DePIN: il Cloud Web 3 decentralizzato

Daniele De Faveri
18 min readJun 2, 2024

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L’alternativa Web3 ai giganti del Cloud: Come le Decentralized Physical Infrastructure Network trasformano i servizi infrastrutturali con la Blockchain

English Version Available HERE; Versione inglese dell’articolo disponibile qui.

Le reti DePIN mettono a disposizione servizi cloud decentralizzati

TL;DR; Entriamo nel mondo delle Decentralized Physical Infrastructure Networks (DePIN), reti che utilizzano la blockchain per gestire infrastrutture fisiche in modo decentralizzato ed offrire servizi Infrastrutturali come alternativa Web3 ai tradizionali big player

In questo articolo analizziamo i progetti DePIN, progetti che sfruttano la decentralizzazione della blockchain per mettere a disposizione servizi di infrastruttura fisica come storage, compute, wireless, IoT etc. in modo distribuito senza intermediari; un provider di infrastruttura può mettere a disposizione della rete la sua capacità infrastrutturale, favorendo la crescita del network; vedremo come la blockchain consente di innovare quest’ambito consentendo l’accesso alle risorse in modo permissionless e come questo ponga le basi per i servizi infrastrutturali del futuro.
Percorreremo quindi l’esempio di Filecoin esplorando hands on come utilizzare il client per sottoscrivere deal per lo storage e caricare i dati da archiviare.

Disclaimer:

Il contenuto presentato in questo articolo è creato interamente da scrittori umani (me stesso) SENZA l’uso di intelligenza artificiale o strumenti di scrittura automatizzati.

Introduzione

Nel Crypto Space la decentralizzazione non è solo finanziaria, le blockchain sono a supporto di un nuovo fenomeno che è legato all’infrastruttura tecnica per la creazione di servizi cloud decentralizzati e aperti che saranno parte focale del Web3.

L’utilizzo di protocolli blockchain nell’ambito infrastrutturale ha l’obiettivo di consentire la costruzione e l’operatività di infrastrutture e di layer di tecnologia in maniera aperta e decentralizzata; in questo ambito si sta quindi cercando di tracciare una strada che possa consentire una emancipazione dai giganti tecnologici che attualmente controllano la maggior parte del mercato dei servizi e delle infrastrutture cloud; le reti con focus DePIN, quindi, vogliono creare delle reti peer-to-peer che fanno incontrare un’offerta di hardware con la domanda su un mercato aperto e decentralizzato. Questi servizi oltre che essere utilizzati come servizi primari alternativi ai grandi cloud provider per alcune realtà, potranno verosimilmente essere utilizzati come una ridondanza decentralizzata riducendo il rischio dell’utilizzo delle sole piattaforme dei main cloud providers.

DePIN L’origine dell’acronimo

L’introduzione dell’acronimo DePIN si deve a Messari che, tramite un sondaggio su X (ex Twitter) del 2023, ha selezionato con la community il nome più rappresentativo per le web3 Physical Infrastructure:

Sondaggio su X dove viene selezionato l’acronimo DePIN

Gli analisti Salvador Gala e Sami Kassab nel 2023 hanno, quindi, rilasciato un il report “State of DePIN” interamente dedicato a questa tematica dove viene effettuata una analisi e classificazione approfondita delle applicazioni e chain che rientrano in quest’ambito.

L’acronimo DePIN è quello che è quindi diventato uno standard per classificare questa tipologia di progetti, ma questa tipologia di progetti sono in giro da vari anni e nel tempo sono stati classificati con vari acronimi:

Questi acronimi tendono a collegare quindi sempre una componente di decentralizzazione e una componente finanziaria come incentivo basato su Token; l’acronimo in voga ora DePIN va a prendere la fama ottenuta dalla finanza decentralizzata dove l’acronimo DEFI è ormai divenuto uno standard e va a replicarlo sulle infrastrutture fisiche facendo tesoro della ormai consolidata associazione dell’acronimo alle blockchain e alla token economy.

