#VersoLaFoce: Foto-Diario di viaggio

Emilia Romagna Tourism
6 min readJun 26, 2015

Questo che vi presentiamo è una specie di Foto-Diario di viaggio, un reportage quasi- fotografico se volete, di una giornata passata tra letteratura e paesaggi; perdendosi tra i percorsi e le suggestioni del territorio del Delta del Po insieme ad un gruppo di Instagramers delle community locali. Il tema prendeva le mosse dal libro di Gianni Celati “Verso la foce”, e voleva seguire parte dei luoghi raccontati nel libro e nei nostri #LetteraTER.
Il tragitto lo abbiamo deciso mano mano che avanzavamo e ci ha portato da
Comacchio al Faro di Goro per poi ridiscendere per Codigoro, passando per l’Abbazia di Pomposa ed il porto di Goro.

Durante la giornata ci siamo persi tra i paesaggi dell’Emilia Romagna, lasciandoci suggestionare dalle mete che incontravamo sul cammino…

e forse anche questa è una delle dimensioni del viaggiare

Di seguito troverete alcuni scatti, che non comprendono tutto il materiale che abbiamo riportato a casa, ma che danno l’idea di ciò che abbiamo incontrato e pensato durante il viaggio.

Nel lasciarvi alle foto vogliamo ringraziare ancora una volta i nostri compagni di viaggio: Titti, Cinzia, Julie, Ilaria, Barbara, Federica, Maurizio… senza di voi non sarebbe stato lo stesso

…un viaggio è innanzitutto una splendida allucinazione collettiva…

Pomposa

6 giugno 2015 | Prima sosta verso la foce. Le acque, un tempo, circondavano l’abbazia Foto di @aniconico

Incontriamo l’Abbazia di Pomposa sulla strada, annunciata dal suo alto campanile. Il sito è oggi inserito in una specie di area verde che sembra lontana da tutto. Se non fosse per la Romea che ci scorre affianco, con il suo rumore di macchine e mezzi agricoli, sembrerebbe di essere in uno di quei siti archeologici dove si respira antichità. L’impressione è rafforzata dal caldo che respiriamo qui e a cui non ci siamo ancora abituati: aria umida, odorosa e stantia allo stesso tempo… aria pesante.
Un tempo questa era un’isola, nascosta dalle paludi e dalla vegetazione. Qui trovavano riparo i pellegrini che andavano verso Roma, i romei come si sarebbe detto un tempo. Trovavano riparo anche la cultura, i libri e tutta la conoscenza del tempo…

…in questo luogo, isolato ed appartato dal mondo esterno, un monaco chiamato Guido inventò le note musicali…

“Anche l’intimità che portiamo con noi fa parte del paesaggio, il suo tono è dato dallo spazio che è dato là fuori.”

Ne approfittiamo per una pausa pranzo all’ombra degli alberi che circondano il complesso, chiacchierando di arte, di città italiane, di urbanistica … di altri viaggi.

Porto di Goro

La vita di mare è ovunque così, anche lontani dal mare. Foto di @igersemiliaromagna

L’arrivo nel porto di Goro ha qualcosa di surreale. E’ sabato pomeriggio , sono circa le 15 e siamo in una cittadina fantasma. Mentre venivamo qui, sulla strada, abbiamo letto l’indicazione “Ponte di Barche” e “Faro” ed il gruppo ha iniziato a scalpitare ansioso, richiamato dall’immaginazione e dal suono di quelle parole sul cartello. Il porto è come un gigante dormiente: i capannoni della pesa del pesce vuoti, le macchine a riposo e tutti i rumori e gli odori degli approdi di mare; corde che si tendono, sartie sbattute sulle murate dai venti e l’acqua… su cui riposano le barche.

La vita di mare è ovunque così… anche lontani dal mare

“… E dappertutto quest’aria d’attesa che il tempo scorra e passi il giorno, venga un’altra stagione, che non si sente in città” Foto di mental_shot

Un veloce sguardo alla mappa, per capire che tutti vogliono raggiungere la punta, il limite estremo della terra e della Foce del Po.

Dobbiamo sconfinare in Veneto…

“L’attesa insieme all’abbandono sono palpabili in queste campagne e nessuno resta immune al fascino polveroso della decadenza” Foto di skynet70

Ponte di Barche

Foto di federchicca12

Un chilometro prima del porto di Goro c’è un Ponte di Barche da cui si può andare in Veneto. E’ fatto di chiatte e legato alla terra con delle funi d’acciaio, dicono per le piene del Po di Goro.

