“First there was an opportunity…then there was a betrayal”

Chiara M. Coscia
2 min readAug 10, 2017

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Poche considerazioni a caldo su Trainspotting 2

Ho aspettato per vederlo, Trainspotting 2. Non so, forse cercavo un momento che fosse quello giusto, quello “speciale”, un po’ come tenere da parte una bottiglia di Franciacorta per un’occasione, e poi succede. Succede che la bevi in piedi in cucina, mangiando lupini direttamente dal sacchetto. O che ti siedi sul divano con 40 gradi fuori e finisci per vedere un film tanto atteso sugli undici pollici del Mac.

Succede, di tradirsi le aspettative da soli, di venire meno a un patto di commemorazione verso la storia che, tra una pagina, una canzone e un fotogramma sparso, ha accompagnato un po’ tutta la tua vita dall’adolescenza in poi.

“Nostalgia. That’s why you’re here. You’re a tourist in your own youth”

(Simon dice a Mark — e un po’ anche a tutti noi)

Eccoli lì, i personaggi, quei quattro ragazzi di Edimburgo che si muovono al confine tra l’amicizia, l’odio, il rancore, il risentimento, la violenza, la vendetta, la banalità della vita. Totalmente privati dell’ironia feroce e, allo stesso tempo, dolce e umanissima che riempie le pagine di Irvine Welsh, dove invece -loro, proprio loro- ci parlano, così visibili, così vivi, così noi -proprio noi. Nel film di Danny Boyle le storie di Mark, Simon, Spud e Begbie si sciolgono in una pozza nostalgica terribilmente triste.

Non c’è Porno (not really), come non c’è Terry Lawson, e Begbie e la sua follia si portano dal piano del delirio crescente, nutrito e fomentato in galera, a un piano quasi razionalizzato di una semplice revenge story. Mark è invecchiato e ha perso gran parte del suo fascino, Simon ha smesso da tempo di essere Sick Boy, ed è solo un quarantenne triste.

Spud è l’unico ad aver mantenuto quella qualità al limite tra la meraviglia e il surreale, e infatti è lui che tiene in mano la storia, è lui che resta a osservarli tutti, la mano che unisce i pezzi e li mantiene insieme nonostante il tempo sia passato, la vita sia passata, e sceglierla non ha portato a nulla di particolarmente eccitante per nessuno di loro.

Non c’è redenzione, non c’è salvezza. La mancanza dell’eroina non ha reso la vita migliore, solo meno intensa.

C’è, in effetti, una sorta di chiave interpretativa interna al film.

Trainspotting 2 si commenta da solo nella reiterazione ossessiva di quel ritornello: “first there was an opportunity, then there was a betrayal”.

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Chiara M. Coscia

I’m a close watcher: apro le serie TV per guardarci dentro (una vita SUB-ITA)