Cosa Sono le Decentralized Physical Infrastructure Networks

Cerchiamo quindi di inquadrare più puntualmente cosa si intende con Decentralized Phisical Infrastructure Networks o più brevemente DePIN.

Le reti DePIN sono reti basate su blockchain che invece di concentrarsi sui servizi finanziari, tentano di costruire infrastrutture tecnologiche decentralizzate nel mondo reale, creando reti di hardware fisico che possano svolgere ed offrire specifici servizi e funzioni ad oggi offerte in modo centralizzato e tradizionale da aziende legacy.

“Networks that use crypto-incentives to efficiently coordinate the buildout & operation of critical infrastructure.(Messari.io — Sami Kassab / Salvador Gala , 2023)”

DePIN Timeline by Messari

Il perimetro di infrastrutture specializzate di DePIN copre vari servizi ed è in via di espansione:

  • Compute
  • Wireless
  • Energy
  • AI
  • Services
  • Sensor

In accordo al report di Messari, i progetti di DePIN possono essere classificati in due grandi gruppi:

  • Physical Resource Networks (PRNs): protocolli che supportano la messa a disposizione di hardware fisicamente localizzato in specifiche aree/locations per supportare specifiche casi d’uso legati alla localizzazione fisica dell’hardware (solo a scopo di esempio possiamo pensare a Helium che mira a creare una rete wireless decentralizzata)
  • Digital Resource Networks (DRNs): protocolli che supportano la messa a disposizioni di risorse hardware come servizio decentralizzato come capacità computazionale o storage (solo a scopo di esempio si può prendere come riferimento filecoin che è una rete decentralizzata di storage)

Principi di base delle reti DePIN

Le Reti DePIN sposano i principi propri delle blockchain e le estendono ai servizi infrastrutturali; come per le blockchain possiamo ritrovare vari configurazioni con reti permissioned e permissionless, reti pubblic e private.

Gli aspetti fondamentali che credo queste reti vadano ad ereditare dalle blockchain sono:

  • Decentralizzazione della chain e dell’infrastruttura: si va, infatti a spostare sulla partecipazione distribuita non solo uno strato transazionale, ma anche lo strato di servizio e fisico; la decentralizzazione, infatti, tende a spingere la partecipazione di più soggetti che oltre ad accettare e rispettare le regole di funzionamento della rete e metterla in sicurezza da censura e unilateralità; questi soggetti consentono anche di decentralizzare le caratteristiche di base fisiche offchain in modo da superare il limite dei possibili blocchi fisici sul servizio/hardware di un singolo provider piuttosto che di interventi regolamentari legislativi di un unico ente come uno stato
  • Tokenizzazione e incentivazione: le reti DePIN tendono a tokenizzare gli asset fisici e a tracciare gli accordi on chain per garantirene una gestione e verificabilità trasparente anche dello strato fisico; questo viene fatto tramite l’incentivo economico che mette i nodi partecipanti alla rete in una posizione in cui non è economicamente conviente comportarsi in modo irregolare, fraudolento o malevolo anche sulla componente offchain tokenizzata e sugli accordi con i fruitori del servizio; infatti la partecipazione, oltre a essere incentivata dal costo del servizio che viene pagato dagli utilizzatori, sarà messa in sicurezza da un controvalore economico (tipicamente uno stacking) anche sulla componente offchain che può subire slashing da parte della rete in caso di non rispetto delle garanzie e di comportamenti anomali
  • Verificabilità: gli accordi e i servizi erogati vengono tracciati onchain e sono quindi immutabili nelle loro informazioni e verificabili in qualsiasi momento cosa che può garantire la possibilità di analizzare sempre il comportamento di nodi e wallet, nonchè tracciare in modo immutabile e non falsificabile un accordo tra il cliente ed il fornitore di servizio; proveremo a verificare nei nostri esempi successivi come possiamo verificare questi tipi di accordo onchain

Scopo e obiettivi dei progetti DePIN

Tali reti hanno, quindi, il fine di decentalizzare non solo il ledger con le transazioni, i dati e i nodi, ma anche le infrastrutture fisiche stesse ed i servizi, tendendo alla creazione di un ecosistema in cui ogni componente può essere gestito in modo distribuito attraverso la blockchain, consentendo una maggiore accessibilità nonchè sicurezza anche ai servizi.

