“L’Ingenuo” di Voltaire

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11 min readJan 23, 2018

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Attraverso lo sguardo “puro” e naturale (quindi razionale) di un indiano Urone, Voltaire, in questo romanzo, ha buon gioco nel criticare l’etnocentrismo dei suoi compatrioti, nonché i pregiudizi e le ipocrisie della nobiltà e del clero francesi del XVIII secolo.

TRAMA DEL ROMANZO (© Ammirati, Petrali, Ricotti)

(Sara) Questo romanzo racconta di un uomo, un Urone che arrivò in Francia insieme a dei mercanti inglesi e attirò l’attenzione su di sé. Appena l’Ingenuo (questo era il nome dell’Urone) arrivò in Francia si presentò al signor priore e alla signorina Kerkabon; quest’ultima rimase scioccata da tanta gentilezza da parte di un uomo così e decise quindi di invitarlo a casa sua.

Qui il Balivo chiese all’Urone il suo nome e lo straniero rispose, chiarendo il motivo di esso: lui diceva sempre ingenuamente quello che pensava, così come faceva quello che voleva.
Continuarono a fargli domande: si intenerirono quando egli disse che non aveva né padre né madre e si stupirono quando disse di non essere battezzato e vollero a tutti i costi battezzarlo.
L’Ingenuo era diverso da tutti i francesi poiché abituato a un altro stile di vita; quando incontrò il priore e la signorina Kerkabon l’Urone gli fece vedere i ritratti che aveva appeso al collo dentro una collanina: il priore e la signorina capirono, dopo una serie di domande, che l’Urone era loro nipote.
Successivamente l’Ingenuo venne fatto convertire al cristianesimo, facendogli leggere la Bibbia, che però fu preso alla lettera dal giovane.
Il priore quindi cercò di fargli capire che non doveva prendere tutto alla lettera, ad esempio essere circonciso: l’Urone pensava che, per diventare cristiano, doveva essere circonciso, ma il priore gli fece capire che doveva semplicemente essere immerso nell’acqua. L’Ingenuo allora andò in un fiume e si immerse, a insaputa del priore e della signorina St-Yves; dopo poco lo ritrovarono, lo fecero uscire dall’acqua e dovettero insistere per farlo battezzare come ogni Bretone.

L’Ingenuo vuole essere battezzato come nel Vangelo!

Riuscirono alla fine a battezzarlo e fecero un grande banchetto, dopo il quale l’Ingenuo e la signorina St-Yves si cercarono per parlare ed egli dichiarò il suo amore alla signorina e le chiese di sposarsi, ma lei disse che non era possibile poiché si doveva chiedere il permesso ai genitori e agli zii dell’Urone: quest'ultimo però era contrario poiché egli pensava che non serviva il consenso di nessuno se l’amore era contraccambiato.
Il mattino dopo l’Ingenuo fece capire ai suoi zii che era innamorato di St-Yves ed essi rimasero scioccati poiché essa era la sua madrina del battesimo, il ragazzo però minacciò di "sbattezzarsi" nel caso in cui gli avessero negato di stare con la signorina. La zia quindi decise di mandare il giovane dal Papa, dal Santo Padre per farlo sposare con St-Yves.

(Letizia) L’Ingenuo, dopo esser stato rinchiuso alla Bastiglia, si presta alla lettura dei testi raccolti nella libreria del giansenista Gordon rinchiuso con lui.

L’amico inoltre incoraggiò l’Ingenuo a mettere per iscritto le sue riflessioni. Mentre lo sfortunato giovane si istruiva, coloro che attendevano il suo ritorno erano inquietati, tanto da crederlo morto a distanza di sei mesi, compresa la bella di St-Yves che uscita dal convento è intenta a dirigersi a Versailles e andare dal re. Si reca dalla moglie di un ufficiale assaggiatore del re che le rivela la verità sul luogo in cui si trova l’amato, affezionandosi la donna la conduce dal signor di St-Pouange per convincerlo a liberare l’ingenuo. Il St-Pouange ascolta attentamente la donna e se ne infatua, tanto da profferirle proposte delicate alle quali la bella donna dovrà acconsentire, suo malgrado, per poter rendere libero l’amato.
Infine l’Ingenuo, una volta libero,torna a casa per riunirsi con i propri cari.
La bella di St-Yves però, che mantiene in segreto la sua infedeltà, si logora tanto da portarla alla morte in appena due giorni, lasciando il triste Ingenuo
solo con il buon Gordon fino alla morte.

