Playlist — Il GP d’Australia 2022 in 5 canzoni

Alessandro Silva
9 min readApr 14, 2022

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No, non vi preoccupate: non vi tedierò ancora con la storia di Babbo Natale. Altre due settimane sono passate e, per un motivo o per l’altro, sono diventato grande. Non perdo più tempo a farmi domande alle quali non si può, non si deve, o non si ha voglia di trovare una risposta. E quindi mi godo questa meravigliosa festa rossa, piena di spumante e di regali (alcuni sperati, alcuni sicuri, alcuni sorprendenti), in cui c’è sempre un piccolo o grande imprevisto che può renderla bella, meravigliosa, triste ma anche tragica. E no, non parlo del cenone del 25 Dicembre.

1–10 RAGAZZE (con ERNIA), Rkomi, MACE

Sto guidando, lei mi tocca, elegante
Al primo semaforo rosso, su le mani

Stavo guardandole le spalle, un po’ più giù
Stavo pensando a come andarmene, il giorno dopo

Vi dico la verità: ero molto indeciso. Non sapevo se scegliere questa bella hit di Rkomi o un cavallo di battaglia dell’eterno Cesare Cremonini, “Nessuno vuole essere Robin”. Sì, sto parlando di Carlos Sainz e della sua debacle che, con tutta probabilità (al netto di ciò che abbiamo sentito e sentiremo uscire dalla bocca di Mattia Binotto, sapientemente addestrato dall’ufficio PR del Cavallino), gli appiopperà l’infame cappa di seconda guida. È vero, ha alcune scusanti: il volante nuovo con frizione non tarata perfettamente (sostituito all’ultimo secondo sulla griglia di partenza), il problema all’accensione del motore in qualifica con conseguente ritardo sull’inizio del giro, la bandiera rossa che interrompe un crono decisamente buono… Ma anche errori. L’errore nel Q3 che lo condanna alla nona posizione, l’errore nel secondo giro che fa comparire la tragica scritta “OUT” a fianco al suo nome. Se il weekend fosse andato male all’intera Ferrari, sarebbe stato una lacrima nell’oceano — ma la Rossa la gara l’ha vinta. Anzi, l’ha dominata: Leclerc stampa il primo Grand Chelem (o Grand Slam, che dir si voglia) in carriera, portando a casa pole position, giro veloce in gara, vittoria e mantenendo la prima posizione dal semaforo verde alla bandiera a scacchi, ininterrottamente. Carlos stava proprio guardando le spalle del compagno, alle 7:05 di domenica — anzi, un po’ più giù. Spingere per recuperare è doveroso, specie se si guida il missile che la Ferrari ha messo in pista per questa stagione. Fare un pasticcio mentre si spinge, ti rende lo zimbello della domenica. Tempi duri per El Chili Sainz: non vorrei davvero essere nei panni del suo mental coach. Che l’Europa possa portare consiglio, spensieratezza e motivazioni al 55 Rosso.

2 — Bugiardo, Fabri Fibra

Non avrei creduto a tutto, era tutto finto
Io neanche fumo più, ho smesso
Bugiardo
Bugiardo
Con questa faccia da bugiardo
Era tutto uno scherzo sono un bugiardo

McLaren, Mercedes, motorizzati Ferrari… Non avrai creduto a tutto, era tutto finto. Come vi ho già anticipato, un po’ sul chivalà, nel precedente Playlist, la pista di Melbourne era un’insidia concettuale. Era ciò che la rendeva speciale, in un certo senso, come season-opener negli anni passati: la certezza che se una macchina dominava la corsa era davvero un mezzo formidabile, ma anche che se la gara era un po’ pazza ed il gap tra primo e secondo era contenuto, le carte in tavola erano state mischiate dall’atipico layout australiano. E quest’anno, giusto perché la stagione non è abbastanza avvincente, un mix: la Ferrari di Leclerc domina qualifica e gara, mentre nel midfield c’è stato un pesante ribaltamento dei rapporti di forza. La Mercedes è clamorosamente salita sul podio, grazie al ritiro di Verstappen, e sembrerebbe (al netto delle grane di affidabilità dei motori anglo-giapponesi RBPT) confermarsi come terza forza. La Alpine sembra essere molto, molto vicina - ma non in gara: Alonso, dopo una qualifica che rischiava di essere leggendaria, è costretto a fermarsi, mentre Ocon raccoglie un misero settimo posto. Ma ecco risorgere dalle ceneri McLaren: le due papaya concludono quinta e sesta (per carità, a 53" di distacco dal monegasco della Ferrari e a 33 dal Checo Pérez) il GP, lasciandosi momentaneamente alle spalle i deprimenti momenti vissuti in Medio Oriente. Ma provate a chiedere informazioni su questo risultato ai tecnici di Woking: più insperato, inspiegabile e (in una certa misura) fortunato di un 2 fisso preso su Inter Cagliari, Aldo Baglio docet. E allo stesso modo possono rispondere in casa Haas e Alfa Romeo: un passo indietro (diciamo, di due posizioni) per quanto riguarda Bottas e Zhou, molte di più per Schumacher e Magnussen. Grosso, grosso shake-up. Il colpevole? Con tutta probabilità, l’infido, menzognere e meraviglioso teatro dell’Albert Park di Melbourne.

