Quando gli animali (e i blog) vanno a nanna.

Sonni lunghi, sonni corti, sonni leggeri, sonni pesanti.
Sonni che aiutano a sopportare il freddo o il caldo.
Sonni a metà, sonni in movimento.

Il sonno è una parte fondamentale del ciclo vitale degli animali, permette al corpo ed al cervello di riposarsi ed è spesso usato per sfuggire alle condizioni climatiche più sfavorevoli.
Ma alcuni animali hanno modi davvero bizzarri di dormire, vediamone alcuni.

Le giraffe dormono 5 minuti alla volta. Per questi animali rimettersi in piedi è una complessa operazione, troppo lunga in caso di attacco di un predatore. La soluzione è riposare a blocchi di alcuni minuti, spesso rimanendo in piedi, talvolta con un occhio aperto o un compagno di guardia, e per un totale di massimo mezz’ora al giorno. Insomma, un riposo piuttosto travagliato per le spilungone della savana!

Gli squali invece dormono in movimento. Salvo qualche eccezione, che riguarda le specie più piccole, questi predatori nuotano anche nel sonno. Diversamente, non potrebbero respirare: per farlo hanno bisogno che l’acqua continui a passare attraverso le branchie.

I trichechi invece sono tutt’altra storia: questi dormirebbero infatti in qualunque posizione. Sono stati osservati persino dormire nell’acqua, mentre usavano le zanne per tenersi a lastroni di ghiaccio. Possono riposare sott’acqua, trattenendo il respiro per 4 o 5 minuti, ma danno il meglio sulla terraferma, dove raggiungono un sonno profondo che può continuare per 19 ore filate!

Alcuni animali usano invece il sonno per sfuggire ai periodi più duri dell’anno.

È il caso del letargo, un lungo sonno più o meno profondo durante il quale l’animale entra in uno stato di quiescenza: le funzioni vitali si riducono al minimo, la pressione del sangue cala drasticamente, il battito cardiaco diminuisce fino a pochi battiti al minuto, il respiro diventa lento e irregolare, il metabolismo si riduce e la temperatura corporea si abbassa fino quasi al congelamento. Il letargo rappresenta una strategia di sopravvivenza sia all’estremo freddo che all’estremo caldo, l’unica possibile per diversi mammiferi, rettili, anfibi, insetti e perfino qualche uccello. Ogni specie tuttavia declina questo fenomeno in base alle proprie caratteristiche, personalizzandolo e rendendolo di fatto ancora per molti aspetti misterioso, guardiamo alcuni esempi.

Pur vivendo tutta la propria vita sopra i 1.500 metri di altitudine, sopravvivere ai lunghi e gelidi inverni è molto difficile. Le marmotte delle Alpi (Marmota marmota), vere esperte in materia, iniziano a prepararsi al letargo già a settembre, riaprendo e ripulendo le tane, foderandole di fieno e rimpinzandosi di cibo per accumulare le riserve di grasso necessarie a superare l’inverno.
Richiuso l’ingresso della tana con un tappo di paglia, terriccio e rametti, la marmotta, accanto al resto della sua famiglia, cade in un sonno profondo che può durare fino a sei mesi, interrotto solo di tanto in tanto per le necessità fisiologiche. Durante lo stato di ibernazione la temperatura corporea scende da 35 a 5 gradi, il cuore rallenta da 130 a 15 battiti al minuto e la respirazione diviene appena percettibile.

E come non citare il re dei dormiglioni, il ghiro (Glis glis). Eppure non è l’unico ad andare in letargo e nemmeno quello che dorme per più tempo. Ma allora perchè si dice “dormire come un ghiro”? Probabilmente per un insieme di motivi: oltre al lungo e profondo sonno invernale, lungo sei/sette mesi, il ghiro è un animale che dorme di giorno ed è attivo di notte, per cui a noi potrebbe sembrare che dorma sempre. Non solo: quando dorme, emette un caratteristico rumore molto simile a una persona che russa, guardate che tenero in questo video!

In presenza di particolari condizioni climatiche, alcuni animali possono cadere in un “letargo estivo” chiamato estivazione.
Nelle regioni desertiche tropicali sono molte le specie che sopravvivono per lunghi periodi alla mancanza di acqua e al calore eccessivo rifugiandosi in un sonno più o meno profondo durante il quale le loro funzioni vitali vengono ridotte al minimo. Per coccodrilli, tartarughe, serpenti, rane, rospi, lumache, vermi, api, lucertole — ma anche piccoli mammiferi come i ricci — l’estivazione rappresenta l’unica possibilità di sopravvivenza.

Le rane dormono coperte fino al naso: quando l’acqua scarseggia alcune specie di rane africane e sud-americane generano un “sacco-lenzuolo” perdendo diversi strati di pelle. Si avvolgono in questo bozzolo lasciando scoperto solo il muso per respirare, e riemergono alle prime piogge.

Il riccio orientale (Erinaceus concolor), noto talvolta anche come riccio dal petto bianco meridionale o riccio europeo orientale, può entrare in estivazione se la temperatura del suo nido raggiunge valori critici, proprio come fa il suo cugino occidentale durante i periodi freddi.

Il coccodrillo invece, quando l’acqua scarseggia e il fiume va in secca, affonda nel fango lasciando emergere solo le narici e sprofonda in uno stato di quiescenza in tutto simile al letargo invernale, salvo tornare perfettamente vigile e attivo appena ritorna l’acqua.

E c’è qualche animale che dorme in modo simile a noi?

Si, dormire in un letto è infatti un’abitudine da primati. Piace anche ad oranghi, gorilla e scimpanzé. Questi ultimi ricostruiscono meticolosamente il proprio giaciglio di foglie tutte le sere, in un rituale pre-notturno che tanto somiglia alla nostra routine di lavaggio di denti, lettura e bicchier d’acqua.

Con questo articolo Animalia vi augura un buon sonno e annuncia la fine anticipata della sua estivazione! Gli articoli riprenderanno con cadenza settimanale, per cui non perdete gli aggiornamenti sulla nostra pagina Facebook!

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Elisa. Studentessa di Scienze dei Sistemi Naturali presso l’Università di Genova. Viaggiatrice incallita e amante della natura a 360°. https://bit.ly/2HAuo1D