La strada verso #UNGASS2016: il resoconto di un insider (di Steve Rolles, Transform)

Mancano poche settimane all’avvio dei lavori della Sessione Speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dedicata alle politiche sulle droghe. Le aspettative sono alte, ma cosa ci possiamo realisticamente aspettare da #UNGASS2016? Lo abbiamo chiesto a Steve Rolles, che da anni si occupa di questi argomenti per Transform (autorevole fondazione inglese impegnata da decenni per una riforma della politica mondiale sulle droghe).

NonMeLaSpacciGiusta
6 min readMar 25, 2016

Incominciamo dall’inizio: che cosa ha portato all’organizzazione di una Sessione Speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e chi sono stati i soggetti a farsi promotori di questa iniziativa?
A dare avvio all’organizzazione di UNGASS sono stati Colombia, Messico e Guatemala. Si tratta di paesi per cui la cosiddetta guerra alle droghe, lungi dall’essere mera retorica, ha avuto un terribile costo umano e che ora sono arrivati al punto di non poterne proprio più. Per questo motivo hanno indetto l’incontro avendo un’agenda molto specifica: prendere atto del fallimento della guerra alle droghe e “avviare una riflessione accurata su tutte le possibili alternative da prendere in considerazione” — che poi è un eufemismo per mettere sul tavolo la possibilità di legalizzare.
È la prima volta che i leader mondiali sono chiamati a discutere le politiche sulla droga sulla base di queste premesse, ed è anche il primo incontro della comunità internazionale dopo l’avvio dei processi di legalizzazione in Uruguay, negli Stati Uniti ed in Canada. Oggi al mondo ci sono ancora persone che vengono condannate alla pena capitale per ciò che invece è considerato perfettamente legale in altri paesi. Il consenso globale su proibizione e criminalizzazione è irremediabilmente rotto e UNGASS può quindi offrire un momento fondamentale di riflessione e confronto: è davvero giunta l’ora di valutare come andare oltre, come mettere in pari le politiche con quella che è la realtà fattuale. Ovviamente, è anche importante che in questo dialogo siano chiamate a partecipare la società civile e le varie agenzie delle Nazioni Unite.

Proprio partendo da quest’ultima cosa che hai detto, puoi spiegarci chi prenderà parta a UNGASS e chi sono invece i soggetti che stanno seguendo i lavori preparatori e quindi scrivendo la bozza del documento d’intenti?

La vera e propria Sessione Speciale si terrà a New York e coinvolgerà tutti gli stati che sono membri delle Nazioni Unite e che hanno deciso di partecipare — in altre parole, più o meno tutti.
Purtroppo il grado di coinvolgimento degli stati nei lavori preparatori è stato invece significativamente più limitato: il documento d’intenti che sarà alla base dei lavori di UNGASS è stato infatti negoziato esclusivamente a Vienna,sotto il controllo della Commissione delle Nazioni Unite sui Narcotici. In questo organismo sono rappresentati soltanto 54 stati membri e gli altri hanno invece la mera facoltà di partecipare (che in genere non sfruttano); inoltre, la maggior parte dei paesi del Sud mondiale (vedesi sopratutto gli stati africani e Caraibi) non hanno una missione permanente a Vienna e sono stati quindi di fatto esclusi.
Per quanto concerne invece la società civile, questa avrebbe potuto teoricamente intervenire in alcuni momenti — ma ben poche organizzazioni non governative avevano le risorse necessarie per potersi permettere di partecipare a questo evento. Inoltre, la parte più consistente delle negoziazioni ha avuto luogo in sessioni informali, dalle quali la società civile è completamente esclusa.

Il processo di stesura del documento con cui si darà avvio ai lavori di UNGASS è stato guidato dall’ambasciatore egiziano Shamaa (di orientamento chiaramente conservatore) ed i parametri decisionali con cui si è proceduto alla definizione dello stesso non sono mai stati resi chiari. Poco ma sicuro, non si può dire che nel documento siano rappresentate in maniera bilanciata le istanze avanzate da stati membri, società civile ed agenzie delle Nazioni Unite, dato che le proposte riformiste e progressiste sono state ben presto fatte fuori dal tavolo delle negoziazioni. Globalmente si può dire che il processo di preprazione sia stato poco democratico e poco trasparente — esattamente l’opposto di ciò che ci era stato promesso.

