Cronache di #UNGASS2016

NonMeLaSpacciGiusta
4 min readApr 22, 2016

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Si è conclusa ieri la tanto attesa terza Sessione Speciale delle Nazioni Unite dedicata alla droghe.
Qui facciamo il punto — grazie alla narrazione sui social — di come sono andati questi tre giorni intensi, tra delusioni e rivelazioni, prese di posizioni inaspettate e dichiarazioni importanti.

19/04/2016 — Giorno 1

Eccoci, finalmente: UNGASS2016 sta davvero per iniziare.

La società civile si fa sentire già da fuori

Mentre i rappresentanti dei governi di tutto il mondo fanno il loro ingresso nei quartieri generali dell’ONU, la società civile fa sentire la sua voce già da fuori.

Particolarmente sentita la dimostrazione di Anyone’s Child: madri, padri, fratelli e sorelle di persone morte di droga che chiedono un cambio radicale nelle politiche sulle droghe.

Le prime prese di posizioni importanti in Assemblea plenaria

Ed ecco che si inizia per davvero, con il discorso d’apertura di Mogens Lykketoft, Presidente dell’Assemblea Generale ONU — che fa il punto sui tanti, troppi fallimenti delle politiche sulla droga.

A seguire, il Vice Segretario Generale dell’ONU, Jan Eliasson, che nel suo discorso chiede di farla finita con pena di morte per crimini di droga e anche di valutare le alternative alla criminalizzazione del possesso e consumo di sostanze.

Poi è la volta di Margaret Chan, direttrice dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità, che nel rivolgersi all’Assemblea Generale prende chiaramente posizione (è la prima) a favore di un approccio basato sulla riduzione del danno.

Poi però è il turno di Yuri Fedotov, direttore esecutivo dell’Ufficio ONU per le Droghe e il Crimine (UNODC) — che “dimentica” di affrontare proprio le due questioni davvero fondamentali: la pena di morte e la riduzione del danno.

Il documento finale: un’approvazione frettolosa e tante critiche

Tra una chiacchiera e l’altra, del resto, viene già — piuttosto frettolosamente, sottolinea qualcuno — approvato il “documento finale” di #UNGASS2016.

A sottolineare le tante carenze di quel documento finale (di cui si era già detto) sono — in maniera quasi paradossale — gli stessi stati che hanno appena approvato il documento.

A stretto giro (cioè: il giorno successivo), si aggiungerà poi anche la critica del commissario ONU per i diritti umani.

Punti dolenti del documento sono soprattutto, appunto, l’assenza di una presa di posizione sulla questione della pena di morte, sulle alternative alla criminalizzazione, sulla riduzione del danno. In pratica, su tutte le questioni veramente importanti.

La “sorpresa Messico” e l’apertura alla regolamentazione

A risollevare gli animi, un intervento piuttosto inaspettato del Presidente del Messico (il quale fino a poche ore prima dell’inizio della Sessione Speciale non aveva dato conferma della propria presenza) che afferma che bisogna riconsiderare il paradigma punitivo e abbracciare l’approccio della riduzione del danno. E, forse, passare dal divieto alla regolamentazione.

Oltre al Messico, parlano apertamente di regolamentazione delle droghe anche Nuova Zelanda e Uruguay.

La guerra alle droghe è un fallimento — parola del rappresentante degli Stati Uniti

Per concludere, l’intervento della massima autorità sanitaria statunitense, il “Surgeon General” Vivek Murthy, che l’ha detto molto chiaramente: quello delle droghe è un problema di salute, e non di criminalità — e per questo, la guerra alle droghe è un fallimento totale.

20/04/2016 — Giorno 2

La seconda giornata della Sessione Speciale inizia con una domanda: è una coincidenza che il vertice abbia luogo proprio nel giorno di quella che è considerata “la festività non ufficiale” della marijuana? In ogni caso, buon 4/20 a tutti!

I troppi ostacoli alla effettiva partecipazione della società civile

In realtà, la giornata non inizia proprio nel migliore dei modi. Innanzitutto c’è il fatto che per i rappresentanti della società civile avere accesso ai vari incontri è piuttosto complicato (per usare un eufemismo).

E anche una volta entrati è comunque difficile trovare spazio — perché, mentre la plenaria è quasi vuota, le sale dedicate ai vari side-events (tra cui, in particolare, quello sulla riforma della legislazione sulla cannabis) traboccano di gente.

La questione pena di morte a Singapore ed in Indonesia

In plenaria, però, la giornata si rivela piuttosto interessante.

Certo, l’inizio non è proprio dei migliori, con interventi decisamente poco progressisti (sempre per usare un eufemismo) di Singapore- che è del resto uno dei paesi con le peggiori politiche in materia di droghe, luogo dove le esecuzioni per crimini legati alle sostanze stupefacenti sono all’ordine del giorno, dove parlare di riduzione del danno è un sacrilegio e si continua a sognare l’utopistico “drug free world”.

Capitolo Indonesia: prima l’intervento del delegato del governo indonesiano, esplicitamente a favore della pena di morte — e decisamente poco apprezzato dagli astanti (che l’hanno fischiato)…

Poi, il discorso del rappresentante della società civile, Ricky Gunawan, avvocato indonesiano in prima fila contro le esecuzioni per crimini di droga. Il suo appello per la fine della pena di morte ha commosso l’assemblea, che l’ha salutato con una standing ovation.

Il super annuncio del Canada: legalizzazione della cannabis entro il 2017!

A risollevare gli animi di tutti arriva poi il Canada — con l’annuncio della prossima legalizzazione della cannabis!

La presa di posizione dell’Italia

A seguire, l’intervento del ministro della giustizia italiano Andrea Orlando: una presa di posizione, la sua, da salutare positivamente — ma con qualche importante precisazione.

I side-events, vero cuore di UNGASS2016

Plenaria a parte, come anticipavamo poc’anzi, il vero cuore di UNGASS era infatti nei “side-events”, e cioè le varie (e affollatissime) roundtables.

21/04/2016 — Giorno 3

Eccoci già all’ultimo giorno, che inizia con la conferenza stampa della Global Commission on Drug Policy (GCDP).

Richard Branson e la conferenza stampa della GCDP

La Bolivia e la veemente denuncia del fallimento del proibizionismo

E che dire poi dell’intervento del presidente boliviano Evo Morales, che è davvero nella sua denuncia del fallimento della guerra alle droghe (e tira anche fuori due foglie di coca)?

Un museo per spiegare con l’arte le politiche sulla droga

Siccome è l’ultimo giorno, obbligatoria anche una tappa al (bellissimo) pop-up Museum of Drug Policy.

Ciao UNGASS, ci vediamo nel 2019?

E, così, siamo già arrivati alla fine. Ciao UNGASS, ci vediamo nel 2019 — sperando che quella sia davvero (e finalmente) la volta buona per cambiare verso sulle droghe a livello globale.

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NonMeLaSpacciGiusta

Campagna della Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti Civili - per un dibattito informato e una riforma delle politiche sulla droga.