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Chattare con Cicerone

L.A. Lettrice Anonima
3 min readOct 28, 2016

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Il caro vecchio Cicerone doveva essere un gran pettegolo o un maniaco del controllo se ogni giorno scriveva e riceveva così tante lettere di aggiornamento da poter quasi affermare che chattasse.

E che dire di Galeno? Usurpato del suo diritto di autore, girava tra banchetti di volumi per le strade di Roma alla ricerca delle false pubblicazioni a suo nome.

Passando per Lutero che, diciamola tutta, aveva ottime credenziali per essere quella odiata figura social di oggi, una sorta di troll provocatore. Indubbiamente era un ottimo oratore, un bravissimo retore ma riusciva sempre ad attivare a suo vantaggio una polemica nuova con le sue controparti cattoliche, sollevando il polverone e portando verso di sè pubblico ed attenzione. Trollava, in certi casi, ma con competenza.

Come so tutte queste cose? Le so perché ho letto I tweet di Cicerone di Tom Standage. Lo so, non è proprio l’ultima uscita editoriale in materia ma è sicuramente quella che più di tutte mi ha colpito e incuriosito, merito del titolo. Qualsiasi classicista con un minimo di simpatia per il caro Marco Tullio ci cascherebbe con tutte le scarpe e io non ho mancato all’appello.

Il libro, che poi è un saggio godibile, ci dimostra come il mondo sia sempre stato social nei secoli dei secoli ma a modo suo, secondo i tempi del momento. L’uomo è sempre stato spinto a comunicare, a irradiare le sue informazioni, ad assorbire quelle altrui: è cambiato il mezzo, la tempistica ma la sostanza è sempre rimasta la stessa. Esistevano i maniaci dei social anche ai tempi dei romani, i troll e i blog. C’era chi faceva divulgazione scientifica e chi, invece, sferzava i mores con la satira un po’ come si fa oggi condividendo una giph animata di Donald Trump. Il tutto era sempre veicolato, diffuso. E l’analisi di Standage non manca di dimostrarlo percorrendo la lunga strada dei social dall’antica Roma, fino ai giorni nostri, questi giorni folli.

L’effetto di tutto ciò è disastroso e ha un notevole impatto sull’intera gamma delle nostre attività mentali. Abbiamo elevato la concitazione a livello di sistema, trasformato la navigazione di superficie in una scienza, il perseguimento delle novità e dell’eccitazione in una norma di vita. L’irrequieta premura con la quale ci ingozziamo di ogni cosa ci capita sotto mano […] ha privato le nostre facoltà mentali della capacità di giudicare con raziocinio e di assimilare in maniera sensata. Non abbiamo più tempo per andare al di là della superficie, e nessuna disposizione in tal senso.

Sembrerà strano ma queste parole non hanno ad oggetto il tanto amato/odiato Facebook. Qui si parla, anzi si sentenzia, dei radioamatori (T. Standage I tweet di Cicerone, pagina 201) una tecnologia la cui pericolosità, oggi, ci fa fare ridere a crepapelle eppure, in quel contesto, in quegli anni, preoccupava qualcuno ed era additata come la rovina della gioventù. Ho sorriso leggendo questo passaggio: è evidente che ogni secolo, ogni tecnologia comunicativa di ogni tempo è stata lo spauracchio di qualcuno, il termometro per la corruzione della gioventù contemporanea. Una cosa di cui ridere e su cui riflettere secoli dopo, così, da una nuova prospettiva, quella del passato e quella del presente.

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L.A. Lettrice Anonima

Ad 8 anni camminavo per strada con la faccia in un libro di miti greci; ex editor per qualcuno, editor di fatto per tanti altri, ancora insisto a leggere.