‘Il Generale Della Rovere’ (Roberto Rossellini, 1959) — Una Recensione

Introduzione con caratteristiche generali del film di Rossellini, un ritorno alle tematiche neorealiste

Alessio Spina
2 min readJun 22, 2024
Locandina del film ‘Il Generale Della Rovere’
Locandina del film ‘Il Generale Della Rovere’

Secondo il critico Adriano Aprà, ‘Il Generale Della Rovere’ può essere considerato un ‘film fatto di muri’. A ben vedere ha ragione: si parte con i muri di Genova imbrattati di propaganda fascista, ci si imbatte poi nei muri del carcere in cui è detenuto il presunto Generale (De Sica uno e trino, con l’attore che si declina in due personaggi differenti) e l’epilogo avviene nuovamente di fronte a un muro, quello estremo e definitivo della fucilazione.

Questa sensazione di chiuso, una cupezza che copre l’intera vicenda alla maniera del miglior Rossellini della trilogia della solitudine dei film degli anni Cinquanta — mai pienamente capiti e apprezzati — fa da confezione ad una pellicola che non ti aspetti. O meglio, di cui Roberto Rossellini per primo, forse, non immaginava la straordinaria portata storica e umana che può essere a tutt’oggi argomento di discussione e spunto di riflessione.

Rossellini che nel film ci credeva, certo. Si trattava di un progetto del produttore Moris Ergas col proposito di presentarlo al Festival di Venezia. Il regista sposò l’idea, accantonando il ben più ambizioso ma difficoltoso lavoro riguardante un lungometraggio da girare in Brasile alla maniera ‘semplice e naturale’ di quanto aveva fatto in ‘India’.
Un compromesso, dunque, che per giunta doveva essere ultimato in tempi brevi. Il soggetto fu trovato nel racconto ‘Il Generale’ di Indro Montanelli, che pare avesse riferimenti autobiografici e che comunque riguardasse una situazione realmente accaduta e conosciuta da Montanelli stesso.

‘Il Generale Della Rovere’ recupera quel clima plumbeo del contesto bellico già trattato da Rossellini durante la stagione neorealista, poi abbandonato per il finissimo studio psicologico dei personaggi dei film del lustro 1950/55, ovvero ‘Stromboli Terra di Dio’, Europa 51’, ‘Viaggio in Italia’ e ‘La Paura’.
Un passo indietro, tematicamente parlando? Nient’affatto, perchè ne ‘Il Generale’ la guerra funge solo da pretesto per un ragionamento e una osservazione di più ampia portata su colui che è motore della storia, ovvero Emanuele Bardone, balordo dedito al gioco e all’inganno di coloro che attendono notizie dei loro parenti, deportati. Vantando amicizie con i tedeschi, Bardone spilla somme di denaro in cambio di promesse di notizie che si inventerà di sana pianta. Ma un giorno, venuti i nodi al pettine, saranno proprio i tedeschi ad offrirgli un’ancora di salvataggio: fingersi in carcere il Generale Della Rovere, eroe della Resistenza, e ottenere informazioni preziose per loro conto…
Come dicevamo all’inizio, De Sica uno e trino: due i suoi ruoli, trattati con straordinaria versatilità e appassionante vis recitativa. Ne parleremo.

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Alessio Spina
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Critico cinematografico e molto altro