Droghe & giustizia criminale: Obama spinge la riforma a suon di clemenze

NonMeLaSpacciGiusta
4 min readMay 19, 2016

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di Andrea Oleandri

Il sistema della giustizia penale in America è tra i più punitivi, in particolare per chi commette reati di droga.

Nel 2014 il numero di arresti per la violazione della normativa antidroga è stato di 1.561.231 di cui l’83% per il solo possesso. Quasi la metà degli arresti è avvenuta per reati legati alla marijuana.

L’America è il paese con il tasso di incarcerazione più alto del mondo con oltre due milioni di persone recluse (1 ogni 111 adulti).

Delle disfunzioni del sistema si è accorto anche il Presidente degli Stati Uniti Obama che più volte, negli ultimi mesi, ha sollecitato il Congresso ad una riforma. Per sensibilizzare l’opinione pubblica su questa richiesta ha proceduto firmando decine di provvedimenti di clemenza.

Da un paio di anni, gli Stati Uniti hanno iniziato a percorrere una strada diversa dal passato in tema di droghe. In 24 Stati più il Distretto di Columbia è concesso l’utilizzo della marijuana a scopo terapeutico. In 4 Stati è concesso l’uso a scopo anche ricreativo. In 20 Stati è stato depenalizzato il possesso di piccoli quantitativi per uso personale di marijuana.

Gli Stati Uniti sono il paese che ha promosso la war on drugs e che, più di altri, ha contribuito — politicamente e finanziariamente — a sostenerla. Per questo il cambiamento che sta ora finalmente avvenendo va tenuto particolarmente di riguardo.

Abbiamo quindi deciso di riportare per intero quanto Obama ha scritto nel suo blog su Medium, relativamente agli ultimi provvedimenti di clemenza, certi che anche nel dibattito italiano, una riforma del sistema della giustizia criminale —e più specificatamente sulle politiche in materia di droga — sia necessaria.

Anche il nostro Paese infatti ha prodotto numerose disfunzioni dal punto di vista penale, come raccontiamo sul nostro sito.

L’America è una nazione di seconde possibilità

di Barack Obama

All’inizio di questa primavera ho incontrato un gruppo di persone le cui sentenze sono state commutate dal Presidente Bush, dal Presidente Clinton, o da me. Erano tutte in differenti fasi di un nuovo capitolo delle loro vite, ma ognuna delle loro storie era straordinaria.

Prendete Philip Emmert. Quando aveva 27 anni Phillip ha fatto un errore. Fu arrestato e condannato per spaccio di metanfetamina e ricevette una pena di 27 anni. Quindi prima di essere liberato avrebbe passato la metà della sua vita dietro le sbarre.

Purtroppo, mentre era in carcere, sua moglie è rimasta paralizzata in un incidente. Quindi mentre era in carcere Phil ha imparato tutto quello che poteva sulla riparazione del riscaldamento e dei condizionatori — così da poter aiutare sua moglie quando fosse uscito. Dopo che la sua pena venne commutata dal Presidente Bush fu capace di fare esattamente questo. Oggi gestisce un’attività remunerativa. È un sostegno per sua moglie, un padre presente e un pilastro della sua comunità.

Come molte persone detenute per reati non violenti che scontano pene ingiustamente severe, Phillip non è un criminale recidivo. Si è assunto la colpa dei suoi errori, ha lavorato duramente per guadagnarsi una seconda possibilità.

Oggi ho commutato le sentenze di altri 58 individui meritevoli come Phillip — individui che possono guardare a lui come un’ispirazione per ciò che è possibile nelle loro vite.

In qualità di Presidente ho lavorato per portare a un approccio più efficiente del nostro sistema di giustizia penale, in particolare quando si tratta di reati di droga. Una parte di questo sforzo è stato quello di rinforzare il nostro processo di comunicazione e di mettere in evidenza individui come Philip che fanno cose straordinarie con le loro seconde chance. Finora ho commutato le sentenze di 306 individui, che è più di quanto abbiano fatto i sei presidenti che mi hanno preceduto messi insieme.

Io continuerò ad esaminare le richieste di clemenza, ma solo il Congresso può apportare i cambiamenti dei quali abbiamo bisogno relativamente al sistema delle condanne federali. Per questo motivo ho incoraggiato sforzi bipartisan del Congresso per riformare le leggi federali sulle condanne — in particolare relativamente alle pene minime obbligatorie, che sono eccessivamente severe per i crimini di droga non violenti. Perché non ha senso condannare un individuo che hanno commesso questo tipo di crimini a scontare 20 anni in carcere o, in alcuni casi, una condanna a vita. Una punizione eccessiva come questa non è adeguata. Non aiuta i contribuenti e non aumenta la nostra sicurezza.

Come paese, dobbiamo assicurarci che quelli che si assumono la responsabilità dei loro errori siano in grado di tornare di nuovo nelle loro comunità. È la cosa giusta da fare. È la cosa intelligente da fare. È ciò che continuerò a fare finchè sarò Presidente.

(Traduzione di Pauline Couble)

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Campagna della Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti Civili - per un dibattito informato e una riforma delle politiche sulla droga.