La bolla delle false agenzie di recruiting. #SegretariaDisponibileSubito

Appunti di carta
5 min readOct 14, 2016

Oggi vorrei parlarvi delle “false” agenzie di recruiting — e del perché, almeno a parer mio, andrebbero messe al bando e passate a fil di lama.

Ma prima occorre una breve introduzione riguardo le società di selezione. Punto di incontro tra domanda e offerta, le società di selezione supportano il cliente nella ricerca del personale di cui ha bisogno:

  1. in primis analizzando l’azienda e definendo insieme al cliente stesso bisogni ed esigenze (Commerciale / Partner + selezionatore dedicato. NB: le società di selezione solitamente si avvalgono di una rete di commerciali — o “Partners” se stiamo parlando di Executive Search — che procurano i clienti e di un pool di selezionatori, entrambi esperti nell’area professionale del cliente: la “Practice”.)
  2. in seguito pianificando una strategia di recruitment (Selezionatore)
  3. che sfocia poi nel recupero di una target-list, ossia di candidati che vengono visionati dai consulenti della società, MA NON dal cliente (Selezionatore)
  4. e poi nella stesura di una short-list: stiamo parlando di quei pochi sopravvissuti alla prima selezione (di solito si parla di tre o quattro candidature) che vengono presentati al cliente (Commerciale / Partner + eventualmente il Selezionatore)
  5. Successivamente, l’agenzia di recruiting si occupa di mediare anche la contrattazione finale nel caso che la selezione sia andata a buon fine (Commerciale / Partner)

Come vedete, un processo piuttosto complesso, che ho risolto qui solo per sommi capi anche perché la tipologia di società di selezione è molto varia, e che — PUNTO FONDAMENTALE — viene retribuito IN OGNI SUA FASE. Solitamente si tratta di un compenso ripartito in tre “fee” che vengono corrisposte: alla presa dell’incarico, alla presentazione della short-list e al momento dell’assunzione del candidato (quest’ultima fee quindi, è l’UNICA CHE PUO’ MANCARE ALL’APPELLO, ovviamente). La bontà di questo sistema è garantita proprio dalla presenza della fee iniziale e del vincolo alla short list, che assicura una sostanziale trasparenza di intenti da ambo le parti. Il cliente dovrà avere le idee chiare sulla risorsa che vuole in azienda e non potrà fare il furbetto (ad esempio glissare su job description, orari, diretti riporti, tipologie contrattuali etc) perché se comunicherà dei dati non chiari alla società di selezione si troverà a spendere dei soldi per niente, per il semplice fatto che la società non sarà in grado di focalizzare la ricerca. Parimenti, la società di selezione, forte del fatto che da contratto riceverà COMUNUQUE del denaro — ma non tutto — sarà motivata alla ricerca di profili validi e adeguati, a cui comunicare ESATTAMENTE le necessità del cliente (che, ribadiamo, saranno CORRETTE) ma nello stesso tempo non avrà come unico scopo quello di “piazzare qualcuno”.

Bene. Siamo arrivati al punto. Perché dovete sapere che esistono certe “agenzie” che di fronte ai candidati, spesso ignari del sistema, si presentano come agenzie di recruiting ma che in realtà NON LO SONO. Sono semplicemente delle società che possiedono delle GRANDI BANCHE DATI che mettono a disposizione GRATUITA del cliente (cliente per modo di dire, visto che nessuno sborsa dei soldi) il quale, senza la necessità di dir nulla a nessuno, è in grado di fare quel che in gergo si chiama il “cherry-picking”, ossia guardare i cv che gli interessano e pescare quello che gli piace. La sedicente società di selezione in realtà qualcosa fa, nel senso che chiaramente indirizza il “cliente” verso profili tendenzialmente adeguati al ruolo (ruolo che NON è stato un granché verificato con il cliente) ma più di tanto non si espone, per il semplice fatto che spesso, appunto, la ricerca è a carattere gratuito e non c’è impegno a selezionare nulla né, men che meno, a presentare una short-list. Il guadagno sta spesso solo in quell’ultima fee, quella che viene corrisposta al momento dell’eventuale assunzione (e che, ricordiamo, per le società di selezione SERIE è soltanto L’ULTIMO STEP di un percorso molto più articolato e complesso).

Ora, capite qual è il problema? Esatto, IL CONFLITTO DI INTERESSE. Per questo tipo di sedicenti agenzie il goal non è METTER IN AZIENDA LA PERSONA GIUSTA, ma metterne UNA A CASO perché solo in questo modo riceveranno un pagamento per i servizi offerti. E le conseguenze le potete immaginare: candidati mandati alla berlina da clienti la cui solidità etica e/o patrimoniale non era stata neanche verificata, o che si trovano a discutere di una job description completamente diversa da quella che era stata prospettata al telefono, o che, ancora, si ritrovano — DA SOLI — a dover gestire la contrattazione finale (il meno dei mali, visto che il lavoro a quanto pare l’hanno trovato). Per non parlare poi della maleducazione di certi consulenti (non tutti, per fortuna) che da gentilissimi e disponibilissimi nel momento in cui propongono l’opzione al candidato si trasformano poi in veri e propri Greemlins nel caso in cui il malcapitato di cui sopra si trovi a porre qualche domanda scomoda o a far notare che il cliente, da cui era andato in presentazione, non aveva la benché minima idea di cosa stesse cercando o di chi dovesse assumere. Solitamente sono persone con un istinto fortemente commerciale — l’esperienza nel recruiting puro a volte si capisce che c’è, ma a volte è chiaro che… anche no (abbiamo visto che invece nelle società di selezione la figura del selezionatore è importantissima, e soprattutto è DISGIUNTA da quella del commerciale / sales) — e che cercano in tutti i modi di mettere in buona luce la proposta del cliente MINIMIZZANDO le domande del candidato. Di prassi si insiste molto sulla bontà della ricerca e sulla validità dell’opzione (“è un’occasione da non perdere”) e, attenzione attenzione, nei casi peggiori viene anche suggerito (velatamente o in maniera del tutto palese) di come sia sufficiente che il candidato ENTRI in azienda (Beh, mica ci deve rimanere per forza, ci sono anche i periodi di prova no?). Ovviamente, domandatevi voi il perché (vedi sopra, alla voce “fee”). Queste società sono anche quelle che, almeno nella mia esperienza, tendono a fornire minori feedback sul cattivo esito della candidatura (anche qui, è chiaro il perché).

E quindi, direte voi? Quindi, in tutta onestà, non posso obbligarvi a stare lontani da queste realtà, perché è innegabile che qualche buona occasione potrebbe venirne fuori. Solo, badate bene di saperle riconoscere e comportatevi di conseguenza. Siate sempre all’erta ed esigete SEMPRE una job description chiara, esauriente e soprattutto DEFINITIVA. Diffidate di chi vi propone troppi colloqui in azienda (HR e diretto riporto sono sufficienti) e soprattutto date retta al vostro istinto: se vi sembra che vi stiano trattando come un manzo da esposizione, o come i clienti delle bancarelle di fronte all’ennesimo strumento frulla-trita-impasta-tutto-in-uno a dieci euro, allora sappiate che quella a cui state partecipando NON è una selezione seria.

Unlisted

--

--

Appunti di carta

ADC: piccole riflessioni di lettura ragionata | This is an AD-free Twit | (I'm not a blogger, I'm just a reader)