiasi tipo di domanda e cercare di dare una risposta.

You Ask, We answer

Segnalo alcune iniziative di questo tipo. Il Wall Street Journal ha preparato un articolo “You ask, we answer” e ha un form sempre attivo di comunicazione con i lettori. Lo hanno usato per raccogliere le domande raccolte nell’articolo linkato, mentre scrivo lo hanno dedicato alle testimonianze sullo smartworking.

La Stampa ha iniziato a raccogliere le domande sul coronavirus via mail e periodicamente pubblica articoli con le risposte. E così anche sul decreto. Con l’aiuto dei colleghi di Gedi Visual (la redazione che nel Gruppo Gedi si occupa di video e multimedia per tutte le testate) ci sono in lavorazione dei video per i bambini. Il prossimo passo sarà costruire video come questo ma partendo proprio dalle domande poste ai genitori.

Il Tirreno ha organizzato una diretta sulla sua pagina Facebook insieme a un professore ordinario di Igiene e Medicina preventiva dell’università di Pisa e ha poi raccolto le domande e le rispote qui. Repubblica organizza video forum periodi. E sempre il Tirreno sta raccogliendo domande anche via Whatsapp (tiene le fila delle iniziative per i lettori danilo fastelli). La app di messaggistica è anche il modo con cui i lettori stanno inviando messaggi vocali o video alla Stampa per raccontare come vivono il periodo di isolamento.

Uno sguardo all’estero. Anche The Local Sweden risponde ai dubbi dei lettori.

Il tweet del direttore del Tirreno che spiega la scelta di dedicare una pagina alle autocertificazioni

Aggiorno la sezione “you ask, we answer” con l’idea del Tirreno. Molti lettori hanno sottolineato di non poter stampare l’autocertificazione per potersi spostare in città e non solo. In effetti: quanti ormai hanno una stampante in casa? Pochi, pochissimi. Quindi nel giornale in edicola il 15 marzo hanno dedicato una pagina ai moduli, che si possono tagliare e conservare. La redazione ha colto un disagio, un’esigenza, la Prefettura ha autorizzato la pubblicazione dei moduli sulla pagina del Tirreno ed ecco una soluzione pratica per aiutare i lettori toscani.

Il New York Times ha pubblicato un eBook gratuito con le risposte per i lettori. Una guida illustrata qui.

“Answers to Your Coronavirus Questions” features more than two dozen pieces of Times journalism to help readers navigate this highly fluid situation.

Le inchieste partecipate

Lo strillo dell’inchiesta nella homepage di ProPublica del 23 marzo 2020

ProPublica porta avanti da tempo inchieste partecipate, realizzate con l’aiuto dei suoi lettori. Per raccontare chi sta lavorando “al fronte”, chi è in prima linea (medici ma anche pazienti, esperti etc) hanno lanciato un form “We Want to Talk to People Working or Living on the Front Lines of Coronavirus. Help Us Report”. Per chi si trova in quarantena (volontaria o forzata)c’è una seconda inchiesta partecipata aperta.

Dai cittadini per i cittadini

Raccogliere le richieste di aiuto e le segnalazioni per mettere in contatto le persone tra loro. Ma ci sono anche iniziative solidali, telelavoro e didattica a distanza, decreti, norme, direttive, dati. Si chiama Covid19Italia, è un progetto no profit, organizzato da volontari. Nasce dall’esperienza di Terremoto Centro Italia, una formula di aiuto dal basso. Si possono segnalare raccolte fondi, iniziative e servizi, ma anche bufale. Qui il sito di Covid19Italia.

[sicuramente ci sono tanti altri lavori, progetti, iniziative di coinvolgimento dei lettori, di racconto collettivo. Aggiorno volentieri questo post: scrivetemi m.bruschi@gedivisual.it]

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Marianna Bruschi

Genovese di nascita, nomad worker. Giornalista dei quotidiani locali di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A. Vivo a Roma. Member @ona