Esistono tecnologie inevitabili?

Federico Bo
Ulisse digitale

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La scorsa notte faticavo ad addormentarmi. Così ho iniziato a riflettere su un documentario che avevo visto. Era dedicato a Nikola Tesla, l’inventore visionario ossessionato dall’energia elettrica vissuto a cavallo del XIX e XX secolo.

La vicenda che mi ha fatto riflettere è la famosa “guerra delle correnti” (da poco ne è uscita una versione cinematografica con Benedict Cumberbatch). Thomas Alva Edison sosteneva che la corrente continua fosse la soluzione ideale per “elettrificare” il mondo, e ci investì grandi somme. Tesla, che per Edison lavorò qualche mese, era invece convinto che si dovesse usare la corrente alternata.

Non mi addentro nelle spiegazioni tecniche. Diciamo solo che Tesla, alleandosi con il rivale di Edison, l’industriale George Westinghouse la ebbe vinta. Noi oggi usiamo la corrente alternata (AC), salvo poi trasformarla in continua (DC) quando abbiamo bisogno di alimentare i nostri dispositivi digitali (od ogni altro oggetto alimentato a batteria).

La domanda che mi sono posto è: se non ci fossero stati Westinghouse e Tesla, oggi avremmo reti di distribuzione a corrente continua?

Molto probabilmente no, perché i vantaggi della distribuzione a corrente alternata sarebbero comunque emersi, e anche piuttosto presto.

Più in generale, la domanda è: esistono tecnologie inevitabili?

Esistono possibili percorsi tecnologici alternativi?

Nell’unico caso di studio disponibile, quello della civiltà umana, alcune scoperte e invenzioni, e l’ordine con le quali sono state effettuate, sembra essere obbligato: fuoco->metalli->agricoltura->città->ruota->terracotta per esempio.

Ma anche società di cacciatori-raccoglitori avrebbero potuto inventare la ruota: sarebbe stata loro molto comoda, non c’era motivo per non averne l’idea e avevano la capacità di costruirla. Forse qualche tribù l’ha anche fatto, usandola per generazioni prima che se ne perdesse memoria.

Scultura di Göbekli Tepe -By Teomancimit — Yükləyənin öz işi, CC BY-SA 3.0

Gli studiosi pensano che per arrivare alle costruzioni monumentali, alle città e alle civiltà si debba passare per l’agricolura: il surplus di produzione è in grado di sostenere un gran numero di persone e di far nascere le classi sociali, come nobili e sacerdoti svincolati dal lavoro manuale ma in grado di “commissionare” grandi opere.

La straordinaria scoperta del tempio di Göbekli Tepe - databile intorno al 9.500 a.C. - ha messo però in dubbio la necessità del passaggio a una società urbana con differenziazioni sociali per creare tali edifici.

Un altro esempio. Meccanismi sofisticati come quelli degli orologi iniziarono a diffondersi nell’alto Medioevo, con i primi esemplari sistemati nei campanili delle chiese.

Perché i Greci o i Romani, così abili nelle arti pratiche, non arrivarono a sviluppare meccanismi simili? In realtà, dopo la scoperta del meccanismo di Antikythera, un sofisticato calcolatore astronomico, si è visto come esistessero le capacità (per esempio di avere tollerenze minime) e le tecniche per costruire strumenti di alta precisione. Probabilmente strutture sociali, economiche e commerciali più che limiti tecnologici non hanno permesso di avere orologi a pendolo romani. Alo stesso modo, avere a disposizione tantissima mano d’opera a bassissimo costo,gli schiavi, non ha stimolato l’invenzione di macchine a vapore, se non qualche raro e semplice sistema usato per “effetti speciali” nei templi.

Una ricostruzione del meccanismo di Antikythera - Dave L via Flickr CC BY 2.0

Per quel che riguarda le innovazioni degli ultimi 120 anni c’è da sottolineare, ahimè, l’importanza cruciale delle due guerre mondiali, in particolare la seconda, per l’accelerazione dello sviluppo tecnologico; pensiamo solo alla missilistica e all’informatica, nate in quel periodo, e all’elettronica sviluppatasi poco dopo (e c’era la Guerra Fredda…).

Se non ci fosse stata la II Guerra Mondiale, di quali tecnologie sarebbe circondato il nostro quotidiano?

Probabilmente saremo al livello degli anni ’60/70, con un’informatica fatta di mainframe, con i primi satelliti in orbita, televisori a colori ma con tubo catodico, i primi aerei commerciali a reazione, catene di produzione just in time.

Forse si sarebbe sviluppata un’Internet analogica, grazie a imprevedibili sviluppi della rete dei radioamatori ibridata a sistemi come fax e video/audiocassette.

Difficile stabilire le tempistiche, i cicli di vita delle singole tecnologie, le loro interconnessioni e interdipendenze.

In un sistema complesso come quello della società umana, piccole variazioni alle condizioni iniziali possono generare grandi cambiamenti nelle traiettorie e nelle direzioni dello spazio delle innovazioni.

Come ultimo esempio pensiamo al web. Berners-Lee lo creò mentre lavorava al CERN nel 1990.

Il web (un suo simile) sarebbe benissimo potuto esser sviluppato almeno 10 anni prima, in una delle università americane già inter-connesse con una rete telematica.

Ciò avrebbe significato che i portali del primo web sarebbero comparsi alla fine degli anni ’80, il web 2.0 intorno al 1994, i social si sarebbero affermati intorno al 1997 e oggi…non possiamo saperlo. Anche perché ci sarebbe stato un intervallo più lungo per avere il web in mobilità, visto che comunque l’evoluzione della telefonia mobile avrebbe seguito il suo corso come nella nostra linea temporale. O no?

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Federico Bo
Ulisse digitale

Computer engineer, tech-humanist hybrid. Interested in blockchain technologies and AI.