Il poliamore come approccio, pratica e identità

bastacherespiri
5 min readMay 7, 2024

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di Car G. Lepori

Il poliamore è poliedrico. La sua semplice etimologia (più amori) non usa categorie prescrittive per determinare la natura di questi ultimi e può rappresentare uno spettro di possibilità molto variabili per chi lo vive.

Se si parte da una politica costruita sull’identità, il poliamore è parte della nostra identità sessuale-affettiva come orientamento relazionale. Così come identità di genere, orientamento sessuale-affettivo ed espressione di genere rispondono rispettivamente alle domande “chi sei, per chi provi attrazione, come esprimi te stessə”, l’orientamento relazionale potrebbe rispondere alla domanda “i tuoi desideri affettivi sono indirizzati verso una persona, o più persone?”

Dal momento che le non monogamie ci aprono alla complessità, mettendo in discussione una serie di preconcetti dati per scontati nelle relazioni monogame (ad esempio i confini molto solidi tra amicizia e relazione romantica, la fedeltà come valore assoluto senza sfumature di grigio, la priorità negli affetti e la soddisfazione dei bisogni da parte di una sola persona, la gerarchizzazione) si può pensare oltre le cosiddette identity politics e ripensare il poliamore non solo come un orientamento individuale che descrive numericamente il nostro impegno con qualcunə, ma come un approccio critico al pensiero monogamo e agli obblighi della mononormatività.

Seppur condivida una visione del poliamore politicizzata e attivamente critica, ritengo che l’affermazione della propria identità e l’orgoglio che ne deriva non debbano essere per forza correlate a una visione rigida e prescrittiva di chi si è, né riflettere a tutti i costi il neoliberismo e l’individualismo di cui vogliamo liberarci. Sono una persona trans, poliamorosa, bisessuale, neurodivergente, con una salute mentale compromessa: mi posiziono all’interno di questo mondo per capire chi sono, dove sono, cosa c’è e cosa manca per me, per chi mi sta intorno, per chi vive le mie stesse complessità. Tracciare i confini della mia identità contrasta la cancellazione di alcuni tratti di essa, aiuta a ricostruire la storia di chi prima di me ha lottato e ne restituisce il valore, per me stessə e per la collettività.

La mia identità poliamorosa si è rafforzata nel tempo passando dalla scoperta di me stessə e dalle risposte alle domande che tenevo in sospeso, all’orgoglio poliamoroso e transfemminista quando mi sono datə la possibilità di osservare la comunità intorno a me e le reti di cura attraverso le relazioni non monogame. L’avvicinamento ai femminismi mi ha permesso di comprendere meglio le influenze del pensiero patriarcale e la cultura del possesso sul modo in cui ci relazioniamo con le altre persone. Il pensiero queer, in contrasto con la normatività di genere e l’eterosessualità imposta, ha offerto uno sguardo più ampio sui miei desideri, anche in termini di cosa voglio e come lo voglio, con chi sono più affine, verso chi è direzionata la mia attrazione e quante sfumature ha quest’ultima.

Rivolta Pride 2023, foto di Valerio Gualandi

L’approccio poliamoroso a cui ci riferiamo nic Braida e io nel saggio Poliamore (Eris) si riferisce a una serie di pratiche collettive volte a vivere la relazionalità con lə altrə senza condizionamenti dogmatici o prescritti, prescinde dal numero di partners. Lo ritroviamo nella definizione del termine quando si parla di possibilità di intraprendere relazioni consensuali con più coinvoltə e lo decliniamo come apertura alle possibilità.

Se la nostra società fosse meno condizionata dalle prescrizioni del pensiero monogamo, ne gioverebbero anche le persone monogame: avrebbero la possibilità di scegliere senza che le consuetudini decidano per loro, di basare le relazioni sugli accordi specifici e di mettersi in discussione, interrogandosi anche sulle loro emozioni.

L’esplorazione e la gestione della gelosia ne è solo un esempio. Le pratiche non monogame mettono in discussione la monogamia come sistema, contrastano la mono-normatività e i suoi obblighi morali.

Un pensiero monogamo decostruito potrebbe prendere la forma, ad esempio, di una relazione tra due persone in cui una sceglie consapevolmente di non avere altre relazioni affettive (perché non sente di averne le energie, o perché pensa sia difficile per ləi provare sentimenti per più persone…) ma lascia la possibilità all’altrə di vivere la sua non monogamia, lasciando da parte le regole, parlando di limiti e preferendo gli accordi, coinvolgendo tutte le parti.

In questo caso si può notare come sia diversa l’identità monogama prescrittiva e la monogamia come pratica non imposta.

Allo stesso modo, è possibile avere diverse relazioni non monogame senza avere decostruito il sistema monogamo, in cui si possono creare fratture in cui una parte, o una coppia, ha più potere decisionale sulle altre parti coinvolte. O il rischio di non avere uno sguardo di genere, sessualizzando e oggettificando le partners, puntando al collezionismo e all’accumulo.

Il concetto di scala mobile relazionale diffuso in principio da Amy Gahran nel testo del 2017 Stepping Off the Relationship Escalator (Scendere dalla Scala Mobile Relazionale) aiuta a comprendere come ogni gradino in salita (il tipo di relazione) corrisponda a una serie di azioni date per scontate volte a mantenere saldi i confini tra uno e l’altro e poter passare al gradino successivo solo dopo aver compiuto queste azioni e soddisfatto le aspettative.

L’approccio poliamoroso punta a ridefinire questi confini, renderli attraversabili, smontare la gerarchia obbligata.

Ciò non significa un livello di cura paritario per ogni persona della nostra comunità, né un appiattimento degli affetti in modo da dividersi perfettamente, ma che la cura, l’impegno, l’affetto prescindano dalle definizioni e siano praticati secondo le nostre possibilità e bisogni, attraverso una comunicazione attiva. La scelta di definirsi amici o amanti, partners, compagnə risulterebbe così meno binaria.

L’approccio poliamoroso vede nell’unicità delle persone un arricchimento e non una divisione in mille pezzi, né vede gli affetti al fine di completarci. È collaborativo e non competitivo, per quanto complesso può essere antiperformativo, distaccandosi dall’idea di un poliamore perfetto. È uno spazio in cui si può discutere di errori, cambiamenti, fatiche, limiti, impegno, emozioni positive, negative, neutre, contrastanti, ambigue.

Se l’identità serve in qualche modo a ritrovarci, il senso di supporto collettivo a cui si rifà il poliamore è altrettanto importante per affermarci e capirci, così come per decostruirsi e riconoscere i propri privilegi riequilibrando i rapporti di potere, nel macro e nel micro. Anche in quelle che chiamiamo polecole, costellazioni, persone che condividono un legame poliamoroso.

Pensarsi collettività significa poter accettare il supporto dell’altrə rompendo il mito del farcela sempre da solə , o dover contare solo sulla figura dell’(unico) partner che per sua natura dovrebbe soddisfare tutti i nostri bisogni ed essere sempre prontə a intervenire.

Testi citati

Gahran, A. (2017): Stepping Off the Relationship Escalator: Uncommon Love and Life

Lepori, C. G., & Braida, N. (2023). Poliamore: Riflessioni transfemministe queer per una critica al sistema monogamo. Eris.

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bastacherespiri

Car G. Lepori e Matteo Albanese, autorə dei saggi "Poliamore" e "Lunatiche", scrivono di non-monogamie e bisessualità da una prospettiva transfemminista queer.