“Sire è finito in un meme!” “Cioè?!”
Cos’è quella cosa che accomuna migliaia, se non milioni di persone facendole sentire vicine, amiche, complici? La religione? L’amore per la Patria? L’amore per la giustizia?
Si tratta probabilmente di un meme.
Il termine “meme” nasce grazie allo studio del biologo Richard Dawkinks, nel 1976. Un biologo conia l’espressione che andrà a identificare larga parte della produzione che troviamo in internet. In origine, con questo vocabolo si voleva indicare una piccola unità di trasmissione, simile ai geni, che si diffonde per copia o imitazione. Un “information pattern” capace di essere trasmesso in maniera semplice, immediata, da una memoria individuale all’altra, una volta acquisito il portato culturale che esso ha con sé.
You Tube, essendo il più florido luogo di sviluppo della produzione UGC, degli artefatti bottom-up, è diventato negli anni anche il luogo perfetto per la diffusione e la creazione di meme. Prendendo a campione alcuni esempi, troveremo in essi riscontro a quanto catalogato da Limor Shifman nella sua ricerca “An anatomy of a You Tube meme”. Partiamo da quello che è diventato un must all’interno di un fandom numeroso, oltre che molto attivo, quello di Game of Thrones; il video in questione, “È finito il vino”, è entrato a far parte del patrimonio condiviso della community italiana, diventando il punto di partenza per una grande quantità di immagini, gif e rifacimenti di altri utenti.
Il video è stato caricato il 9 luglio 2013 da Nocodilz, il cui canale presenta oltre duecento mila iscritti. Tutti i video presenti sono mash up di programmi televisivi o parodie di saghe fantasy (oltre a “È finito il vino” e i suoi sequel ci sono anche quelle relative a Il Signore degli Anelli). Tra tutti, quello che prendiamo in esame è l’artefatto che più ha ottenuto successo, con più di due milioni di visualizzazioni. Esso corrisponde a tutte le caratteristiche indicate da Shifman come salienti per un meme: troviamo la ripetitività ossessiva, la semplicità tecnica, la centralità di figure maschili e un non sense di fondo nel messaggio che veicola (cioè nessuno). È così soddisfatto quel senso dell’umorismo che lo studioso riconduce a playfulness, incongruity e superiority: in particolare il senso del comico si genera dall’opposizione tra immagini e audio modificato.
La prima volta che lo vidi, ricordo che mio fratello venne in camera mia a chiedermi se stessi piangendo, tanto ridevo. Lo scoprì leggendo in molti commenti a post e discussioni su pagine Facebook dedicate a Game of Thrones le espressioni “vinoh”, “è finito il vinoh”, “il tuo nome è Robb”. Grazie a una veloce ricerca su Google, ho potuto entrare anche io a far parte di questo background comune, acquisirlo a mia volta e introdurlo nel linguaggio quotidiano con amici e conoscenti fan della saga. Il successo del video si basa sulla parodia del personaggio di Robert Bartheon, di cui si prende in giro lo smodato amore per il vino(h), creando con dei mash up di diverse sequenze dei dialoghi privi di senso e altamente comici. Un’altra figura maschile di cui si deforma il ritratto è quella di Samwell Tarly, impacciato ragazzo sovrappeso, di cui si schernisce l’incapacità nel combattimento. E ancora: “Tu sei Robb- Ma che bella fanciulla!”, riferito a Robb Stark.
Il video di Nocodilz rientra perfettamente nei parametri segnalati da Shifman, ai quali possiamo ricondurre il suo successo.
Altro esempio di produzione memetica, questa volta involontaria, è la ormai celebre quanto dolorosa caduta in diretta televisiva di Lisa Fusco, durante una puntata di Mezzogiorno italiano su Rai 1. La scena, nata su un medium tradizionale e prodotta, involontariamente, da un istituzione come la Rai, ha velocemente conquistato l’attenzione degli utenti che ne hanno fatto oggetto di una variante infinita di meme e gif comiche. La forza del video, caricato su You Tube da diversi canali, spesso di testate nazionali come il Corriere della Sera, è stata proprio nell’attività metodica di ricollocare l’immagine della show girl a terra nelle situazioni più assurde. Come è stato anche per il famoso frame di Ballottelli che esulta per un goal a petto nudo. La viralità è quindi derivata dai nuovi significati di cui è stata rivestita la sagoma della donna caduta, la cui presenza massiccia su siti e social network ha portato alla ricerca della fonte originaria della situazione. Siamo davanti a quella componente dello Humor di Shifman che si basa sulla percezione di una superiorità dello spettatore nei confronti del soggetto ripreso e di una incongruenza tra le intenzioni di intrattenimento “tradizionale” che la Fusco e la Rai volevano portare avanti e l’effettivo svolgimento dei fatti. Nella vita di tutti i giorni è impossibile non ridere davanti a una caduta clamorosa, figuriamo se accade in diretta nazionale.