Avendo avuto l’opportunità di seguire molto da vicino i preparativi di UNGASS, come descriveresti i diversi approcci adottati dai governi e le organizzazioni non governative coinvolte?

Per quanto concerne gli stati, c’è stata una signifcativa polarizzazione tra la minoranza di stati che proponevano un approccio riformista e progressista e l’orientamento opposto, maggioritario e dominato dalla Russia — che oramai è davvero il principale oppositore a qualsiasi riforma in materia di droghe e di anno in anno assume posizioni sempre più ostruzioniste e sinistre.
Per quanto concerne le organizzazioni non governative, è vero il contrario: qui le voci di riforma hanno dominato, mentre i difensori dello status quo non hanno proprio avuto voce in capitolo. È quindi piuttosto paradossale che sarà l’orientamento minoritario ad essere rappresentato, quantomeno nel documento d’intenti.

Ci sono paesi che stanno dominando il dibattito internazionale e che sono quindi in grado di influenzarne in maniera significativa gli esiti?

La Russia è stata estremamente dominante e nel corso delle negoziazioni ha presentato un numero schiacciante di interventi. Pochi stati sono in grado di opporsi a questo approccio e del resto la Russia può contare su un gruppo di paesi indefessi sostenitori. Il tutto è davvero piuttosto deprimente.

Qual è l’approccio dell’Unione Europea e perché la sua posizione è scarsamente rappresentata nel documento d’intenti?

L’Unione Europea è regolata dal consenso, e per questo motivo le posizioni più progressiste non sono state incluse nel documento ufficiale proposto dalla comunità di stati. In ogni caso, il testo rappresentativo della posizione UE non era malaccio ed aveva buone posizioni su tematiche come diritti umani, proporzionalità delle condanne, utilizzo di misure alternative alla detenzione e rigetto della pena di morte; non si può però non rilevare come mancasse di prendere in considerazione — seppure in maniera poco sorprendente, dato che trattasi di orientamenti minoritari — la possibilità di decriminalizzazione e legalizzazione.
In ogni caso, la UE è stata davvero poco attiva nelle negoziazioni ed in tutto il processo che ha portato ad UNGASS, non avendo capitale politico da investire, ed è conseguentemente ben poco rappresentata nel documento d’intenti. I paesi latini, promotori del processo riformatorio, sono stati molto delusi dalla mancanza di solidarietà da parte della UE.

Tirando le somme, come sono andate le negoziazioni finora?

In una parola sola: male. L’esigenza di consenso ha permesso ai conservatori di ostacolare l’utilizzo di un linguggio progressivo e l’adozione di posizioni riformatorie. Il dialogo è stato dominato da un piccolo gruppo di soggetti di orientamento chiaramente conservatore: la Russia e i suoi paesi satellite in primo luogo, ma anche la Cina e qualche altro. Gli Stati Uniti, che a lungo sono stati considerati i signori della guerra alla droga a livello internazionale, oggigiorno sembrano quasi progressisti, se comparati a questi altri governi. Allo stato attuale, l’unica possibilità è che gli stati realmente progressisti rilascino dichiarazioni di dissenso su punti cruciali come la riduzione del danno e la pena di morte — ci sono alcuni precedenti in questo senso.

Ci possiamo aspettare qualche novità significativa rispetto alle attuali politiche?

C’è poco di sicuro da riportare al momento, ma si può dire che è improbabile che da UNGASS emergano sviluppi positivi in materia di pena di morte e in generale anche le posizioni assunte su protezione dei diritti umani e riduzione del danno saranno piuttosto deboli — anzi, è plausibile che su questi punti si verifichi addirittura un peggioramento rispetto allo status quo. Ci possiamo forse aspettare qualcosa di buono su proporzionalità ed accesso a medicinali essenziali. Ma progresso vero e significativo, quello purtroppo no.

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NonMeLaSpacciGiusta

Campagna della Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti Civili - per un dibattito informato e una riforma delle politiche sulla droga.