Energia in Italia

Aneddotica Magazine
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4 min readOct 11, 2017

Nel 2015, venne inaugurato l’Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile. Scopo dell’iniziativa capire e tracciare come cambia l’interesse degli italiani sulle tematiche che da sempre sono al centro del nostro lavoro, e della nostra passione. A distanza di due anni i dati rivelano che gli appassionati ai temi della sostenibilità sono una percentuale stabile della popolazione (intorno al 29 per cento).

E a conferma del fatto che le tematiche ambientali sono sempre più oggetto di studi e approfondimenti, nei giorni scorsi sono state presentate due nuove pubblicazioni: “Il catalogo delle tecnologie energetiche”, a cura di Enea e Cnr, e “Scenari di sviluppo del sistema energetico nazionale”, a cura di Rse e Politecnico di Milano, entrambe elaborate nell’ambito del Tavolo tecnico sulla decarbonizzazione dell’economia, istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con il coinvolgimento di oltre 70 rappresentanti di istituzioni pubbliche e private.

Ciò che dovrebbe sorprendere (almeno quel 29 per cento della popolazione interessata alle problematiche ambientali) è che, a fronte di tanto parlare e approfondire temi ambientali e sulle fonti energetiche e di promesse e simposi nazionali ed internazionali (dalla COP21 di Parigi alla Cop22 di Marrakech agli incontri delle NU), le politiche adottate sono completamente diverse.

Lo scorso anno l’Italia ha concesso sussidi alle fonti fossili per 15,2 miliardi di euro, una cifra enorme (specie considerando le promesse di ridurne l’utilizzo) e soprattutto in aumento rispetto sia al 2015 (quando sono stati 14,8) che al 2014 (14,7 miliardi di euro). A confermarlo è il rapporto Transizione 2020: monitoraggio dei sussidi ai combustibili fossili in Europa, realizzato da Odi (Overseas development institute) e Can Europe (Climate action network), al quale ha collaborato anche Legambiente.

“La combustione delle fonti fossili è la causa principale dei cambiamenti climatici. È assurdo che si continuino a finanziare i sussidi alle fonti fossili venendo meno agli impegni presi con gli Accordi di Parigi” ha detto Katiuscia Eroe, responsabile Energia di Legambiente. “Occorre cancellare i sussidi, diretti e indiretti, a petrolio, carbone e altre fonti che inquinano l’aria e danneggiano la salute, accelerare il processo di decarbonizzazione delle economie e spostare le risorse verso l’innovazione ambientale e l’efficienza energetica, incentivando il settore delle energie rinnovabili che aiuta le famiglie anche a risparmiare in bolletta”.

Invece, mentre i media continuano a sventolare belle promesse e piccole iniziative per sensibilizzare la popolazione, in realtà si continua promuovere le fonti energetiche inquinanti. Secondo Legambiente, Sace (Servizi assicurativi e finanziari per export e internazionalizzazione) e Cdp (Cassa depositi e prestiti), continuano a finanziare i progetti da fonti fossili. Ma non basta a questi si aggiungono l’esenzione dall’accise sulle royalties per l’estrazione di questi combustibili (per una somma fiscale media di 1,4 miliardi di euro l’anno), la riduzione dell’aliquota di accisa sul consumo di carburanti diesel per il trasporto su gomma (circa 5 miliardi di euro nel 2016 — dati Ministero dell’Ambiente) e le centrali alimentate da fonti fossili, per la produzione di energia elettrica o la cogenerazione di calore, che hanno ricevuto riduzioni fiscali per un valore di solo 366 milioni di euro nel 2016 (Ministero dell’Ambiente, 2016).

Eppure proprio la produzione di energia elettrica da combustibili fossili e in particolare le centrali a carbone sono tra i maggiori responsabile delle emissioni. Uno studio appena presentato dal WWF afferma che la quantità di CO2 emessa in un secondo da una centrale a carbone come quella di Brindisi o di Civitavecchia, equivale a circa 400 kg “ovvero una quantità di CO2 pari a quella prodotta, sempre in un secondo, da circa 130.000 auto in movimento”. Con questa iniziativa il Wwf chiede attenzione rispetto alle scelte energetiche del Paese. Il Governo nelle prossime settimane pubblicherà la Strategia energetica nazionale, con la quale si deciderà la traiettoria energetica dell’Italia per almeno i prossimi 20 anni. Per la prima volta si sta prendendo in esame la possibilità di una chiusura delle centrali a carbone, ma nella proposta del Governo si delineano gli scenari senza operare una scelta chiara e, quindi, la data effettiva dello stop”.

Fonti energetiche fossili che, secondo gli attivisti del panda sono “causa in Italia di circa 8 morti a settimana e di una spesa sanitaria annua calcolata di 1,4 miliardi di euro. Chiudere l’era del carbone è una scelta non più rinviabile, fondamentale sia per le politiche climatiche che per tutelare la salute dei cittadini”. “L’accelerazione del cambiamento climatico e le sue preoccupanti conseguenze devono spingere la classe politica a mettere in atto politiche energetiche ambiziose, con obiettivi chiari e con l’individuazione puntuale degli strumenti necessari a conseguirli” ha detto Maria Grazia Midulla, responsabile energia e clima del Wwf Italia, ha detto. “Il primo passo concreto è dire addio al carbone, il combustibile che emette il più alto tasso di CO2, e che quindi avvelena il clima, le persone e l’ambiente”.

Invece, nonostante gli studi dei centri di ricerca e delle università e l’interessamento a queste tematiche di quasi un terzo della popolazione, in Italia si continua a produrre energia elettrica con il carbone: dopo l’apertura della centrale in Sardegna, è stato deciso di riaprire anche la centrale di Genova Lanterna che da tempo sarebbe già dovuto essere chiuso.

A inizio gennaio 2018 l’Italia dovrà presentare, la prima versione del Piano Nazionale Energia e Clima, nell’ambito della Strategia energetica nazionale (le cui consultazioni sono iniziate a giugno scorso si sono concluse il 12 settembre). Con questo documento si deciderà la strategia energetica dell’Italia fino al 2030. Una buona occasione per comprendere se si deciderà davvero di chiudere le centrali a carbone, o se, come prevedono molti, prevarranno scenari poco definiti e nessuna politica chiara e, soprattutto definitiva per dare uno stop al ricorso ai combustibili più inquinanti.

C.Alessandro Mauceri

Originally published at Aneddotica Magazine.

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