3 — Monde de fous, Danakil

Et la même question revient souvent
Où est donc ma place dans ce monde de fous
Sait on comment faire pour qu’il reste debout
Suis-je à la ramasse ou suis-je au rendez vous
Est-ce le même écho qui tourne autour de nous

Penso sia la domanda che più di tutti si stanno facendo tutti i team, tranne tre o quattro: “Qual è il mio posto in questo mondo di pazzi?” Probabilmente Aston Martin, di cui parleremo dopo, ha la certezza di essere al fondo della griglia, gentilmente accompagnata da Williams. Sappiamo con relativa sicurezza che, al momento, Ferrari è prima forza del campionato e Red Bull insegue da vicino — sostanzialmente — con il solo Verstappen. Ma tutti gli altri? Al netto di quello che abbiamo detto qua sopra, le posizioni degli altri sei o sette team sono più incerte che mai. Qualunque di queste vetture è in grado di entrare nella top 10 in (quasi) qualsiasi Gran Premio o qualifica: la Haas lo ha dimostrato, l’Alfa Romeo anche. Tsunoda non ha lo stesso smalto di Gasly e la macchina non è il naturale proseguimento (in termini di performance) di quelle viste nel 2020 e 2021, eppure ha racimolato punti in ognuno dei tre appuntamenti di questo mondiale 2022. La McLaren sembrerebbe leggermente in crescita, ma potrebbe essere il punto interrogativo più grosso — assieme ad Alpine. Il progetto della scuderia francese sembra essere più che buono, ma molto grezzo: le soluzioni non sono estreme ma sicuramente interessanti, mentre purtroppo manca una grande quantità di dati relativi a performance e affidabilità, vista la totale assenza di team che equipaggiano, come clienti, la Power Unit bleu. Col cerino in mano rimane, per ora, Mercedes: un buon gap dal resto del midfield, troppo distanti dal duo di testa. Sarò felice di essere smentito dal tempo, ma per Russell ed Hamilton si profila una stagione sulla falsariga del 2021 Ferrarista: obbiettivo consolidare la terza posizione nei costruttori, provare ad assaltare la seconda, magari vincendo qualche gara che presenti imprevisti per Red Bull e Ferrari. Un ultimo pensiero su Ferrari e Red Bull: la Rossa sembra essere un mezzo nettamente superiore, è vero. Ma l’unico GP che Verstappen ha concluso, l’ha vinto. Chi vivrà, vedrà.

4 — Film Senza Volume, Marracash & Gué Pequeno

I pensieri schizzati lanciati come delle auto di Formula 1
Non so chi pregare come nello spazio seguro non sente nessuno
Triste monologo, il microfono è il mio psicologo

