COP 21: momento storico per tutto il pianeta. Una risposta globale ad un problema globale.

FBLab
3 min readDec 23, 2015

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Il 12 dicembre 2015 verrà ricordato da tutti come la data che ha segnato una svolta epocale nella storia dell’umanità. E questa affermazione non è un’esagerazione ma è la sintesi di quanto successo a Parigi in occasione della giornata conclusiva della COP21.

La COP21 è la ventunesima Conferenza delle Parti, organizzata nell’ambito della Convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici. 196 delegazioni nazionali (quindi il mondo intero) hanno deciso di dare il via libera ad un accordo vincolante in grado di contenere le emissioni di anidride carbonica, che è il primo gas responsabile dell’innalzamento della temperatura terreste, che può avere effetti devastanti sul nostro Pianeta.

L’obiettivo è quello di limitare il riscaldamento globale “ben al di sotto dei 2 °C” e con un impegno verso 1.5 gradi alla fine del secolo. A fronte di proiezioni e studi scientifici che ci dicono che se continuiamo “ad inquinare” così, andiamo incontro ad uno scenario di aumento della temperatura pari a 5 °C che significa, in altri termini, un aumento del livello dei mari, grosse modifiche del clima (ad esempio la nostra Sicilia diverrebbe un’isola tropicale), un aumento della diffusione delle malattie ed enormi migrazioni di massa per abbandonare parti del pianeta sommerse o invivibili.

Si tratta di un accordo di portata storica perché per la prima volta tutti gli Stati del mondo hanno riconosciuto che il cambiamento climatico è un vero problema e si sono seduti attorno allo stesso tavolo per trovare un accordo che potesse coinvolgere tutti. Per fare un parallelo con il precedente Protocollo di Kyoto, basti pensare che questo era stato sottoscritto da 35 Stati, rappresentanti solo il 10% delle emissioni mondiali mentre il nuovo accordo di Parigi vede coinvolti 196 Stati che producono il 93% delle emissioni mondiali.

Siamo davanti alla prima decisione collegiale di sviluppo sostenibile, perché finalmente si è compreso che il cambiamento climatico è un problema globale ed è stata trovata una soluzione globale.
L’accordo sembrava quasi impossibile. Il testo finale è arrivato dopo lunghi negoziati, tenuti più di notte che di giorno, e costituisce il migliore equilibrio possibile tra le diverse esigenze di Stati sviluppati e Paesi in via di sviluppo. È l’inizio di un processo che durerà 85 anni, fino al 2100. È stato, quindi, di fondamentale importanza inserire una clausola di revisione degli impegni nazionali ogni 5 anni, che consentirà di tenere conto delle nuove competenze, delle nuove tecnologie e dello sviluppo dei singoli paesi che si accingeranno a rivedere i propri piani (prima revisione nel 2023).

Sono, poi, previste delle differenziazioni tra i Paesi sviluppati, e quelli in via di sviluppo, nonché finanziamenti a questi ultimi in cambio dell’impegno per uno sviluppo rispettoso dell’ambiente. Sono stati promessi 100 miliardi di dollari nel 2020 e un nuovo obiettivo si dovrà definire entro il 2025.

È un momento storico anche perché l’accordo è stato trovato a Parigi, in Europa, nella stessa città mortalmente ferita solo poche settimane fa del terrorismo. Quell’Europa che ha avuto da sempre un ruolo guida nella lotta al cambiamento climatico e ha reso possibile l’impossibile. L’Europa che guarda al 2030 si pone diversi obiettivi ambiziosi: la riduzione delle emissioni di CO2 del 40% rispetto ai dati del 1990, un target del 30% di energia proveniente da fonti rinnovabili e 30% di efficienza energetica.

Purtroppo non tutte le nostre richieste fanno parte del testo finale e ci dispiace non vedere tra i settori da regolare quelli dell’aviazione e della navigazione, che rappresentano una grossa fetta di emissioni.

Dal canto mio, ho voluto fortemente essere a Parigi, per dare insieme ai 14 colleghi della delegazione del Parlamento europeo, che ho avuto l’onore di presiedere, un segnale di un impegno positivo, di una politica del fare, non urlata e con loro, in quanto rappresentanti diretti dei cittadini europei, abbiamo preso l’impegno di monitorare e controllare che ogni Stato membro faccia quanto promesso, per arrivare agli obiettivi che ci siamo posti.

Come ha ricordato il Presidente della COP21, Laurent Fabius, alla presenza del Presidente Hollande e del Segretario ONU Ban Ki Moon, questo accordo serve grandi cause, oltre quella ambientale. Esso rappresenta la politica con la P maiuscola, quella rivolta con senso etico al bene comune, con buona pace degli interessi economici in gioco. Esso riguarda la salute pubblica, la lotta contro la povertà, la sicurezza alimentare e, infine, la pace. La pace per noi, per i nostri figli, per il pianeta.

Giovanni La Via,(Nuovo Centrodestra), Presidente della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (Parlamento Europeo)

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Analisi e approfondimenti sulla politica italiana ed Europea. A cura di FB e Associati.