Un finale alternativo per The Northman: Olga, l’astuzia e i film ancora (sotto sotto) maschilisti

Chiara G
6 min readApr 22, 2022

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Nb- Sono presenti spoiler per The Northman e pensieri buttati nella fretta dell’una di notte.

Ok. Sono appena tornata dal cinema e per la prima volta dopo forse anni è tornato a ossessionarmi quel dannato prurito. Il prurito di scrivere. Ed eccomi qui che mi gratto perché so che questa volta non posso, e non voglio, farne a meno. Forse ho accumulato troppe opinioni in questo tempo. Forse vedere un film così viscerale ha scatenato qualcosa in me.

In ogni caso, sono andata a vedere The Northman. Bello. Superbo. Wow. Un film decisamente maschio, al testosterone, ma in senso buono. Un film che poteva essere praticamente perfetto ai miei occhi se non fosse per una piccola (o grande?) nota stridente di fondo.

Olga.

E sì, non so di preciso quale sia la storia raccontata da Saxo Grammaticus, ma una veloce lettura alla pagina di Wikipedia (lo so, lo so), mi ha detto che in realtà The Northman e la storia a cui è ispirato hanno poco in comune. Tra cui Olga, che non ho trovato in nessuna riga dell’articolo.

Quindi, sì, potreste venire a dirmi “ma secondo la leggenda Amleth sta con una schiava slava e hanno due gemelli che si chiamano Amlethino e Amlethina”, e purtroppo vi direi che mi interessa poco. Il film ha provato, riuscendoci a mio parere, a ribaltare molti punti di vista femminili, a raccontarci il dolore e il sacrificio di molte delle donne di quell’epoca. Solo che, secondo me, con Olga ha fallito.

Iniziamo però dalle donne, le altre. Nel film è chiaro come all’epoca, ma anche per molti secoli prima e molti secoli a venire, le donne siano quasi sempre state danni collaterali. Schiave o regine non era importante, erano tutte (o quasi, non fatemelo ripetere) in balia della forza bruta degli uomini, impegnate in una guerra parallela, silenziosa e invisibile.

I loro sentimenti, le loro motivazioni, spesso ignorante o mal interpretate.
Non a caso la madre di Amleto è stata per molti nei secoli semplicemente un’approfittatrice che è saltata allegramente e senza troppi pensieri da un uomo all’altro, inseguendo il potere.

In The Northman ci viene offerto un punto di vista diverso, quello di una donna che lotta per la sua sopravvivenza, per la ricerca di un poco di amore e calore in un mondo violento e a lei distante, condannata a far continuare la prole di un uomo che odia.
Molte delle altre donne del film, con pochissime eccezioni, sono così. Che siano schiave o donne del nord, vengono sacrificate, usate senza troppi ripensamenti.

E Olga, quindi? Olga ci viene presentata come una donna forte e astuta. Ce lo ricorda lei fin dall’inizio: Amleth usa la forza e lei usa l’astuzia. Ma in cosa vediamo applicata questa astuzia?
Olga in tutto il film aiuta sempre Amleth senza un vero motivo apparente. Per un po’ ho sperato che lo stesse facendo per poter essere liberata. À la “il nemico del mio nemico è il mio amico”. Ma poi è chiaro che no, lei vuole davvero aiutare Amleth, e la cosa, in tutta sincerità, mi sembra assurda.

Una donna piena di potere, maltrattata, che cerca di sopravvivere utilizzando al meglio le proprie abilità, schiavizzata insieme ad alcuni dei pochi sopravvissuti del suo popolo, della sua cultura, del suo villaggio, decide di sacrificare qualsiasi futuro per Amleth?

Mettiamola così: un rude vichingo ha sterminato la mia famiglia e i miei amici, i suoi compagni d’arme mi hanno schiavizzata e spedita a migliaia di chilometri da casa mia, io sono una mistica misteriosa donna piena di poteri ma, a quanto pare, priva di alcuni obiettivo e desiderio mio, al di fuori di quello di utilizzare i miei poteri per tale rude vichingo e la sua vendetta (che c’entro io?) e scodellare i suoi due pupi in un Paese a me straniero.

