Tornerà a splendere il sole

Niccolò Scolari
3 min readNov 7, 2016

--

I contrasti tra passato e futuro della Bosnia Erzegovina

La Bosnia Erzegovina è un paese emblematico: se, da una parte, il nucleo di Sarajevo risulta abbastanza popolato, il resto del territorio si presenta selvaggio, aspro e incontaminato e in mezzo a queste lande deserte, sorgono piccole cittadine che paiono disabitate, caratterizzate da case diroccate, strade senza nome e senza numeri civici, vecchie automobili semi-sfasciate e tralicci della corrente arroccati sugli speroni di roccia più impervi, sparsi per territori in cui non si trova facilmente anima viva, eccezion fatta per alcuni venditori di prodotti agricoli che si incontrano lungo la strada. Industrie non ve ne sono, le attività commerciali sembrano ridotte al sostentamento. Come a spezzare la monotonia del paesaggio, sorge qualche cimitero, paradossalmente unico simbolo visibile dall’esterno di una forma di cultura e di espressione artistica degli abitanti. In questi luoghi regna una quiete quasi insostenibile e pare che lo spettro della guerra, benché non sempre evidente, aleggi ancora, immortale.

Il ponte di Mostar

Ma le città di Mostar e, in particolare, di Sarajevo, sono diverse: lì, nonostante gli edifici ancora distrutti, i vetri anneriti dalle fiamme della guerra, i monumenti commemorativi, le macchie di colore rosso per terra, a ricalcare i luoghi di esplosione delle granate, lì, nonostante tutto questo, si vede negli occhi della gente la voglia di vivere. La si intuisce nella voce dei commercianti che, contenti di avere clienti italiani, chiedono di scattare una foto.

La si vede nel sorriso di un bambino che dava del pane ai piccioni e si faceva ricoprire le braccia da loro. La si ascolta nelle parole delle guide che si sforzano di trovare aneddoti divertenti e frivoli da raccontare. La si percepisce nelle voci degli uomini che trascorrono il sabato a giocare a scacchi in un parco, lasciandosi andare a risate e congratulazioni, di fronte alle mosse astute degli avversari. La si comprende nel coraggio delle madri di Srebrenica che, nonostante il dolore vissuto durante la vita, hanno la forza di raccontare la propria storia, di ripercorrere i momenti peggiori, con l’ orgoglio di chi non si è arreso all’odio, col sorriso sulle labbra e con una rinnovata voglia di vivere.

Scacchisti di strada a Sarajevo

La Bosnia Erzegovina è un paese in forte difficoltà, le istituzioni sono divise, le differenze etniche sono ancora accentuate, i prezzi sono bassissimi, l’industria stenta a riprendersi, le infrastrutture paiono non adeguate e le città sembrano essere rimaste ferme ai tempi della guerra. I giovani sono la vera speranza, perché sono in grado di voltare pagina e di lasciarsi dietro gli orrori della guerra. I paesi che si incontrano lungo la strada appaiono prigionieri del passato nonostante il passare degli anni. Si vedono più speranze di ripresa nelle grandi città, nei luoghi più colpiti dal conflitto, mentre i paesini, forse solo sfiorati da attacchi bellici, risentono ancora dell’influsso negativo che ha colpito tutto il territorio in quegli anni e sono rimasti immutati col passare del tempo. La Bosnia è una terra frammentata e fratturata internamente ma i suoi abitanti hanno danno l’impressione di essere gente forte, capace di reagire anche ai peggiori orrori, e per questo sappiamo che un giorno, tornerà a splendere il sole.

testo Niccolò Scolari, foto Serena Santoro

(Liceo Calini di Brescia)

--

--