L’era dei Security Token è iniziata: alla scoperta delle STO

Maveric SA
6 min readAug 28, 2018

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Il 2017 è stato un anno cruciale per il mondo della Blockchain in generale e quello delle cripto valute in particolare.

A metà dicembre Bitcoin ha distrutto ogni precedente record superando quasi la soglia dei 20.000 dollari e con le ICO (initial Coin offering) si è arrivati a far segnare investimenti per circa 6 miliardi di dollari. Risultati mai raggiunti prima che hanno sicuramente creato grandi aspettative.

Assieme all’eccitazione per le ICO e per Bitcoin però sono arrivate anche le truffe, gli hack, il crollo di Bitcoin ed errori grossolani commessi da investitori poco esperti. Tutti motivi validi per far, almeno in parte, scemare il grande entusiasmo che si era creato attorno al fenomeno.

Uno dei motivi principali per cui il mondo cripto ha attirato così tanti investitori, cioè limitati controlli e regolamentazioni, ha dimostrato di essere una delle sue maggiori debolezze.

L’anno delle ICO è però oramai alle spalle, adesso possiamo dire con forza che il 2018 è l’anno di inizio dei Security Token Offering (STO), la risposta sicura e ragionevole alle ICO.

Cos’è esattamente un STO?

Per cominciare, la parola “sicurezza” inclusa nel nome rende esplicita la filosofia di questo strumento: i security token devono essere supportati da asset tangibili, come dei profitti ad esempio.

Le STO richiedono anche licenze approvate dalla SEC in America o da altri organismi di regolamentazione in altri paesi come la Finma in Svizzera. Funzionano quindi come delle quote di una società, quasi normali azioni in un certo senso che sfruttano però i vantaggi di essere una “risorsa” digitale. Praticamente qualsiasi tipo di bene fisico, immobiliare, ecc. può essere “tokenizzato” o essere usato per sostenere un security token.

Ecco perché sono importanti per gli investimenti in crypto:

I Security Token possono accelerare la democratizzazione del venture capital.

Per decenni il mondo del private equity è stato riservato esclusivamente a società di venture capital e investitori accreditati, persone con un patrimonio netto di almeno un milione di dollari o con uno stipendio annuo di almeno 100.000 dollari. Ma quando l’articolo III del JOBS Act è entrato in vigore nel maggio del 2016 improvvisamente tutto cambiò, chiunque poteva investire in società private. Fu una vittoria importante per gli investitori e per diversi portali di crowdfunding azionari che hanno così aperto le porte a molte interessanti opportunità nel settore del private equity.

Poi è arrivato il 2017: le criptovalute finiscono sulla bocca di tutti, la tecnologia Blockchain e gli Smart Contract aprono un modo ancora più efficiente per raccogliere capitali senza l’uso di intermediari.

Realtà come Telegram, l’app di messaggistica, ha raccolto ben 850 milioni di Dollari segnando uno dei più grandi risultati di raccolta fondi nella storia della tecnologia.

Come veicolo per la raccolta di fondi i security token consentono alle società di raccogliere capitali senza dover ricorrere alle banche di investimento e alle borse valori, insomma nessun intermediario è più necessario. Lo sanno bene realtà come Securitize, Polymath e Harbour, tra le società che hanno registrato i migliori risultati e fondi come Spice VC, fondo completamente “tokenizzato”.

Considerata la supervisione da parte della SEC americana, della Finma Svizzera e di altri organismi di regolamentazione a cui sono soggetti i security token, gli investitori possono investire senza doversi preoccupare di essere truffati. La loro unica preoccupazione sarà il successo finanziario dell’azienda, proprio come nel caso del mondo azionario.

In breve, i security token offrono alle aziende un modo efficace per ottenere capitali da un pool di investimenti più ampio di quanto sia mai stato possibile. Ciò significa che l’innovazione accelera e che più persone trarranno beneficio dal successo di un’azienda.