Ha veramente senso? Da un punto di vista tipicamente maschile, forse sì. Chi non sogna un’esotica (e bellissima) donna che sacrifichi tutto per noi e porti avanti la nostra stirpe anche quando noi siamo ormai valorosamente morti (RIP)?

Io però per tutta la visione del film ho sperato in un altro finale. Ho sperato che quell’astuzia, come la pistola di Cechov, avrebbe alla fine sparato a favore di Olga. Olga lo sa fin dall’inizio: Amleth è uno di loro, non uno dei suoi. È uno di quelli che le ha irrimediabilmente rovinato la vita. Per cui ecco cosa avrei voluto vedere.

Una cosa era certa: Amleth alla fine sarebbe morto. Lo sappiamo. Ma come? Qui Olga poteva diventare un personaggio veramente realizzato. Un personaggio a tutto tondo, con pulsioni, desideri e sogni propri. Un personaggio che, troppo tardi per lui, avrebbe tolto ad Amleth i paraocchi facendogli capire una volta per tutte che, forse, che forse anche lui era dalla parte del torto e che la forza bruta in certi casi non è quella che vince. Che la vendetta può avere un altro sapore e non arrivare a colpi di spada.

Immaginiamo due possibili opzioni. Entrambe le quali prevedono il fatto che Olga sarebbe rimasta sull’isola e magari non fosse stata incinta:

1-Olga accompagna Amleth al vulcano, Amleth uccide lo zio e sopravvive. Bello contento va da Olga per festeggiare la vittoria e lei, finalmente, senza pensarci due volte, hop!, gli dà una bella spintarella e lo butta nella lava;

2-Olga rimane o torna al villaggio, magari aiutando gli altri schiavi, suoi compatrioti, ricordiamo bene, a scappare e a dare alle fiamme il villaggio. Amleth torna vincitore e ferito al villaggio e lei o lo lascia morire nella brughiera o magari lo soffoca nel suo giaciglio (morte anti-vichinga per eccellenza) à la Khal Drogo.

In entrambi i casi, Olga si unisce agli altri schiavi liberati e con essi costruisce un nuovo villaggio in cui vivere liberi o, utilizzando le ricchezze del villaggio, cerca di tornare a casa.
Non mi interessa cosa avrebbe potuto fare e cosa sarebbe potuto succedere in seguito, nella nostra immaginazione o nel nostro buon senso, a film concluso. Magari sarebbe finito anche tutto molto male. Tutti morti di fame, schiavizzati di nuovo da altri vichinghi in Islanda, morti in un naufragio sulla via del ritorno. Non mi interessa.

Quel che speravo era di vedere la vera Olga, una donna magica ricca di potere e di astuzia, che avrebbe pensato davvero per sé e per i suoi cari, che avrebbe ancora cercato amore, calore, comunità e affetto in loro, un po’ come si vede in una singola, bellissima scena.

Perché una donna schiava dovrebbe prendere così a cuore il destino dell’assassino della sua gente tanto da voler portare fieramente in grembo i suoi figli? Si ricrea così quasi la stessa situazione della madre di Amleth, senza lo stupro ovviamente, in cui la donna serve sempre e solo come incubatrice per portare avanti la stirpe di un uomo violento e, in molti sensi, assente, portandola irrimediabilmente a sacrificare i propri sogni, il proprio futuro e a rinunciare alla propria cultura e alla propria famiglia.

Non basta vendermi la presenza di una donna magica, che avrebbe avuto un ruolo di spicco (magari da donna forte, girl power!), in un film a prevalenza maschile, se poi tutto ciò che lei fa è essere un supporto per il protagonista senza obiettivi propri.
Una sorta di Manic Pixie Dream Girl molto ante-litteram, la cui presenza serve solo a spingere in avanti il protagonista (e la trama) e portarlo a capire qualcosa di sé. Lei, da sola, non ha motivo di esistere.

Peccato.

Sotto sotto, le vecchie narrazioni sono dure a morire.

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