Le reti DePIN, inoltre, spingono ogni partecipante a espandere la rete con la condivisione di risorse fisiche traendo vantaggio dalla messa a disposizione di questa capacità

L’architettura distribuita di queste reti tende a fornire in modo decentralizzato alta resistenza a problemi sistemici, infatti la rete che può essere operata tramite blockchain permette di garantire il funzionamento della rete anche a seguito di problematiche su componenti singoli. Questo diviene fondamentale per le reti non solo di servizi, ma hardware, magari di sensori e IoT dove la fornitura del servizio a seguito del fallimento di un componente hardware viene garantita dalla presenza della rete su altri dispositivi.

Facendo inoltre leva sulle risorse messe a disposizione dai singoli nodi operanti nella rete, quindi dagli attori che vogliono partecipare alla rete perchè incentivati, consentono da una parte di ridurre significativamente costi e complessità gestionali rispetto ai tradizionali modelli centralizzati.

Il modello incentivato per la partecipazione alla rete consente una rapida espansione e scalabilità della rete in quanto non fa affidamento su una singola entità per risorse e sviluppo, ma una sorta di modello di crowdsourcing.

Incentivazione alla partecipazione nelle rete DePIN e ruolo della Blockchain

I progetti DePIN utilizzano token nativi per incentivare gli utenti a contribuire con risorse fisiche come connettività, potenza di calcolo e sensori, premiando coloro che partecipano alla rete; in questi casi i Token possono avere diverse funzionalità, se da una parte l’obiettivo è quello di incentivare e ricompensare coloro che mettono a disposizione risorse per l’infrastruttura (similmente a quanto avviene a Miner nelle reti PoW o Validatori nelle reti PoS per mantenere il registro distribuito e registrare le transazioni), in queste reti inizialmente i token prendono sia la funzione di governance che di pagamento da parte degli utilizzatori nei confronti degli operatori della rete; le reti più complesse tendono a tracciare l’utilizzo delle risorse sulla blockchain e consentire il riconoscimento tempestivo, continuo e puntuale dei costi del servizio dall’utilizzatore al nodo di rete DePIN.

Per fare questo vengono, quindi, utilizzati Smart Contracts sulla blockchain per automatizzare la gestione degli asset fisici.

Il Ruolo degli Smart Contract

In reti di questa complessità, dove le componenti offchain sono un ingranaggio fondamentale, deve esistere un meccanismo che garantisca delle prove onchain e la verificabilità e autenticità delle componenti, servizi e dati offchain, nonchè una programmabilità ed un layer incentivante automatico. In questa ottica divengono ancora più importanti i programmi eseguibili sulla blockchain; gli enti che si propongono come fornitori di servizi ed asset fisici devono mappare e verificare onchain l’infrastrittura e sottomettere periodicamente le prove della disponibilità e verifica dell’asset fisico alla chain; inoltre il cliente dovrà poter sottomettere e verificare accordi con i provider di asset fisici senza per questo rivelare informazioni, questo avverrà sfruttando smart contract per l’accordo e la registrazione onchain delle caratteristiche offchain; gli smart contracts vengono quindi utilizzati per generare ID verificabili che si legano alle caratteristiche del servizio e dell’infrastruttura.

Hands On: Esploriamo un progetto di DePIN: Filecoin

L’homepage del progetto Filecoin

Filecoin è una rete peer-to-peer che consente l’archiviazione di file, con incentivi economici e crittografia integrati per garantire che i file vengano archiviati in modo affidabile nel tempo.