Foto di Ig_ferrara

Al centro si trova una casetta, che unisce i due lembi del ponte, in cui c’è una signora che fa pagare il pedaggio: ha la faccia segnata, i capelli corti e non ci sente molto bene. La sua macchina è parcheggiata lì accanto e lei ha costruito il suo piccolo e accogliente ufficio in mezzo ad un fiume.

“2 euro per le macchine, 3.50 per i camion, 1 per le moto — Il comune di Ariano paga la sua parte, quello di Goro il suo pezzo, ed al centro pagate me

Foto di yzclone

Due motociclisti tedeschi pagano il doganiere nello spazio aperto dal letto del fiume e sembra di essere in uno scenario statunitense… di quelli che raccontano i grandi fiumi del nuovo continente.

Faro di Goro

Foto di mental_shot

Per arrivare al Faro di Goro bisogna prendere il battello e bisogna prenderlo dalla sponda veneta. Ci accorgiamo del cambio di Regione dal dialetto delle persone che abbiamo intorno. Non vengono molti emiliano romagnoli qui, sono più gli abitanti del Nord che scendono.

Il battello ha l’aria di una corriera ad elica, di quelle che portano gli abitanti dei paesini al mare l’estate, ed imbarca gente fin che può.

La corsa costa due euro , andata e ritorno, e tutto in questo luogo ha l’aria sporca e logora dei luoghi esposti ai capricci del mare… non siamo riusciti a comprendere se sia colpa della salsedine che tutto consuma o se sia un tipico tratto dei luoghi di confine…

luoghi meticci che non sono mai né da una parte né dall’altra.

Beaches are not always sandy. Foto di drunkenbones

Sull’isola c’è il Faro ed un bar, con dentro molte foto di uccelli e volatili ed in cui ci sono anche i battellieri che attendono di ripartire con la corsa: sono seduti, stanchi e sudati, di fronte ad un tavolino rotondo. Si sente il rumore dei frighi del Bar che arrancano nel caldo e delle persone che chiacchierano in una litania mai sentita: un po’ veneto, un po’ emiliano romagnolo.. un po’ di gente di mare.

Insieme

Insieme Foto di Federchicca12

Qui sulla spiaggia siamo tutti come bambini, torniamo ai giochi semplici e ci divertiamo con poco. C’è chi cammina sugli scogli, chi arriva alla punta del molo, chi guarda il mare e basta.

Tutti facciamo foto, come fossimo arrivati ad una meta.

6 giugno 2015 | Un van imbottito di Instagramers a zonzo verso la foce. Foto di aniconico

Qui finisce la terra ed inizia il mare… non ci resta che tornare indietro.

“Camminando la linea d’orizzonte ti dice sempre che tu sei disperso in un punto qualsiasi della terra” Foto di mental_shot

Codigoro

“10 giugno 1984 #Codigoro #Ferrara — un tempo qui le paludi invadevano tutto … Adesso qui sorgono case moderne, quadrate e senza volto” Foto di igersemiliaromagna

E’ la nostra ultima fermata e la prendiamo quasi per sbaglio. Non volevamo venire qui, ma l’autista ha capito male e così eccoci sul lungo fiume di Codigoro. La prima cosa che ci salta agli occhi è che ci sono delle specie di “vongoloni” enormi che sembrano nuotare nel fiume, la seconda è che non sembra di essere in Emilia Romagna. Lo fa notare Barbara:

Non saprei definire… mi sembra un paesaggio veneto”

…ed è come perdersi e ritrovarsi subito nelle immaginazioni scritte di Gianni Celati:

“Dietro la piazza c’è una strada che costeggia il Po di Volano… e lo scorrere dell’acqua allarga tutto e fa respirare… Virtù dell’architettura veneziana, ti abitua a guardare le superfici come qualcosa di festoso …
la festa dell’apparire delle cose

“Qualche pescatore ha già acceso la sua lampada a petrolio, Dentro un cespuglio di salici c’è solo ombra indistinta e la calma astratta di quest’ora del giorno…” Foto di Federchicca12

Originally published at www.travelemiliaromagna.it on August 6, 2015.

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