5 canzoni per riscoprire Rettore

riccardo
6 min readJan 30, 2019

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Cantautrice impegnata, ironica, dissacrante, “cantante del Saloon”, femme fatale: guida alla (ri)scoperta dei mille volti dell’istrionica Donatella.

I figli di Maria con qualche peccatuccio sul groppone lo sanno: da due sabati su Rai Uno va in onda un programma che si scontra clamorosamente e coraggiosamente con la corazzata di C’è posta per te, programma sbanca-Auditel targato De Filippi. Il programma è Ora o mai più. A condurlo c’è un impeccabile Amadeus e nella giuria della trasmissione presenziano interpreti mitologici della canzone pop italiana: tra gli altri dietro al bancone dei maestri troviamo Ornella Vanoni, Toto Cutugno, i Ricchi e Poveri, Marcella Bella. Una roba che neanche la mia più fervida immaginazione avrebbe saputo partorire.

La ciliegina sulla torta di questa edizione, che è la seconda, è la presenza di una cantautrice che da sempre occupa un posticino prezioso nel mio cuore: Donatella Rettore. Ho fatto anche la rima, tie’.

[Piccola parentesi autoreferenziale: a Rettore sono legato anche per quella volta in cui l’ho intervistata e mi mandò bonariamente a quel paese. La mia colpa? Definii il suo film Cicciabomba “uno stracult”, paragonandolo ai b-movies prodotti in quegli anni e rivalutati vent’anni dopo grazie alle retrospettive e ai trip mentali di Quentin Tarantino. Riattaccò. Era la mia prima intervista. Se non uccide, come dire?, fortifica. E infatti eccomi qui a scrivere e ad amarla più di allora.

Vi lascio il trailer di quel capolavoro di Cicciabomba qui].

Oggi scrivo questo breve post che altro non è che una grande dichiarazione per quest’artista che, per citare un tweet di un mio caro amico,

Lo ribadisco a gran voce: Rettore è stata davvero un’innovatrice. Nonostante gli inciampi, i proclama, le grandi sparate sulle colleghe (celebri quelle su Mina), la Nostra ha regalato ai posteri alcuni fra gli album più belli della storia del pop italiano degli anni Settanta-Ottanta.

Ho poco tempo, poco spazio e poca voglia (che strano!) per cui, come promesso, vi lascerò 5 tra le canzoni che reputo “sottovalutate” o non troppo ricordate -se non dai fan o dagli ammiratori nostalgici come il sottoscritto- sperando che questo vi porti a rispolverare, anche solo metaforicamente, i suoi bellissimi 33 giri. Perché Rettore non è, al di là delle apparenze, solo “Kobra” e “Splendido splendente”.

5) Remember, 1981, da Estasi clamorosa

E’ il 1981 e sembra quella di Rettore sembra una stella destinata a brillare per sempre: dopo aver vinto due Festivalbar di cui uno come rivelazione dell’anno (1979), la platinatissima Donatella è pronta ad agguantare il terzo premio lanciando nell’etere Donatella, uno dei primi e rari esempi di ska italiano, una hit trascinante che risuonerà in tutte le discoteche italiane. In pochi ricordano, però, che nello stesso album di Donatella c’è un brano scritto da Elton John e dal suo fido autore Bernie Taupin: stiamo parlando di Remember.

Ballata romantica scritta seguendo tutti gli stilemi che caratterizzano i pezzi storici del baronetto, sembra che la canzone fosse stata originariamente composta pensando a The Voice: no, non sto parlando di Pamela Petrarolo bensì del mitologico Frank Sinatra, che dopo averla incisa, la scartò senza pietà. Il nastro è tuttora inedito, ma Sinatra cantò il pezzo dal vivo “una quindicina di volte” tra il maggio del ’78 e l’aprile del ’78, durante la tournée che lo vedeva protagonista.

La leggenda narra che il label manager internazionale di Rettore le chiese, nel momento più alto della sua carriera, con chi avrebbe voluto collaborare e lei -con l’umiltà che da sempre la contraddistingue- rispose senza esitazioni: “Canterei solo una canzone di Elton John”. Ed ecco arrivare, direttamente dai cassetti della casa discografica, il provino di Remember. Un po’ come l’inedito scritto da Kylie Minogue pensando alle Donatella di X Factor, con la differenza che almeno di questo brano abbiamo visto la luce.

Rettore ha recentemente raccontato, in un programma televisivo, di un Elton John estremamente entusiasta della sua interpretazione (“Volle sentire il mio provino voce e piano e accertarsi della mia pronunciation. Mi inviò un telefax: “Tanti complimenti, Donatella. Andiamo!”) e di un’amicizia sbocciata con la madre di Elton (“Sono diventata sua amica, impazziva per i miei vestiti, lui era contento della nostra amicizia).