Filecoin si configura in un certo senso come un archivio di backend per provider di storage e meno come un prodotto per Enduser.

In Filecoin gli utenti pagano per archiviare i propri file su fornitori di servizi di archiviazione. I fornitori di servizi di archiviazione sono computer responsabili della memorizzazione dei file e della prova di averli archiviati correttamente nel tempo. Chiunque desideri archiviare i propri file o essere pagato per archiviare i file di altri utenti può iscriversi a Filecoin. Lo spazio di archiviazione disponibile e il prezzo di tale spazio di archiviazione non sono controllati da nessuna singola azienda. Invece, Filecoin facilita i mercati aperti per l’archiviazione e il recupero di file a cui chiunque può partecipare.

Filecoin è basato sullo stesso software che è utilizzato dal protocollo IPFS, che consente lo storage di contenuti in modo peer to peer senza fare affidamento su servizi centralizzati; Filecoin aggiunge a questo protocollo un layer di incentivo.

Il layer di incentivazione prevede l’utilizzo di un token nativo per incentivare l’archiviazione sulla rete; i providers di storage estraggono (minano) il token $FIL fornendo il servizio di archiviazione sulla rete.

In particolare il protocollo prevede un modello a doppia coniazione per le rewards, una coniazione di Baseline, che conia il token sulla base delle performance della rete, ed una coniazione Semplice che viene generata alla produzione dei blocchi. Per garantire il corretto comportamento dei nodi della rete sono previsti meccanismi di garanzia a collaterale con la possibilità di slashing per azioni e comportamenti non conformi.

I dati che vengono caricati su Filecoin vengono suddivisi in blocchi e distribuiti su una rete di partecipanti che forniscono lo storage; per fare questo Filecoin utilizza dei grafici aciclici diretti per mappare le relazioni tra i vari blocchi di dati:

  • Filecoin suddivide i dati in blocchi di dimensioni gestibili. Questi blocchi possono avere relazioni tra loro, ad esempio, un blocco può fare riferimento ad un altro blocco o ad un insieme di blocchi che contiene parte dei suoi dati.
  • Filecoin registra le relazioni tra i vari blocchi di dati durante il processo di archiviazione. Questo consente di tracciare la provenienza dei dati e garantire l’integrità dei dati durante la loro archiviazione e il loro recupero.

Proof of Storage / Replication / Spacetime

Essendo una rete di storage decentralizzata, il protocollo utilizza la cosiddetta proof-of-storage in cui i miner contribuiscono con il loro spazio di archiviazione libero alla rete per archiviare i dati e quindi fornire prove al cliente per verificare se i suoi dati sono stati archiviati per un periodo.

Vengono utilizzati altri due meccanismi che consentono ai provider di storage di garantire le caratteristiche del servizio fornito: con la proof-of-replication i provider di storage provano di avere creato una copia dei dati e di conservarli per conto del network; per dimostrare continuamente di archiviare i dati dei clienti per l’intera durata del contratto di archiviazione viene utilizzata la Proof-of-Spacetime.

Compute-over-data & Filecoin virtual machine

Il protocollo consente di eseguire calcoli e analisi direttamente sui dati, senza la necessità di spostare o copiare i dati stessi da un luogo all’altro, ossia eseguire elaborazioni sul data layer utilizzato dal sistema di content-address; in questo modo l’obiettivo e quello di supportare una grande capacità di calcolo off-chain così da consentire la computazione dove sono i dati, invece di spostare i dati verso risorse esterne di computazione.

La Filecoin VM invece consente di eseguire smart contracts con calcoli relativamente più limitati per la creazione e applicazione di regole per supportare l’archiviazione e le regole automatiche sui dati, nonchè gestire, interrogare ed aggiornare la blockchain alla base del network.

Esploriamo la Chain di Filecoin

Possiamo brevemente esplorare la chain di filecoin per vedere le caratteristiche dello storage distribuito; al momento della scrittura di questo articolo la disponibilità di storage allocabile dalla rete è circa di 23EiB.

capacità di storage disponibile su Filecoin

Gli storage Provider attivi a Maggio 2024 sono circa 2900.

