Veloce, dai.

La rottura di coglioni è nei dettagli.

fé!
3 min readJul 5, 2016

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I designer lo sanno bene, la gestione del proprio tempo è una cosa davvero preziosa. Non si tratta semplicemente di avere tempo libero, ma spazi in cui poter realizzare progetti personali, fare ricerca o ampliare le proprie skill. Il web è pieno di blog pieni di post pieni di righe scritte da designer molto più fighi di me, che lo hanno detto in modo molto più figo di come lo faccio io ma, per farla breve, la qualità del tuo lavoro dipende molto dalla possibilità di vivere anche fuori dai confini di un determinato progetto. O anche solo di vivere fuori.

Lavoro da diversi anni come motion e graphic designer in grandi aziende televisive, inserito in workflow standardizzati, in cui la parte creativa esiste ma convive con molto lavoro di mantenimento, meccanico e piuttosto ripetitivo. Insomma non è esattamente sempre come la raccontano Sagmeister & Walsh.

Questa componente del lavoro mi ha insegnato ad ottimizzare ed asciugare al massimo l’impegno speso nel produrre tutto ciò che è ricorrente e barboso, guadagnando tempo prezioso ed energie mentali da usare per cose decisamente migliori o anche solo per non rischiare di dare ad una dead-line un significato letterale. Ora che sto per diventare un freelance credo che si rivelerà una delle lezioni più utili che porterò con me.

È un principio che si può applicare anche a situazioni lavorative diverse. C’è sempre, in ogni progetto, il momento fatidico in cui lo sforzo e lo stress della consegna superano di gran lunga quello impiegato nella creatività, in cui diventi un operatore o devi compiere dei passaggi obbligati. Aspettarselo è già un modo per affrontarlo.

Il punto è dedicare del tempo ad organizzarsi. Ad organizzare i propri software ed i propri file di progetto, i propri strumenti, il proprio workflow. Un passaggio importante che io in passato ho sottovalutato. Ho sempre letto grandi designer scrivere di come non devi mai fissare o standardizzare, pre-calcolare, fare una lista, metterti nella condizione di poterti aspettare qualcosa ma questo tipo di disordine istintivo, sicuramente utilissimo per un certo tipo di processi, non può esistere se non appoggiandosi ad una buona base di ordine maniacale, che nemmeno io pensavo di poter avere, anzi.

Non sto parlando di fisica quantistica, alla fine sono dettagli. Per esempio ho sempre una lista di preset di rendering pensati per i miei workflow, le interfacce dei miei software sono organizzate secondo le mie esigenze, quando affronto un nuovo software mi sforzo di imparare da subito quante più shortcut possibili, gli ftp con i quali lavoro sono organizzati in modo tale da poterci accedere in un paio di clic e così le mie email, i miei font e le ricerche che archivio. Si tratta di piccole cose e le complicazioni, i problemi, le rotture di coglioni spesso si annidano nei dettagli.

Vi assicuro che questa attitudine strutturerà in maniera positiva anche il vostro modo di immaginare e la vostra creatività che, come scriveva Munari, serve proprio a risolvere problemi.

Mettere disciplina a monte di ogni progetto non è una cosa che vi renderà meno fighi. Non è certo un segreto, chi fa questo lavoro da qualche anno lo sa, ed avrà sviluppato il proprio ordine maniacale, ma non è un aspetto di cui si parla molto. Mi avrebbe fatto piacere leggere qualcosa del genere agli inizi della mia carriera e per questo lo condivido.

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