Riflessioni su Chat GPT4

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1973. Michael Crichton, proprio quello di Jurassic Park, scrive Westworld, il mondo dei robot, proponendo in chiave narrativa il dibattito etico sul tema dell’A.I. Io avevo 4 anni quando uscì il film. Ricordo con una certa emozione la figura di Yul Brinner nella parte del pistolero, il villain che insegue il malcapitato turista in una lotta per la sopravvivenza al cardiopalma.

Ripeto, parliamo del 1973. L’intelligenza artificiale e gli studi di cibernetica erano già stati avviati da tempo. Nel 1956 presso il Dartmouth College (Hanover, New Hampshire) si tiene un’importante conferenza organizzata e voluta dallo studioso di computer science John McCarthy, occasione considerata il battesimo ufficiale della moderna intelligenza artificiale. Durante questo evento M. Minsky, A. Newell, H. Simon, N. Rochester C. Shannon, eminenti studiosi e scienziati, si trovano d’accordo nel dichiarare che ogni aspetto dell’intelligenza può essere descritto in termini tanto rigorosi da rendere possibile programmare una macchina in grado di simularli.

John McCarthy

Di tempo da allora ne è passato molto. Si è discusso a lungo, ad esempio, sul reale sviluppo e applicazione delle reti neurali. Ma la storia dell’A.I. è complessa e ancora oggi un campo aperto.

Fatto è che Crichton, con Il mondo dei robot, ha a suo modo toccato un tema oggi molto caldo, seppur nella modalità della fiction distopica. La ribellione delle macchine è una metafora sull’impossibilità di controllo di un sistema che apprende e rielabora informazioni e soluzioni per mezzo della simulazione del cervello umano.

Impossibilità di controllo, dicevamo, anche se sarebbe più giusto parlare di impossibilità di previsione non tanto delle forme che l’A.I. potrebbe prendere, quanto dei suoi reali sviluppi nella vita delle persone, sia a livello professionale che personale.

Per molti è uno sfizio, per tanti è un territorio nel quale addentrare le proprie competenze cercando di restare a cavallo dei mercati, tenendosi ben stretti rispetto a eventuali scossoni che questa innovazione potrà portare.

Negli ultimi tempi sono molti a chiedersi come cambieranno le nostre professioni e Open A.I. offre una serie di scenari.

Da qualche giorno, infatti, è stata presentata una nuova release di ChatGPT, la versione 4, con la promessa di mirabolanti funzionalità destinate a cambiare radicalmente il modo di realizzare contenuti e progetti.

La nuova versione, in un video di presentazione già diventato virale, permetterà tra le altre cose di partire dall’elaborazione di uno sketch a mano di una pagina web per vedersi generare in tempo reale l’intero codice HTML/CSS.

Ma è possibile già da ora immaginare un impiego massivo e quotidiano di questi strumenti in specifiche pratiche di lavoro che, di fatto, implicano approcci normati e regolamentati? Ci troviamo in un momento prezioso che, vista la velocità di elaborazione di nuove potenti interfacce, è ancora ben lungi dal distaccarsi dalla fase sperimentale della creatività. Per dirla in parole semplici, stiamo giocando con l’oggetto magico, provando a studiare le infinite possibilità del nuovo strumento, ma ancora non abbiamo un parametro realistico di tipo professionale.

Intanto, gli opinion maker accreditati ci consigliano una serie di possibili applicazioni. In questo post, che trovo interessante, Rachel Woods, Founder di The AI Exchange condivide 12 possibili casi in cui utilizzare Chat GPT4.

Si parla di:

  1. generare didascalie per immagini;
  2. analizzare video virali per ricrearli in nuova forma;
  3. basandosi sul semplice screenshot di un profilo o di una pagina web Chat GPT4 potrebbe personalizzare un’email in pochi secondi;
  4. convertire una semplice immagine in uno speech o in un discorso testuale;
  5. generare codice partendo dal semplice screenshot di una pagina web;
  6. partendo da una propria mindmap generare nuove idee e spunti creativi.

Sono solo alcune delle possibilità di Chat GPT4, qualcosa per ora legato più alla fantascienza che alla realtà anche se si parla di reali strumenti di progettazione e design.

Il fatto, però, che la cibernetica sia così legata alle proiezioni di una sorta di estetica cyberpunk ci ammonisce anche dei possibili effetti collaterali. Non so perché ma, da persona avvezza alle trame narrative, una delle prime cose che mi è venuta in mente per capire il futuro è tornare a guardare al passato dei prodotti culturali che, per primi e a volte ingenuamente, hanno posto domande e proposto ragionamenti su queste importanti rivoluzioni.

Sono tornato su Il Mondo dei Robot come qualche tempo prima ho dedicato tempo a rileggere Gibson o Stephenson perché credo che, dietro la costruzione di un impianto narrativo, si possano scoprire elementi di fondamentale importanza. Se qualcuno come Philip Dick, mi sono detto, ha saputo raccontare il futuro con una tale e intensa capacità di immaginazione, deve aver visto anche altro.

Come in Westworld, il caos e il caso sono dietro l’ordinario. Un sapiente equilibrio perché, in fondo, se una farfalla batte le ali a Pechino, a New York arriva la pioggia invece del sole. È la battuta di Ian Malcolm, il matematico di Jurassic Park (1993) interpretato da Jeff Goldblum. È in questo modo che spiega la teoria del caos e, a proposito, Jurassic Park è di Michael Crichton.

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Davide Pellegrini - Senior Content Designer

Building the next content education society. I'am a writer, an educationl manager, a content strategy designer.