A prescindere da come siano andate realmente le cose, non è da tutti vantare firme e brani di questo tipo. Chapeau.

4) Il porco romantico, 1985, da Danceteria.

“Porco dolcemente depravato ed innocente, finalmente”: così inizia Il porco romantico, una ballata elettronica che la nostra Dada dedica a un interlocutore che chiunque sia stato su una dating app può identificare senza troppi sforzi. “E giorno dopo giorno arriverà un’altra che il mio posto prenderà”: precursora di tutte le storie fallimentari di Tinder, crollate a suon di ghosting dopo approcci gioiosamente sporcaccioni che fanno presagire (romanticamente) qualcosa di più.

Il disco non fu un insuccesso ma siamo già lontani dai trionfi di soli due anni prima. Peccato: i testi sono sempre brillanti e il sound à la Moroder particolarmente indovinato.

Da recuperare anche Femme fatale, in cui Rettore si cimenta con un’ideale di donna piuttosto baudelairiano. Da buona poetessa maledetta, rischierà lo shock anafilattico (o giù di lì) truccandosi con un make up fosforescente comprato a Londra per quest’esibizione:

3) Il ponte dei sospiri, 1983, da Far west

Il pezzo in questione è contenuto in Far west, il primo dei due album che Rettore pubblicò con la CGD, ma potrebbe tranquillamente non farne parte. Perché? Far west è un concept album nato pensando a un progetto molto più ampio che prevedeva anche un musical (mai realizzato) in cui Rettore avrebbe dovuto interpretare “la ragazza del Saloon”, per citare un altro brano del disco in questione.

Cosa c’entra “Il ponte dei sospiri” con tutto questo? Probabilmente nulla. La cantante veneta ce lo propone lo stesso, giustamente, perché le andava così.

“Se io sono è dolore/ se io grido è dolore/ se io vivo è dolore/ se io scrivo è dolore”: Rettore racconta il mondo che cambia confermandosi la versione canterina di Black Mirror con trent’anni d’anticipo (“se verranno a programmarmi senza sentimento”), rintracciando nel dolore l’ultimo baluardo dell’essere umani. Pezzone.

Da non dimenticare il singolo con cui anticipò il lancio dell’LP in questione, “Io ho te”, la sua più bella canzone d’amore (di cui non parlerò perché è impensabile annoverarla tra le canzoni “meno ricordate”). Andate a googlarla subito.

2) Eroe, 1979, Brivido divino

“E per troppo sentimento, lunghe ore di tormento”. Siamo a qualche istante dall’esplosione di Splendido splendente e la nostra ci incanta con questo pezzo rockeggiante. La scrittura di Rettore è potente perché semplice ma mai banale, incisiva ma ironica. Retorica? Mai.

1 ) Diva, 1981, da Estasi Clamorosa.

Il genio di Rettore consiste anche in questo: nessuno come lei sa provocare scientemente.

Diva è un pezzo emblematico: “trionfo scandaloso della posa/ non piange, non soffre, non si sposa/ sdraiata sopra un filo di tensione/ di privato in televisione” canta di una sua collega. “Avete mai tremato al suo canto d’usignolo/ ama e consuma mai un uomo solo”. Non ditemi che ascoltandola non vi siete chiesti a chi l’abbia dedicata: chi sarà mai la diva di cui parla nostra? La Oxa? Mina? L’arcinemica Berté? Non starà mica parlando di sé stessa? Probabilmente non lo scopriremo mai. Quello che sappiamo è che performando sulle note di Diva, Rettore ha tenuto (inconsapevolemente?) una lectio magistralist di spettacolo, dimostrandoci che tra le colleghe della sua generazione -figuriamoci quelle dopo- è stata la più internazionale di tutte, per gusti e presenza scenica.

Bonus track: i Sanremo di Rettore, in brevissimo.

Tralasciando i primi due (1974 e 1977) e quello di cui vi ho parlato nelle stories di ieri su Instagram, non mi resta che parlarvi di Di notte specialmente (1994), pezzo con cui Rettore tornò alla ribalta dopo anni di silenzio e di torpore mediatico.

Il brano fu scelto da Pippo Baudo (che quell’anno ripescò anche un’immensa Loredana Bertè pronta al rilancio con l’autobiografica Amici non ne ho) e decretò il ritorno al successo -ridimensionato e fine a sé stesso, considerati il successivo decennio di oblio della nostra eroina.

Di notte specialmente non fu apprezzato particolarmente dalla critica: alcuni giornalisti non apprezzarono il testo, giudicandolo “vuoto”. Io l’ho sempre trovata una bellissima canzone d’amore, per quanto non sia -per peso specifico e interpretazione- tra le sue più memorabili.

Riccardo De Santis

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riccardo

credo in un solo dio e il suo nome è Franca Leosini. tv, musica e libri sono il mio pane quotidiano.