Diario di un editore: Il primo Dio, la storia editoriale

Emmanuele Jonathan Pilia
3 min readOct 17, 2017

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Il ritratto di un genio

Che in questo periodo stia promuovendo Il primo Dio, il nostro primo romanzo nonché il primo libro della collana Strade Maestre (che cura Valerio Valentini), non è proprio un mistero: basta aprire il mio wall di facebook, o quello di D Editore, per capire quanto ci stiamo puntando.

Eppure, c’è una storia che sento il bisogno di raccontare, e che tranne che in alcune presentazioni, ho paura che possa rimaner solo mia, che è proprio la storia di questo libro. Libro che nasce con un altro titolo, un altro formato, altre parole da quello che conosciamo in Italia.

Il libro è infatti in realtà frutto della perseveranza di Kay Boyle, scrittrice, poetessa ed attivista politica che aveva intrattenuto un lungo rapporto epistolare con il Carnevali. Per capire l’importanza di questo rapporto, è importante capire chi fosse Kay Boyle. Sebbene in Italia non sia conosciuta a dovere, lei era una scrittrice di primissimo ordine: vincitrice di ben due premi O. Henry (premio dato per aver dato un contributo rilevante all‘arte del racconto), Boyle è anche l’autrice di un fortunato romanzo antinazista, Morte di un uomo.

Parte del cartiglio tra i due è andato perduto, ma leggendo le lettere sopravvissute è chiaro come tra i due si sia sviluppata un’intesa intellettuale decisamente importante: è in queste lettere che Carnevali parla del suo progetto, che prende nel tempo vari nomi, tra cui il The first God. Alla sua morte, Kay Boyle recupera tutto il materiale su questo progetto, le lettere e i suoi manoscritti, ed inizia un lavoro di ricostruzione del testo molto complesso. Complessità che aumenta considerando il difficile stile linguistico usato dal poeta italiano. Dopo diverse peripezie, The autobiography of Emanuel Carnevali viene pubblicato da un’importante casa editrice americana, la Horizon Press di New York.

Il testo non ha il successo editoriale che si sarebbe potuto sperare, ma riesce comunque a circolare nei circoli letterari che contavano al tempo: siamo nel vivo della beat generation, e autori come John Fante o Gregory Corso alimentavano il mito del poeta italo americano di cui tutti parlavano ma di cui nessuno aveva avuto potuto leggere nulla se non poche sparute poesie. Un successo tale da far interessare al personaggio anche Gabriel Cacho Millet, studioso di poesia, il quale convinse la sorella Maria Pia Carnevali a tradurre l’opera con il titolo Il primo Dio. Il libro esce con Adelphi, ma nonostante il blasone di una delle più attente ed importanti case editrici europee, la traduzione ha dei difetti importanti. Prima di tutto, Maria Pia tralascia alcuni dettagli, omettendo per intero alcuni capitoli dell’edizione inglese. Ma soprattutto, la traduzione è viziata da alcuni anglismi mal riportati in italiano, tanto che in alcuni tratti lo straniamento è così forte da non far capire dove finisca la prosa del poeta fiorentino e dove inizia l’interpretazione.

E qui si inserisce il nostro lavoro: dopo aver trovato alcuni stralci dell’edizione inglese, abbiamo capito che avremmo dovuto lavorarci un po’ su, e così ci siamo impegnati per trovare quanto più materiale possibile al riguardo, lavorando assieme ad un suo erede che ci ha chiesto riservatezza sul suo nome. Scopriamo così due cose: la prima, che tra i capitoli omessi, ve n’è uno riguardante la riconciliazione con il padre, la seconda, che Carnevali ricevette una porta in faccia dalla sorellastra, al suo ritorno in America.

Purtroppo, non siamo riusciti a trovare i capitoli dimenticati, ma una cosa potevamo farla: recuperare almeno in parte alla prima traduzione.

E così, ci siamo messi sotto in questa direzione. Volevamo inoltre gratificare questa nuova edizione con una copertina che potesse valorizzare il percorso artistico del poeta, e così lanciammo un contest che vinse Martina Marzadori, giovanissimo talento che ci ha donato una cover che riesce a far emergere pienamente l’atmosfera del libro (Martina si è andata a studiare ben benino il lavoro dell’autore, tanto che è riuscita a trovare uno dei colleggi dove studiò in gioventù e lo skyline della New York degli anni ’20, così da inserirli nella cover come elemento portante).

Nonostante la prima edizione sia stata già stampata, stiamo continuando a cercare l’edizione di Kay Boyle: se ci capiterà di dover ristampare questo testo, vogliamo trovarci pronti a mostrare anche i capitoli dimenticati di questo capolavoro…

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Emmanuele Jonathan Pilia

Direttore editoriale di D Editore, amante della scrittura, dell’architettura, dell’arte, de design e di Cristina, che mi sopporta con strana pazienza…