Non potevo non dedicare una canzone ad uno dei miei idoli d’infanzia. Non mentirò, mi ha diviso l’anima tra 2010 e 2013: una infinita ammirazione ed una irresistibile attrazione si contrapponevano ad una terribile invidia e all’odio latente che, spesso, si prova per chi vince quattro mondiali di fila contro la tua squadra del cuore. Ma dopo il 2014, Sebastian Vettel è entrato nel mio cuore, sfondando il portone con un calcio e facendolo battere all’impazzata ad ogni sua pole position, vittoria, sorpasso, errore. Poi, l’incubo 2020 e l’esodo verso Aston Martin. Il 2021 sembrava essere stato abbastanza gentile con il tedesco, in attesa di vedere che ne sarebbe stato di questa nuova generazione di vetture che avrebbe potuto, chissà, riconsegnargli l’iride nove anni dopo. Eppure, niente da fare: il 2022 di Vettel e di Aston comincia male e prosegue peggio, con il tedesco che risulta positivo al COVID nei pochi giorni tra i test ed il GP del Bahrein ed è costretto a saltare sia il season opener, sia il GP d’Arabia Saudita. Come se non bastasse, alla TV il film è senza volume, proprio come quello che Marra e Gué guardano alla mercé della depressione: la AMR22 è debole, strana, non è competitiva in nessun modo e per nessuna posizione — non ha letteralmente nemmeno un punto di forza, solo debolezze. E se Lance Stroll cerca di divertirsi col giocattolo del papà, il feedback di Nico Hülkenberg (subentrato a Vettel dopo la positività) è stato dei peggiori: «Sono abbastanza contento dal mio punto di vista, ho guidato pulito, proprio bene». Peccato stia commentando una dodicesima posizione, su dodici vetture arrivate al traguardo. Vettel arriva poi finalmente a Melbourne e il weekend che lo attende è tra i peggiori della sua carriera: martoriato da incidenti, errori, problemi tecnici e culminato con la terzultima posizione in griglia e la penultima in gara, da ritirato dopo un errore da Nakajima qualsiasi. E l’atteggiamento di Seb è preoccupante: non è quel Vettel che abbiamo conosciuto negli anni precedenti, dispiaciuto ma motivato a dare feedback, suggerimenti, spiegazioni contestuali al crash. È un Vettel depresso, triste, quasi senza speranze: come il duo di rapper milanesi, si affida al microfono della sua radio per cercare qualcuno che lo ascolti, che lo conforti, che gli dica «Sebastian non è colpa tua, ma nostra». Forse, quei pazzi che dicevano “Vettel non torna dal COVID” non erano così tanto nel torto: certo, Seb non si tirerebbe mai indietro da un impegno preso, da professionista esemplare qual è. Ma di fatto, al momento, dal suo isolamento forzato, non è ancora tornato.

5 — Danger Zone (From “Top Gun” Original Soundtrack), Kenny Loggins

Highway to the Danger Zone
I’ll take you right into the Danger Zone

You’ll never say hello to you
Until you get it on the red line overload
You’ll never know what you can do
Until you get it up as high as you can go

Ed ora, per concludere questo Playlist, un pensiero finale su questa meravigliosa battaglia per la prima posizione. Leclerc prende il suo volo privato per tornare a Monaco, dopo il suo capolavoro australiano, con un distacco di 34 punti su Russell, suo diretto inseguitore nella classifica piloti, di 38 su Sainz e soprattutto di 46 su Max Verstappen. È un distacco preoccupante, specialmente se accumulato in sole tre gare: l’olandese ha solo cinque punti in più di Ocon (che sicuramente non ha brillato per exploit particolari, solo tanta costanza) e tre in meno di Hamilton, i cui risultati sono stati una terza, una decima ed una quarta posizione. E ora attenzione, perché come canta Kenny Loggins sullo spartito di Giorgio Moroder, si sta andando a grande velocità verso la Danger Zone: Imola dovrebbe essere (non solo dal punto di vista del pubblico) territorio di caccia della F1–75, vista la sua incredibile agilità nel lento, mentre Miami sembrerebbe essere un circuito piuttosto simile al nuovo Albert Park, molto veloce e con molti cambi di direzione (oltre all’immancabile curva ad ampio raggio tilkeiana). Occhio poi, due settimane dopo, al GP di Spagna: la Ferrari ha dimostrato di sapere bene come dominare la pista catalana, specialmente il terzo settore, quello del lento, che dovrebbe essere il tallone d’Achille di questa nuova generazione di monoposto. Tre appuntamenti all’orizzonte che quindi dovrebbero sempre essere favorevoli alle caratteristiche dell’impressionante, affidabile e vincente capolavoro d’ingegneria targato Maranello: si va a pieno ritmo verso un momento di grande concitazione agonistica, i cui risultati potrebbero essere ancora più determinanti in termini di classifica finale. Il limite è il cielo, non saprai mai cosa puoi fare davvero finché non ci provi: la Ferrari avrà bisogno di grande, grande coraggio.

Extra: Without You — AVICII, Sandro Cavazza

Non posso terminare questa raccolta di pensieri sparsi senza nemmeno nominare (affinché il proverbio latino più vero e duraturo di tutti, verba volant, scripta manent) il pensiero che più di ogni altro mi ha occupato la mente in questi ultimi giorni. Per la prima volta in 23 anni, la Agnese non mi ha più maledetto per la sveglia puntata alle 6:45 di domenica, non mi ha più risposto con una faccina scocciata al “Guardo la F1” dopo la domanda “Cosa fai?” e non mi ha più chiesto “Chi ha vinto?”, con tanto di espressione un po’ sorpresa, un po’ contenta per l’emozione di suo figlio, alla risposta “La Ferrari”.

Buon viaggio Mamma.

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Alessandro Silva

Classe 1999. Se ha due ruote ed un motore, voglio vederlo gareggiare. Se è rosso e blu, deve essere il Genoa. Null’altro.