Un panorama questo, con un più facile accesso al capitale, che andrà da un lato a creare probabili nuovi “unicorni” e dall’altro a metter fine più velocemente alle società traballanti. Uno scenario meritocratico di forte cambiamento dove anche i VC potranno investire ed eventualmente uscire dai progetti in tempi più veloci rispetto a quanto fattibile oggi con un approccio classico.

Gli investimenti tradizionalmente poco liquidi saranno liquidi

Come dice il vecchio adagio, ci vogliono soldi per fare soldi. O forse no? L’avvento della Blockchain potrebbe smentire questo detto. Prima diverse classi di investimento, in particolare quelle con rendimenti più elevati, avevano una barriera d’ingresso molto alta ed erano riservate ad una piccola élite.

Grazie all’innovazione tecnologica dei security token questo non avviene più o comunque avverrà sempre meno. I distributed ledgers consentono già oggi la tokenizzazione di attività altrimenti poco liquide come beni immobili o le belle arti, giusto per citare alcuni esempi. I security token consentono la proprietà frazionata, è l’emittente a determinare le quote di tale proprietà dando la possibilità a chiunque di possedere un pezzo di un immobile in un posto come Manhattan ad esempio. Anche la proprietà immobiliare più costosa, una volta tokenizzata con un security token, può essere divisa in porzioni che chiunque può permettersi. Lo stesso vale per le belle arti e altre classi di attività precedentemente riservate ai super ricchi.

Si potrebbe pensare che questo sia paragonabile al possedere azioni di un fondo di investimento immobiliare (REIT), ma diventare proprietario di beni immobili con token offre molta più flessibilità in quanto l’investitore ha più autonomia rispetto alle proprietà che possiede.

Gli investitori non sono gli unici goderne. Se sei il proprietario di un oggetto prezioso come un raro vaso dal valore elevato e vuoi trasformarlo in denaro oggi potresti incontrare diverse difficoltà nel trovare una figura con il patrimonio necessario. Con i security token qualsiasi oggetto può essere venduto a decine o addirittura a centinaia di investitori. In questo modo, un prezioso e costoso pezzo raro non sarà più destinato a raccogliere polvere in qualche vecchia casa o magazzino ma potrà essere venduto ad un pool di crypto investitori.

Il primo famoso esempio di questo tipo di applicazione dei security token è stato l’iconico dipinto di Andy Warhol “14 Small Electric Chair” (1980), il quale è stato tokenizzato e offerto per proprietà frazionata dalla galleria d’arte decentrata Mecenate.

È ancora un mondo giovane quello dei security token

Nonostante i notevoli progressi compiuti nello sviluppo dei security token è doveroso ammettere che ci sono ancora molti aspetti da migliorare. Exchange completamente “compliant” come Templum hanno ottenuto licenze da broker per ospitare collocamenti privati ​​(sebbene questi fossero disponibili solo per gli investitori accreditati), altri exchange come “Open Finance” e “tZero” mirano a fare lo stesso e altri ancora arriveranno.

Molte sfide sono ancora da superare per poter pensare ad una più ampia adozione dei STO: nella maggior parte dei paesi la legislazione attuale limita molte opportunità per i security token agli investitori accreditati, inoltre c’è la questione di verificare la corretta custodia dei fondi ed altre problematiche rendono ad oggi l’adozione dei STO ancora non agevole come si vorrebbe. Tuttavia la direzione presa da molti paesi, come ad esempio la Svizzera, fa ben sperare per un futuro prossimo fortemente rivoluzionato da questa grande tecnologia dall’enorme potenziale.

Chi crede nella Blockchain e nelle cripto valute non dovrebbe lasciarsi scoraggiare dall’attività fraudolenta che ha contaminato questo mondo. La necessità di superare questi ostacoli ha solo accelerato il tasso di innovazione per rendere tutto più sicuro e più equo in tempi brevi.

Le prospettive sono luminose per i security token, possiamo quindi dirci ragionevolmente certi di vedere un futuro per gli investimenti più democratico e liquido.

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