Endangered: L’energia delle maree

RadioBullets
3 min readMar 13, 2016

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Stretto tra la morsa del nucleare e il rischio black out, il Regno Unito propone l’energia delle maree. A cura di Lorenzo Colantoni per Radio Bullets
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Da una parte c’è il rischio sempre più alto che un piccolo incidente, dovuto anche solo al vento forte di poche settimane fa, o all’obsolescenza delle centrali nucleari o a carbone, provochino con troppa facilità un black out in tutto il Regno Unito, paralizzandone le città e l’industria. Dall’altra, c’è il miraggio di una nuova centrale nucleare, Hinkley Point C. Criticatissima, costosissima e, per questo, ogni giorno più lontana dalla sua realizzazione. In mezzo tagli alle rinnovabili, interconnessione con il resto d’Europa sempre meno probabile e un’idea: generare energia dalle maree recintando tutta la laguna di Swansea, in Galles. Fattibile? Forse sì, forse no.

Benvenuti a tutti gli ascoltatori di Radio Bullets da Lorenzo Colantoni ad un’altra puntata di Endangered, ambiente ed energia in via di estinzione. Oggi parleremo della crisi energetica del Regno Unito, e di una possibile, ma non semplice, soluzione alternativa a quella del nucleare.

Che il Regno Unito abbia un problema con l’energia, questa non è una novità. Sono venticinque anni almeno infatti che il margine di sicurezza, cioè l’elettricità in eccesso che può essere prodotta in caso di emergenza, molto, molto basso. Così basso che infatti già nel 1992 l’allora primo ministro John Major commissionò il primo report per trovare una soluzione a breve al problema, e così fece Blair nel ’98, Cameron nel 2012. Senza, ovviamente, trovare una soluzione.

Di fronte al rischio quasi giornaliero di black out, che costa molto caro per le importazioni di gas liquefatto dal Qatar e altri paesi per produrre energia, il Regno Unito ha deciso di rivolgersi alla francese EDF e a un suo partner cinese per la costruzione di un terzo reattore, il C, per la centrale di Hinkley. EDF non è stata scelta a caso: è la compagnia che gestisce quasi tutti i reattori britannici (otto su nove), ed è l’unica ad avere le conoscenze per costruirne un altro. Non senza farselo pagare, e caro: i costi sono già stimati in 24 miliardi di euro, rispetto ai 10 stimati inizialmente, e retribuiti con un prezzo dell’elettricità doppio rispetto al valore di mercato per 35 anni. Una soluzione che la Commissione Europea non ha riconosciuto come aiuto di stato, ma molti stati europei, come Austria e Germania, sì, facendo causa al Regno Unito.

Di fronte a tutti questi problemi, alcuni parlamentari e ministri britannici hanno deciso di sostenere un progetto di fatto già partito: la cosiddetta tidal lagoon di Swansea Bay in Galles. Si tratta di un piano da oltre un miliardo di sterline che consisterebbe nel recintare con una diga la laguna di fronte alla città gallese, generando energia dal flusso di marea in entrata e uscita dalla diga, dove sarebbero poste delle turbine. La laguna servirebbe inoltre a riqualificare l’area, supportando sia la biodiversità che le attività di pesca e coltivazione sottomarina nell’area. Il tutto proteggendo la città dall’innalzamento del mare e da inondazioni.

Il costo dell’energia sarebbe infine significativamente inferiore: il progetto produrrebbe sì un decimo dell’energia della centrale, ma con un venticinquesimo dei costi di costruzione, con costi per operarla minimi, minima manutenzione, nessun costo per il combustibile nucleare e il completamente previsto addirittura entro il 2018 (rispetto al 2022, data ideale per Hinkley Point C ma che difficilmente verrà rispettata). Soprattutto, nessun rischio di incidente. Come quello di Fukushima, di cui ora ricorre il quinto anniversario.

Sono questi i motivi per cui ministri e parlamentari stanno appunto premendo in questi giorni per la realizzazione del progetto, che potrebbe essere replicato in serie, tanto da coprire i bisogni energetici britannici.

Il progetto risente però di rallentamenti dovuti a fattori politici e all’incertezza della tecnologia: un progetto di queste dimensioni che sfrutti l’energia delle maree non è infatti mai stato realizzato. Il motivo per cui il ministro per l’energia britannico, Lord Bourne, ha deciso di attendere fino al completamento di una review complessa e che durerà almeno fino all’autunno per accordare i sussidi fondamentali alla costruzione del progetto. Motivi tecnici e di incertezza legati alla tecnologia quindi, o forse dovuti al desiderio di dare tempo e respiro alla discussione su Hinkley Point C, ancora aperta.

Grazie mille per l’ascolto, per domande o commenti lorenzo.colantoni@gmail.com o, su twitter, colanlo. Alla prossima.

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