CRITICA DELL’ETNOCENTRISMO E “RELATIVISMO CULTURALE” (© Anderlini, Barbieri, Pedroni)

Confronta il suo soggiorno in Inghilterra con quello in Francia. Dice che in Inghilterra le persone vivono a loro modo e che le leggi degli Uroni non sono da meno rispetto a quelle francesi : “In Inghilterra si lasciava vivere la gente a modo suo. Precisò che la proposta non gli piaceva per nulla e che le leggi degli Uroni valevano almeno quanto quelle della Bassa-Bretagna.”

Critica la nobiltà dicendo che sono oziosi e pigri, che passano metà della giornata a letto perdendo tempo prezioso, lamentandosi continuamente: “Non era come la gente della buona società, che languisce oziosamente nel letto fino a che il sole non abbia fatto la metà del suo cammino, che, incapace sia di dormire che di alzarsi, perde tante ore preziose in quello stato a metà tra la vita è la morte, e oltre a tutto si lamenta della brevità della vita”.

Critica agli europei che discutono senza ammettere le loro colpe.

“L’ingenuo, che aveva molto buon senso e molto rettitudine, discusse ma riconobbe il suo errore, cosa rara in Europa tra la gente che discute; …”

L’Urone è sconvolto dal fatto che per poter sposare la signorina di St-Yves debba chiedere il permesso a qualcuno dal momento che i diretti interessati sono daccordo.

L’Ingenuo si rende conto che in Francia si facciano un sacco di cose non prescritte dalla Bibbia mentre non si fanno quelle che essa contiene.

“La signorina gli rispose, con la sua ordinaria modestia, che bisognava parlarne al più presto al priore suo zio e alla signorina sua zia, e che da parte sua avrebbe detto due parole al suo caro fratello, abate di St-Yves, e che si lusingava di ottenere un comune consenso.
L’ingenuo le rispose che non aveva bisogno del consenso di nessuno; che gli pareva estremamente ridicolo andare a domandare ad altri che cosa si dovesse fare; che, quando le due parti sono d’accordo non c’è bisogno di un terzo per accordarle.”

“Mi rendo conto ogni giorno che qui si fanno un’infinità di cose che non sono nel vostro libro, e che non se ne fanno punte di quelle che vi sono scritte.”

L’Ingenuo è ferito dal comportamento della signorina di St-Yves che sembra non volerlo più sposare, nonostante gli abbia dato il consenso, dice anche che per lui le promesse sono sacre.

Sconvolto dalle tante precauzioni che si prendono in Francia, per quanto riguarda la legge positiva e la legge naturale, li accusa di essere disonesti.

CRITICA DELL’INTOLLERANZA RELIGIOSA E DELL’IPOCRISIA DEL CLERO (© Andronaco, Bertoli, Ventura)

Il tema della critica delle religioni e in particolare della chiesa cattolica, è il più noto e dominante di Voltaire. Esso percorre tutte le opere e ne è il filo conduttore.

Per quanto riguarda la critica della religione, sono presenti due aspetti diversi.
1) Sul piano dottrinario si esprime come critica nel normatismo cattolico.
Infatti e’ presente una incongruenza tra le dottrine della chiesa e le sacre scritture stesse, inoltre la loro derivazione da miti e tradizioni pagane favorisce il loro “inquinamento” e la scarsa attendibilità.
Proprio per questo aspetto, molto spesso ci sono dei rinvii alle sarcastiche e brillanti voci del Dictionnaire Philophique.