Storage Providers attivi

Vediamo che i clienti attivi sono più di 3500 secondo filecoin plus

Clienti Attivi

e da destor.com possiamo individuare alcuni dei principali utilizzatori dello storage decentralizzato.

Top Clienti attivi secondo destor.com

Navigando sulla chain, possiamo analizzare i dettagli degli accordi per lo storage di dati da un cliente ad un service provider (vedremo nelle sezioni successive il dettaglio del caricamento di un file tramite client).

Esempio di un deal tra un Cliente ed uno Storage Provider salvato onchain

Analizzando il messaggio possiamo identificare i seguenti dettagli:

  • Proposal CID: L’ID del proposal del deal sulla blockchain
  • Create Time: Il timestamp di creazione del deal
  • Message CID: l’id del messaggio che richiama il metodo “PublishStorageDeals”
  • Piece CID: Un CID (Content Identifier) ​​che rappresenta i dati archiviati
  • Signature: la firma del cliente nella creazione del deal

Nel dettaglio possiamo vedere le caratteristiche in particolare:

  • dimensione dello storage
  • Epoca di inizio dello storage
  • Epoca di fine dello storage
  • Provider

Salvare e Recuperare dati da Filecoin

Per interagire con il network, caricare e recuperare i dati serve o utilizzare un provider di servizi verso filecoin esistono la SDK con cui interagire con la Filecoin Virtual Machine, servizi e client; nel nostro caso per i test proveremo ad utilizzare il client da riga di comando Lotus.

Proveremo quindi brevemente a salvare dei dati sul Network Filecoin, seguindo la documentazione di Lotus andremo a:

  • pacchettizzare alcuni dati
  • importarli nel nodo Lotus lite locale
  • trovare un provider di archiviazione tramite il registro dei minatori Filecoin Plus
  • creare un accordo di archiviazione e quindi attendere il completamento dell’accordo.
  • fare Upload di Dati
  • Recuperare i dati dal network
I dati caricati su filecoin sono Pubblici

Prima di inviare i dati ai fornitori di servizi di archiviazione Filecoin, è necessario impacchettarli; i CAR (Content Addressable aRchive) files sono una tipologia di formato standard per raggruppare e scambiare dati indirizzabili per contenuto; tale formato consente di organizzare e incapsulare i dati, garantendo che possano essere facilmente verificati e recuperati.

Per l’utilizzo di Lotus avremo bisogno almeno di un Lite-node; un Lite-Node può fare cose come firmare messaggi e parlare con i fornitori di spazio di archiviazione; per le altre attività i Lite-node indirizzano automaticamente tali richieste ai full-nodes.

Per l’utilizzo del Lotus Client avremo bisogno di un address Filecoin e dei $FIL caricati sull’address.

Come prima cosa andiamo a creare un file da 5GB di dati casuali:

dd if=/dev/urandom of=5gb-filecoin-payload.bin bs=1M count=5200

Il comando dd in Linux è un’utilità per copiare e convertire file che in questo caso leggerà i dati da ‘/dev/urandom’ che è un dispositivo speciale del kernel Linux che fornisce dati casuali.

Importiamo quindi il file che vogliamo caricare su filecoin nel servizio del client lotus

lotus client import 5gb-filecoin-payload.bin

Lotus crea un grafico aciclico diretto (DAG) basato sul file; il DAG viene utilizzato per registrare le relazioni tra i blocchi di dati durante il processo di archiviazione. Questo è importante perché Filecoin adotta un modello di archiviazione distribuita e decentralizzata, in cui i dati vengono suddivisi in blocchi e distribuiti sulla rete filecoin stessa.

Una volta completato, Lotus genererà il CID del payload.

