Il manifesto della Lean Non Profit

Per una nuova generazione di organizzazioni non profit

Andrea Landini
3 min readMay 12, 2016

La Lean Non Profit:

  1. raccoglie e analizza i dati, riconoscendo in essi degli alleati per cambiare il mondo;
  2. non smette mai di innovare = non smette mai di imparare;
  3. impara testando ogni aspetto della propria azione (è sempre in modalità A/B testing) e, dopo aver imparato, apporta dei correttivi e ne misura nuovamente gli impatti;
  4. considera il fallimento come un passaggio di avvicinamento ai propri scopi, teme l’immobilismo e non la possibilità di fare degli errori per crescere e migliorare ogni aspetto della propria azione;
  5. attiva dei canali alternativi di fundraising rispetto agli organismi governativi e ai grandi donatori, in modo da rendere sostenibile l’organizzazione nel lungo termine;
  6. è storymaker: fa la storia generando impatti sociali tangibili a prescindere dalle proprie risorse e dal proprio raggio d’azione;
  7. è storyteller, racconta una storia in ogni sua scelta perché considera e utilizza la potenza del racconto in tutti i suoi formati come la cerniera emotiva e celebrale di connessione profonda con le persone nel Mondo;
  8. sa che la chiave è iniziare subito, a prescindere dal proprio punto di partenza: il cambiamento in atto è accessibile sia per le organizzazioni già esistenti da tempo sia per le non profit nascenti
  9. rimuove le barriere alla sua scalabilità. La prima barriera da fronteggiare è il tempo a disposizione che è una risorsa scarsa quindi punta sullo sviluppo di partnership con il mondo profit, utilizza le ultime tecnologie, ad esempio in fatto di marketing automation, per fare di più in meno tempo;
  10. ha coraggio per pensare veramente in grande, persegue in maniera nuova la propria mission, non ha paura di uscire dalla propria zona di comfort e immaginare quanto lontano sia possibile arrivare.

Guarda il video sulla Lean Non Profit.

Il dibattito è stato aperto durante il Festival del Fundraising 2016, in corso in questi giorni vicino al Lago di Garda.

Diversi talk nei primi due giorni di Festival sono andati nella direzione della #LeanNonProfit: uno su tutti quello di @BeateSorum che ha dimostrato come ridurre le scelte e semplificare siano le chiavi per migliorare l’esperienza del donatore e ottenere risultati online. L’innovazione passa per la sottrazione.

Il concetto è questo: adattare e applicare la metodologia della Lean Startup, modello gestionale definito da Eric Ries, al settore non profit. Esempi di Lean Non Profit nel mondo? charity: water, Pencils of Promise e Watsi. Quest’ultima è stata la prima non profit ad entrare nel prestigioso programma di accelerazione Y Combinator, nel quale sono state accelerate startup del calibro di Airbnb, Dropbox e Stripe. La scalabilità del bene.

I 10 punti espressi nel manifesto della Lean Non Profit provano a sintentizzare i tratti d’azione comune delle tre non profit citate. Dalla pratica alla teoria, dalla teoria all’azione: noi di CrowdChicken crediamo di poter dare un contributo per la nascita di una nuova generazione di non profit e per supportare le organizzazioni esistenti nell’evoluzione verso un approccio strategico e operativo lean.

Ad altri spetterà il compito di abilitare le non profit nell’inserire nel proprio puzzle gli altri pezzi mancanti, in primis lo storytelling visuale come sta facendo Abigail Disney con la sua Fork Films: storytelling is the new fundraising.

Alle organizzazioni e ai fundraisers presenti al Festival e a quelli che non sono venuti ma che mettono cuore e passione nel contribuire alla crescita degli impatti sociali della propria organizzazione: diventare una #LeanNonProfit è possibile per tutti, facciamolo insieme.

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