2) Il secondo aspetto è invece quello di critica politica contro l’istituzione: la chiesa è un baluardo dall’ancien regime, alleata del potere monarchico, centro di diffusione dell’oscurantismo intellettuale e del principio di autorità, che è l’avversario principale dell’illuminismo, il quale vuole proclamare il libero pensiero. Infine Voltaire si scaglia contro il settarismo di tutte le chiese che è all’origine del fanatismo religioso (guerre e persecuzioni) contro il quale Voltaire si batté tutta la vita, in favore dell’idea moderna di tolleranza.

Nel romanzo Voltaire contrappone più volte la politica “liberale” dell’Inghilterra contro la rigidità della Francia. Il personaggio dell’Ingenuo servirà appunto a vanificare questa rigida visione e a rendere evidente la molteplicità dei punti di vista e delle verità possibili. Lo scambio tra gente di paesi diversi, ha per Voltaire lo scopo di favorire lo scambio di opinioni, temperare i fanatismi e fare inclinare gli animi verso un’intelligente e tollerante scetticismo.

Già dal primo evento del libro, si può notare quest’ultimo aspetto nella scrittura di Voltaire. Nella Baia di St-Malo era presente un piccolo priorato detto priorato della Montagna. Un giorno un piccolo bastimento arrivò con la marea, erano gli inglesi che venivano a vendere alcune merci del loro paese, fu cosi’ che nella storia entrò l’Urone, detto l’Ingenuo. Questo personaggio di religione e cultura diversa, suscitò subito grande curiosità e ammirazione da parte di tutta la comunità religiosa. Durante i primi incontri, nonostante questa curiosità, si nota subito che era presente un forte scetticismo verso quel credo straniero, tanto che il giovane ragazzo, dopo aver scoperto le sue origini cattoliche, fu quasi costretto a convertirsi al cattolicesimo.

Prima di avviare la vera e propria cerimonia, al ragazzo furono state date da leggere le sacre scritture e per ogni passaggio verso la conversione, l’Urone volle seguire alla lettera ciò che era scritto nei testi. In questo punto si riesce a cogliere la prima critica mossa da Voltaire sull’ incongruenza del testo sacro con le dottrine religiose.
Inizialmente il ragazzo, da quanto aveva letto, doveva farsi circoncidere, ma gli dissero che la circoncisione non era più di moda e che il battesimo era molto più piacevole e salutare. Successivamente gli dissero di confessarsi, ma l’Ingenuo, avendo letto nel Vangelo la frase “confessate gli uni agli altri i vostri peccati”, pretendeva ora di confessare il prete. Le mancate fonti sul testo, che ormai sapeva a memoria, lo fecero discutere a lungo sulla questione.

Infine quando giunse il momento di battezzarsi in chiesa, il ragazzo non si presentò, e dopo varie ricerche lo trovarono in mezzo ad un torrente d’acqua, con le mani incrociate sul petto poiché era convinto che fosse la modalità ufficiale con cui battezzarsi, come del resto cera scritto sulle Sacre Scritture.
Questa evidente ipocrisia religiosa viene sperimentata anche dall’amata dell’ingenuo, St- yves, la quale decide di confessarsi con un gesuita, “padre tutto a tutti”, della prigionia del suo amante ma , per ottenere la sua libertà, intervenne un potente monsignore della chiesa, St-Pouange.

Il St-Pouange, dopo aver sentito le confessioni della giovane, le propose di farle riavere il suo futuro sposo (l ‘Ingenuo’), ma a al caro prezzo di favori sessuali, i quali erano contro la morale cristiana , tanto che il padre gesuita lo giudicò peccatore. Tuttavia alla fine la giovane, in preda ai suoi sentimenti verso l’Ingenuo, pur di liberarlo, avrebbe accettato qualsiasi cosa.

Tutto ciò dimostra chiaramente che l’incongruenza tra ciò che è detto e ciò che è fatto nella morale cattolica!

