In trenta giorni Twitter creò un leader

Sara Bernacchia
5 min readMar 20, 2018

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Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico dei governi Pd guidati da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, fa un uso mirato di Twitter. Dall’analisi, che considera il periodo compreso tra il primo febbraio e l’11 marzo, emerge un elemento su tutti: la costanza. Il ministro, infatti, pubblica circa 7–8 tweet al giorno, prediligendo la fascia oraria del primo mattino. I contributi di Calenda sono per la maggior parte risposte a domande che gli vengono rivolte da cittadini, spesso legati alle vicende e alle crisi aziendali che segue in prima persona.

Calenda è molto attento nel rispondere a tutte le domande che gli vengono poste e puntuale nel fornire riferimenti concreti. Utilizza il profilo Twitter come uno strumento di collegamento diretto con i cittadini, con i quali giorno dopo giorno si crea un legame di fiducia. Con l’avanzare della campagna elettorale si nota un aumento dei messaggi a tema più strettamente politico, volti a confermare o smentire gesti e affermazioni degli avversari che, visitando fabbriche e parlando di crisi aziendali, entrano nel suo territorio di competenza.

I riferimenti personali sono praticamente assenti dai tweet del ministro, che usa il profilo come mezzo “di lavoro”. Come detto, molti dei contributi sono risposte, quindi nella maggior parte dei casi si tratta di soli testi. Più raramente, Calenda posta video o immagini riferiti a eventi a cui partecipa (soprattutto in campagna elettorale) o a cui non può essere presente. In alcuni casi il ministro usa Twitter per commentare articoli di giornale che fanno riferimento alla sua attività, anche se solo in maniera residuale. I profili che si relazionano con Calenda risultano veri e sono riconducibili e due tipologie: cittadini che si rivolgono a lui per portare la sua attenzione sulle loro esigenze lavorative e che, vista la disponibilità e la sollecitudine del ministro, commentano con lui l’evoluzione delle vicende stesse, e addetti ai lavori, politici e giornalisti. In generale con il tempo si nota un progressivo “scioglimento” di Calenda che nelle risposte, dove il contesto lo consente o lo richiede, si fa più diretto e ironico.

Un uso attento di Twitter come strumento per rapportarsi con i cittadini ha reso Carlo Calenda un personaggio di spicco della politica italiana dell’ultimo mese. Durante la campagna elettorale, infatti, c’è stata un’evoluzione che lo ha visto passare da tecnico “esterno alle logiche di partito” a figura di primo piano del Pd. In un paese che si appresta a compiere i “dieci anni di crisi”, un ministro dello Sviluppo economico, che si destreggia tra fabbriche, vertenze e trattative aziendali, non può non essere protagonista. Soprattutto se ha la capacità e la buona volontà di ascoltare le voci delle centinaia di mani che stringe ogni giorno.

L’avvicinarsi del 4 marzo e il delinearsi nei sondaggi della volontà di voto degli italiani, fanno salire la tensione nel dibattito politico e l’attenzione verso i cinguettii di Calenda. Il ministro con le sue risposte, numerose e puntuali, è un alieno sulla scena politica e in molti se ne accorgono. I suoi follower crescono velocemente e aumentano i commenti provocatori, a cui lui risponde in modo ironico.

Per ogni voce critica, infatti, ce ne sono tante favorevoli, che difendono il ministro. Calenda è un “uomo del fare”, un tecnico, non contaminato dalla politica che ha deluso gli italiani. E la simpatia verso il personaggio si allarga al suo schieramento. Nel Pd l’impennata di popolarità di Calenda non è passata inosservata, tanto che dopo le elezioni tutto si svolge in modo quasi troppo ordinato. Nei primi giorni, con Renzi protagonista, Calenda tiene un profilo basso.

Con il passare delle ore, però, la sua posizione cambia: il ministro, che aveva più volte ribadito di non essere un membro del Pd e di non poter quindi intervenire nelle decisioni interne, si identifica sempre di più con il partito.

Da qui in poi, la via è segnata: il prima arriva l’annuncio di volersi iscrivere al partito e poi la tessera.

Calenda, oggi, è il biglietto da visita del Pd: non era candidato e quindi non è stato sconfitto, si iscrive per dimostrare la sua fiducia e invita le persone a seguirlo.

Da iscritto, Calenda può parlare del futuro del partito. E lo fa su Twitter, minacciando di abbandonare lo schieramento nel caso di accordo con i 5 Stelle per la formazione dell’esecutivo.

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