Genere e sesso nel mondo animale, fiocco blu e fiocco rosa non bastano.
Lo studio del gender e del sesso biologico è solitamente centrato attorno al modello binario di maschio e femmina. Questo modello, oltre a risultare limitato nell’applicazione umana, si dimostra del tutto inadeguato nel mondo animale. Continuando quindi il discorso iniziato nel precedente articolo “Il gender e la transessualità nel mondo animale” e andiamo a vedere i mille modi in cui il mondo animale ci dimostra che dovremmo abbandonare la concezione del fiocco blu o rosa.
Riproduzione asessuata
La partenogenesi è un meccanismo di riproduzione ormai ben conosciuto dai biologi. Questo tipo di riproduzione è generalmente associata ad animali semplici, come le api. In questi animali la regina “decide” se fecondare le uova, dando origine alle api operaie, o non fecondarle, dando origine ai cosiddetti fuchi: maschi il cui unico compito è quello di fecondare la regina stessa.
Ma vi sono altri casi documentati di partenogenesi, fra cui il sorprendente caso dello squalo zebra. Un articolo del Scientific Reports descrive infatti la storia di una femmina di squalo zebra, cresciuta in cattività ed isolata dai maschi per più di tre anni che, passando dalla riproduzione sessuata a quella asessuale, avrebbe dato vita ad un piccolo per “parto verginale”.
Riproduzione unisessuale
Esistono anche specie unisessuali, ossia che presentano un solo sesso biologico, solitamente quello femminile. È il caso di diverse specie di rettili, fra cui il genere Cnemidophorus, lucertole in cui le femmine, che presentano un corredo genetico straordinariamente ricco, si riproducono esclusivamente per via asessuata dando a loro volta vita ad altre femmine. Questo risulta particolarmente interessante se si considera il fatto che la produzione delle uova in queste lucertole avviene di solito dopo un “falso accoppiamento” omosessuale fra due esemplari, i quali si alternano nel ricoprire il ruolo maschile o femminile.
Ermafroditismo
Esistono inoltre diversi animali che presentano entrambi i caratteri sessuali principali. Alcuni, come ad esempio i lombrichi e le lumache, presentano contemporaneamente entrambi gli organi riproduttori mentre altri cambiano sesso durante la loro vita e vengono quindi definiti ermafroditi sequenziali, come alcune tartarughe d’acqua dolce o alcune rane.
Il cambio di sesso negli ermafroditi inoltre può avvenire sia a seguito dello sviluppo dell’animale sia a seguito di fattori ambientali (ad esempio cambi di temperatura) o sociali (morte di maschio o femmina alfa).
Un caso particolarmente interessante è ad esempio quello dei pesci pagliaccio i quali, essendo nati con entrambi gli organi sessuali, cambiano sesso a seconda del ruolo che ricoprono nella comunità: una volta che la femmina alfa muore o abbandona la colonia il maschio alfa più grande prende il suo posto, cambiando genere e rendendo i suoi organi femminili pronti all’accoppiamento. Pensate se “Alla ricerca di Nemo” fosse scientificamente accurato, non darebbe alla trama un twist decisamente più interessante?
Pseudoermafroditismo
Le femmine di iena maculata (Crocuta crocuta) presentano una caratteristica davvero incredibile: hanno il pene. In realtà, si tratta di un clitoride particolarmente ingrossato, che nella forma e nelle dimensioni assomiglia ad un pene vero e proprio, anche per quanto riguarda l’erezione. Le iene sono prive di vagina esterna, per cui devono accoppiarsi e addirittura partorire attraverso lo pseudo-pene, il ché fa sì che i tassi di mortalità alla nascita siano molto elevati. Visto che i costi sono così alti, quali sono i benefici?
Le iene si organizzano in una società matriarcale, in cui le femmine lottano tra loro per ottenere il potere mentre i maschi sono relegati ad un ruolo di sottomissione. Le femmine, quindi, sono più soggette ad attacchi da parte degli altri membri del branco. Lo pseudo-pene potrebbe quindi servire da “mimetismo sessuale”, permettendo alle giovani iene di mimetizzarsi fra i maschi.
Anche negli esseri umani sono stati riscontrati casi di pesudoermafroditismo. Secondo alcuni studi degli anni 90 e dei primi 2000 in alcune parti della repubblica dominicana si sono riscontrati diversi casi di bambini, nati con sesso ambiguo, diventati poi uomini durante la pubertà. Questi bambini, chiamati localmente “guevedoces” (pene a 12 anni), vengono generalmente classificati come femmine, a causa delle caratteristiche visibili dei loro genitali. La causa di questa condizione risiederebbe in una produzione anormale di estrogeni, gli “ormoni femminili”, la quale si stabilizza poi durante la pubertà dando modo agli organi maschili di svilupparsi.
Questi casi, come molti altri esempi nel mondo animale, dovrebbero farci riflettere sulla limitatezza del binomio maschio/femmina e su quanto questo modo di vedere le cose ci impedisca, come se fossimo daltonici, di apprezzare la vastità di colori che caratterizza la sessualità sia umana che animale.