Dobbiamo ora selezionare uno storage providers da quelli disponibili, possiamo trovare la lista dei miner disponibili nella tabella Top Miners:

Storage Providers Reputation System

“nota: in questo processo di selezione del Provider troviamo delle incongruenze tra il network explorer ed il Reputation System di cui non siamo riusciti a trovare una chiara giustificazione; il percorso effettuato è solo a scopo illustrativo dell’utilizzo del client a basso livello, per un utilizzo e storage dei dati probabilmente è meglio utilizzare e seguire servizi che rendono trasparente questa parte”

Una volta selezionato lo storage provider di interesse proseguiamo con la creazione dell’accordo per lo storage dei dati; per fare questo il client lotus ci mette a disposizione un tool interattivo che ci guida nella selezione delle caratteristiche:

lotus client deal

Specifichiamo il CID dei dati creato nei passaggi precedenti ed inseriamo il numero di giorni per il quale vogliamo che il file venga conservato su Filecoin


Data CID (from lotus client import): bafykbz…
Deal duration (days): 180
Miner Addresses (f0.. f0..), none to find: f02665 f049882

Una volta confermata la transazione il client ci ritornerà un CID per ogni Storage Provider:

Deal (f01000) CID: bafyreict2zh…
Deal (f01001) CID: bafeauyreict…

In questo passaggio il client Lotus va a firmare con il wallet configurato il messaggio sulla blockchain per la sottomissione dell’accordo di storage

Controlliamo l’andamento del trasferimento con il comando:

lotus client list-transfers

Una volta completato il nostro file è a disposizione e caricato sullo storage; potremo recuperarlo utilizzando i CID creati al momento dell’accordo.

Tramite il chain explorer possiamo vedere i deal che vengono creati :

Deals Istanziati sulla Chain Filecoin
Esempio — Dettaglio di un deal da un client a un provider

Recupero dei dati

Similmente a quanto fatto per la sottoscrizione dell’accordo con lo storage provider ed il caricamento dei dati, per effettuare il recupero dei dati dovremo utilizzare un client (come indicato precedentemente vi sono servizi che rendono trasparente questa operazione).

Client come Lessie permettono di recuperare i dati caricati; per fare questo dovremo avere a disposizione il CID dei dati che vogliamo recuperare e sarà possibile recuperare i dati semplicemente con la chiamata:

lassie fetch -o - <CID>

Lo stesso Client fornisce anche un’interfaccia HTTP e sarà possibile anche recuperare il file direttamente dal demone HTTP:

GET /ipfs/{cid}[/path][?params]

In generale non ci saranno costi di transazione da pagare per estrarre dati da Filecoin utilizzando il client, infatti filecoin è disegnato per incentivare gli storage provider ad offrire storage; in generale la rete usa due tipi di noti, i nodi di storage conservano i dati mentre i retrieval node sono ottimizzati per un rapido recupero dei dati; i retrieval nodes vengono pagati con una piccola fee di $FIL quando sono i primi a localizzare e inviare i dati richiesti; in generale questo piccolo costo è passato indirettamente come costo dello storage.

Per effettuare il recupero dei dati quindi non si dovrà firmare alcuna transazione onchain.

Summary Filecoin

Abbiamo dunque brevemente percorso l’utilizzo a basso livello di un client per filecoin che ci ha consentito di capire come le caratteristiche di un network decentralizzato e della blockchain possano portare caratteristiche di web2 e web3 nella gestione dei file, quindi oltre alle capacità di archiviazione decentralizzata vengono integrate le unisce le caratteristiche tipiche del web3 come Immutabilità, Verificabilità nonchè di incentivazione.

Come visto il Network è pensato per un utilizzo non Retail e vi sono vari provider che astraggono il layer di storage e di blockchain per fornire un servizio semigestito con però le caratteristiche web3.

Questo è un esempio di Decentralized Physical Infrastructure che ha già ampiamente preso piede e pone le basi per li web3 decentralizzato anche nelle infrastrutture Fisiche, attualmente ha una capacità di deal attivi che raggiunge un totale di 1900PiB (pettibyte), che sono equivalenti a 190 milioni di ore di video, 190 trilioni di immagini, 1,9 quadrilioni di documenti (report di Messari).

