Ius Soli con canditi e zucchero a velo
Un accorato e trasversale appello proveniente dal mondo che fa dell’Italia quel Paese complesso che tutti conosciamo. Eppure, sembra che la minoranza sia mutata e ciò che una volta era una speranza di pochi, oggi è diventata un’esigenza sentita dai più: lo Ius Soli non fa più così paura. E menomale.
Cosa sia successo non è dato sapersi. Forse il processo lungo e lento che ha portato le persone a riflettere attentamente su quali fossero i veri pericoli della modernità, generati dall’umanità, spalleggiati dalla paura del cambiamento e dal senso di sconforto nel sentirsi schiacciati da un mondo che corre senza minimamente guardarci in faccia. È la realtà, bellezza. Benvenuti al mondo.
Sarà forse il destino che sconvolge, da sempre, le vite di tantissimi minori dalla pelle un po’ più scura di quella padana, dagli occhi leggermente più sottili di quelli altoatesini o dal cognome non propriamente bergamasco, ma la legge sulla cittadinanza, come Cristo, si è fermata nella Eboli della politica: il cassetto alla “Mary Poppins” del Parlamento, dove tutto finisce e, generalmente, poco o niente viene fuori, dopo un breve letargo.
Il 28 dicembre, cioè domani, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con una mano appunterà commenti al suo discorso di fine anno e, con l’altra, firmerà il decreto di scioglimento delle Camere, sentiti i due relativi presidenti già in campagna elettorale come tutti, del resto.
Tra gli appelli alla sensibilità della classe politica — che è sì sensibile, molto, ma a tutto ciò che suscita umori tra l’opinione pubblica, in modo da indirizzarne il consenso — c’è quello rivolto al Capo dello Stato di “allungare” la vita al Parlamento, consentendo l’approvazione della legge sullo Ius Soli e chiudere la Legislatura con un ultimo grande atto di civiltà e dignità. Peccato che tutto questo sia e rimanga solo un’utile citazione per titoli di giornale.
Lo Ius Soli sarà il piatto succulento sul quale i partiti politici si sbraneranno, durante la campagna elettorale. Sarà un piatto di primo piano, assieme a Banca Etruria, alla gestione del Comune di Roma e ad altre polemiche che fanno diventare più interessante una lumaca spiaccicata sull’asfalto di un’autostrada piuttosto che le Politiche 2018.
Il Partito Democratico dirà che il Movimento 5 Stelle non era presente in aula durante la discussione in Senato e si appellerà alla vergogna e al “facciamo chiarezza su chi siano i grillini”.
Il Movimento 5 Stelle, con cautela, lo utilizzerà alla buona e meglio quando sarà necessario per risollevare un po’ il consenso o per dare una scossa al dibattito politico, trascinando tutto e tutti nel fango del populismo sfrenato di cui ormai siamo abituati.
Liberi e Uguali ci terrà a precisare che per loro “chi è nato in Italia è italiano” e, magari, lo diranno con la voce di Bersani o Speranza, insomma, per il tramite di qualcuno già sentito e risentito, visto e rivisto, peggio di “Una Poltrona per Due” durante le vacanze natalizie.
La Lega Nord continuerà ad ammorbarci con la storia dell’uomo nero cattivo e di come gli italiani vengano prima degli altri. Poi, magari, qualcuno spiegherà a Salvini che di italiani stiamo parlando, magari con il suo stesso accento e con il “pirla” pronto a partire davanti ad un soggetto del genere.
Berlusconi, in tutto questo, da avvoltoio attempato qual è, osserverà dall’alto di Palazzo Grazioli, aspettando l’attimo giusto per irrompere nel dibattito e fregare il più fesso tra i competitor (anche appartenenti alla sua stessa coalizione).
Insomma, mettiamoci l’anima in pace, lo Ius Soli rimarrà un “impegno” di cui ricordarsi per i prossimi mesi, forse anni. Perché sì sa, i disegni di legge nei cassetti di fine legislatura sono come le anime nell’Inferno dantesco: lasciate ogni speranza voi che entrate.
Originally published at Il blog di Davide Montanaro.