Il secondo punto della critica e’ ben visibile quando, nel tempo di prigionia della Bastiglia , l’ingenuo, in compagnia del buon prete giansenista, faceva rapidi progressi nelle scienze, soprattutto in quelle dell’uomo. Ciò avvenne perché la sua mente di “selvaggio” era occupata da pochissime idee (ovvero sgombra da pregiudizi) e abituata fin dall’infanzia “a vedere le cose cosi’ come non sono”, perciò nelle condizioni ideali per apprendere.
In questo modo Voltaire va contro l’oscurantismo intellettuale dell’epoca storica dell’ancien regime francese.

La “luce” della ragione e della cultura

Se l ‘isolamento favorisce l’ignoranza e la presunzione di essere i soli possessori della verità, il contatto con religioni differenti, come in questo caso, insinua nell’animo il senso della relatività di tutti i dogmi.
Cio’ vale per la religione come per gli usi e costumi, le leggi, la morale:
la ragione e la natura umana sono per Voltaire identiche dappertutto, ma le credenze, le usanze e i comportamenti sociali sono diversi: essi di definiscono sempre in base all’utile sociale il quale e’ vario a seconda del contesto. Ma quella sorta di illusione che ci fa ritenere sacro e assoluto ciò che e’ ritenuto tale nel mondo in cui viviamo, cade se si guardano le cose da un punto di vista esterno per cui tutto diventa relativo, dubbioso, addirittura ridicolo.

ASPETTI FILOSOFICI EMERSI EMERSI NEL DIALOGO ALLA BASTIGLIA CON IL GIANSENISTA GORDON (© Ammirati, Petrali, Ricotti)

(Enea) La parte del racconto maggiormente permeata di riferimenti filosofici è sicuramente rappresentata dai dialoghi tra il giansenista Gordon e l’Urone “Ingenuo”, entrambi imprigionati nella Bastiglia in Francia.

Dalle parole di Gordon emergono i classici riferimenti alla filosofia cristiana ed al finalismo che ne consegue (basti pensare ai continui rimandi alla Divina Provvidenza che si presentano come una costante nei discorsi del giansenista) fino ad abbracciare una prospettiva empiristica basata sulla fisicità e la tangibilità del mondo che ci circonda (da studiare necessariamente con l’ausilio dei sensi e della ragione), aspetti filosofici che dialogano in maniera armoniosa (arrivando però anche a scontrarsi) per tutta la durata dei dibattiti fra i due protagonisti.

Tali concezioni sono approfondite ulteriormente nel dibattito che si accende tra l’Ingenuo e Gordon in seguito alla lettura del libro La ricerca della verità mediante il quale l’Urone viene a conoscenza di una realtà filosofica totalmente opposta a quella empirista o filosofico/cristiana: il razionalismo.

“i nostri sensi e la nostra immaginazione ci ingannano a tal punto!”

Punto cardine della filosofia razionalista (che trova in Cartesio il suo massimo esponente nonché fondatore) è la consapevolezza di essere costantemente ingannati dalla percezione sensoriale che è spesso ambigua e/o inesatta. La panacea dei razionalisti è infatti circoscrivibile nella concezione di superiorità del pensiero rispetto alla fisicità, superiorità che permette quindi (mediante l’applicazione di un metodo) di discernere il vero dal falso in maniera definitiva, partendo dalla certezza delle idee insite nella nostra mente, siano esse innate o di qualsiasi altra tipologia.

Le diverse concezioni filosofiche arrivano allo scontro soltanto quando il giansenista Gordon interroga il suo interlocutore circa la “natura dell’anima”, della maniera in cui riceviamo le nostre idee, dalla nostra volontà, della grazia, del libero arbitrio.
Come ultima considerazione l’Ingenuo concretizza le sue conoscenze appena acquisite interrogando il suo “maestro”, nonché interlocutore, circa la presenza di “sette ed organizzazioni” nella filosofia razionalista:

“Ditemi se esistono sette in geometria!”

La risposta negativa del giansenista va ad esaltare il concetto di geometria (come base del razionalismo) stessa, intendendola come insieme di verità condivise dalla collettività. In questo modo, ci spiega Gordon, si evita la creazione di organizzazioni basate sulle “oscure falsità” nate dai limiti dell’intelletto e dalla natura umana stessa.

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