Utilizzo attivo di storage su Filecoin Network

La quantità di storage attivo ci fa capire come questo servizio sia una realtà davvero attiva nel DePIN e come questi progetti possano diventare la nuova wave dell’infrastruttura.

Conclusioni

Abbiamo visto come la blockchain si stia integrando con il mondo offchain per fornire dei servizi su infrastrutture fisiche tradizionali aggiungendo però le caratteristiche di decentralizzazione e non censurabilità tipiche del web3. Le reti DePIN si stanno affacciando in diversi ambiti in cui potranno sperimentare la possibilità di fornire servizi infrastrutturali simili a quelli esistenti, ma in maniera nuova e rendendo partecipi alla rete tutti quegli enti che vogliano mettere a disposizione tale tipo di servizio o hardware.

Questo prevede quindi che le caratteristiche offchain vengano censite, tockenizzate e garantite tramite accordi e prove onchain che ne garantiscano la possibilità di esecuzione senza intermediari terzi, ma garantendo un livello di servizio e disponibilità specifico.

Riflessione sul futuro di DePIN e dell’infrastruttura fisica decentralizzata

Le reti DePIN sono un ambito con casi d’uso che aprono l’utilizzo delle blockchain a grandi possibilità di applicazioni in futuro, se da una parte potrebbero diventare un volano per la crescita di servizi infrastrutturali non centralizzati e alternativi ai big player, dall’altra c’è ancora molta sperimentazione e analisi dei benefici e dell’adottabilità mainstream di queste reti.

Vedo anche la possibilità di apertura alla partecipazione anche a player minori fino in specifici casi al singolo contributore come può essere un appassionato di tecnologia (pensiamo alla possibilità di mettere a disposizione reti wifi in DePIN che potrebbe essere alla portata anche dei meno esperti); ma tutto questo spinto dall’incentivo economico sottostante alla blockchain e non solo alla volontà di sperimentare.

Credo, però, che in questo momento l’accesso sia ancora molto ostico in diversi ambiti anche laddove siano già nate delle reti DePIN mi sembra che la barriera di ingresso sia piuttosto elevata ed anche la comprensione dei vantaggi dei possibili casi d’uso da parte di un utilizzatore non sia sempre immediata; la speranza di avere un servizio infrastrutturale simile a quello dei grandi player, ma ad un costo molto minore mi sembra personalmente lontana, non tanto per la parte tecnologica e di servizio che in casi verticali specifici potrebbe anche diventare paragonabile, ma dal punto di vista sia del costo per l’utente finale che è spesso troppo vittima della volatilità dei token associati al progetto, che della facilità d’utilizzo ed accesso rispetto ai servizi web2 ormai maturi.

Devo però dire che questo ambito è affascinante e penso che in futuro potrà generare delle nicchie interessanti e stimolare la nascita di uno strato infrastrutturale e tecnologico web3 che consentirà di avere servizi comparabili a quelli che conosciamo e maggiori garanzie, nonchè permettere a tutti noi di possedere ed esercitare un pezzettino di quella rete diventando parte attiva del web3.

Disclaimer:

L’articolo qui presente include alcuni esempi a mero titolo esemplificativo. Si precisa che tali casi non costituiscono in alcun modo suggerimenti o consigli di utilizzo delle piattaforme di esempio.

Inoltre, si evidenzia che l’articolo è stato redatto sulla base delle mie conoscenze attuali, potrebbero essere presenti inesattezze, errori od omissioni. Si consiglia pertanto ai lettori di condurre ulteriori ricerche e consultare fonti aggiuntive prima di prendere decisioni o adottare azioni basate sul contenuto qui fornito.

DYOR

Riferimenti:

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Daniele De Faveri

Explorer of Web3's Transformative Realm, Data Strategist and Chartered Blockchain Analyst