Radio Bullets, #donnenelmondo del 6 gennaio 2015

Angela Gennaro
4 min readJan 7, 2015

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Buongiorno da Angela Gennaro, buon anno e buona Epifania a tutte le ascoltatrici e gli ascoltatori di Radio Bullets.

#Donnenelmondo del 6 gennaio 2015 — Radio Bullets

Per la puntata di oggi di #donnenelmondo cominciamo dall’Italia, che per una volta fa notizia all’estero per qualcosa di buono. Sul DailyMail viene infatti segnalato un bel video di fanpage.it realizzato da Luca Lavarone. Una sorta di esperimento in cui il giornalista presenta alcuni bimbi tra i sei i gli undici anni, chiede loro cosa vogliono fare da grandi, perché, cosa sognano, e poi presenta loro una bimba, Martina. I ragazzi fanno delle facce buffissime mentre il giornalista chiede loro se trovano la bimba carina, e le risposte sul perché sono delle più varie: per tutto, per i capelli, per le scarpe. Ai bambini viene chiesto di fare una carezza a Martina, poi di farle una linguaccia. Loro si prestano al gioco. Ma si tirano indietro, subito, pietrificati, all’esortazione del giornalista: “Ora dalle uno schiaffo. Forte”. E loro, i bimbi, lo guardano malissimo e dicono tutti di no. “Non ce lo posso dare”. E perché? Perché no. Perché poi si fa male. Perché sono un uomo, risponde un bimbo che non avrà più di otto anni.

E spostiamoci in Nepal, dove nella Capitale del Paese sono stati introdotti recentemente degli autobus dedicati al trasporto di sole donne allo scopo di ridurre le molestie sessuali sui trasporti pubblici. “Ci sono state denunce di donne vittime di molestie sessuali durante affollati tragitti in autobus,” spiega alla Reuters Tulsi Prasad Sitaula, un funzionario del ministero dei trasporti. I nuovi autobus a 16 posti presteranno servizio pubblico nelle ore di punta del mattino e della sera in alcuni tragitti. Gli autobus avranno inizialmente conducenti di sesso maschile e un controllore donna, ma l’intento è quello di assumere più personale femminile. “Ma è difficile trovare autiste donne”, spiega Raj Dharma Rimal della Federazione Nazionale degli imprenditori del trasporto. “Se c’è domanda e il servizio diventa popolare, abbiamo in programma di espanderlo in altre vie della città e in altre fasce orarie”. In India un’iniziativa simile è stata realizzata nel 2014, con un servizio taxi per sole donne. Da una recente indagine condotta dalla Fondazione Reuters Thomson in 15 grandi capitali del mondo emerge che la maggioranza delle donne si sentirebbe pi sicura in scomparti per sole donne su autobus e treni. Secondo i report della polizia nepalese la violenza contro le donne — tra stupri, violenza domestica e molestie — è salita a 6.800 casi nel 2014. Il dato si riferisce a luglio ed evidenzia un aumento di 1.800 casi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

E passiamo al Messico, dove la violenza sulle donne registra un triste primato. Il Paese, scrive l’International Business Times citando le Nazioni Unite, è tra i 20 paesi peggiori al mondo per la violenza contro le donne.

Anche se la condizione femminile è nota, si legge, il livello di ingiustizia è stata mai veramente compreso, fino a quando Al Jazeera ha recentemente documentato che nel paese sudamericano vengono uccise sei donne ogni giorno. “Il femminicidio è una pandemia in questo paese”, spiega ad Al Jazeera Ana Guemez, che lavora per United Nations Women. La violenza contro le donne è diventata così comune che non è nemmeno considerata più un reato. Quando una dona viene uccisa in Messico, nella maggior parte dei casi l’assassinio non viene neppure registrato. Secondo il National Citizen Feminicide Observatory solo il 24% dei 3.892 femminicidi nel 2012 e nel 2013 è stato oggetto di indagini da parte delle autorità, e solo nell’1,6% dei casi c’è stata una condanna. Nel 2014 non c’è stato neppure un procedimento per femminicidio.

Marie de la Luz Estrada, coordinatore esecutivo del National Citizen Feminicide Observatory, spiega che in genere è l’odio a guidare questi crimini contro le donne. E Ana Guemez conferma che le autorità messicane fanno molto poco per prevenire la violenza o migliorare l’accesso alla giustizia. La polizia raramente si preoccupa di indagare su questi crimini e quando lo fa viene facilmente comprata dai cartelli messicani. Nel 2007 in Messico sono state approvate nuove leggi contro la violenza di genere. Ma non hanno trovato attuazione.

Infine andiamo a Malta, dove si parla del caso di Chad Evans. Lo ricorderete: calciatore britannico, attaccante del Sheffield United e della Nazionale gallese, nel 2012 è stato condannato a cinque anni per aver stuprato una diciannovenne. Rimesso in libertà dopo poco più di due anni, ha sempre negato le accuse e sostenuto che il rapporto fosse stato consenziente. Ora un club di Malta, l’Hibernians ha offerto un contratto di sei mesi all’il 26enne attaccante ex City. il primo ministro Joseph Muscat ha invitato la squadra a fare un passo indietro, e la Malta Confederation of Women’s Organisations — componente della European Women Lobby con sede a Bruxelles — ha trovato l’idea di ingaggiare Evans pessima. Il calcio è uno sport importante e popolare anche a Malta e, scrive il Malta Independent, proprio per questo particolarmente significativo e formativo nella società. Un contesto in cui uomini e ragazzi e gli uomini possono imparare altri modi, non violenti, non sessualizzati, e non misogini di essere uomini. “Esortiamo le società di calcio a dissociarsi dal reato di stupro e a scegliere solo i calciatori che si comportano in modo esemplare non solo in campo ma anche nella vita privata”, spiega Lorraine Spiteri, presidente della Malta Confederation. “Quello di Evans non è un reato minore. È stato condannato e non ha mostrato alcun segno di preoccupazione per la sua vittima”

E per oggi è tutto. Appuntamento a martedì prossimo su Radio Bullets con #donnenelmondo.

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