Un milanese alla corte dei Re dell’Asia

Gabriele Principato
5 min readNov 7, 2014

di Gabriele Principato

A 25 anni Andrea Borella ha messo in piedi un’impresa editoriale ricostruendo le storie delle dinastie di tutto il mondo. Per farlo ha studiato una dozzina di lingue, tra cui l’hindi, il giapponese e il thailandese. Adesso sono gli stessi Stati a chiamarlo come consulente in vista delle successioni al trono

Andrea Borella alla presentazione della XXI edizione dell’Annuario della Nobiltà Italiana, nella Biblioteca Trivulziana di Milano

«Qualche anno fa ho conosciuto i pronipoti dell’ultimo Imperatore Moghul di Dehli. Vivono nella quasi assoluta povertà, in una baracca composta da due stanze. I loro antenati costruirono il Taj Mahal, il Forte di Agra e i meravigliosi Giardini Shalimar a Lahore, io li ho incontrati nello slum di Howrah, presso il delta del Gange, di fronte a Calcutta. Per sopravvivere vendono tè, vestiti da signora e braccialetti per strada. Eppure il loro bisnonno regnò su gran parte dell’India fino a poco più di 150 anni fa». Tenere memoria della loro storia non è meno importante di farlo per famiglie regnanti, spiega Andrea Borella, 39 anni, lombardo, originario di Sesto San Giovanni, con un mestiere unico: il genealogista. Una professione delicata, perché le informazioni che tratta posso avere usi tanto positivi quanto negativi.

http://youtu.be/ywSqap8Nrik

In Italia la materia di cui si occupa Andrea è poco apprezzata, perché viene sempre ricondotta al prestigio personale di singoli individui che frequentano i salotti buoni. «In realtà è un modo di studiare la storia dell’umanità attraverso le famiglie che l’hanno determinata – spiega lui – e non ha nulla a che fare con la loro attuale condizione sociale». Basti pensare che nel mondo vi sono i discendenti di circa 7 mila dinastie che hanno regnato negli ultimi 200 anni. Molti sono persone comuni, che fanno i lavori più disparati.

Ad Andrea la passione per questa materia è venuta da adolescente. All’università, mentre studiava Storia moderna alla Statale di Milano, ne ha fatto un business lavorando per ditte che ricostruivano genealogie per conto di privati. Così ha guadagnato abbastanza per pagarsi viaggi e ricerche personali, oltre agli studi in Italia e in Inghilterra, dove la genealogia è una scienza viva.

http://youtu.be/ySsLbzFPoBk

Oggi abita a Teglio, un paese di 4 mila anime in Valtellina, «non amo la vita mondana – racconta –. Prima stavo a Milano, ma mi venivano a trovare troppe persone e per fare questo lavoro ci vuole un po’ di solitudine».

Dal 2000 è editore e curatore della seconda serie dell’Annuario della Nobiltà Italiana. La prima era stata pubblicata dal 1879 al 1905 dalla famiglia Crollalanza. L’ultima edizione distribuita, quella del 2011, è il più completo repertorio di famiglie nobili e notabili italiane esistente. Raccoglie i cenni storici e gli stemmi di circa 48 mila famiglie, con 7 milioni di dati genealogici divisi in 8.448 pagine formato A4, 4 volumi in tutto, per un peso complessivo di 24 kg.

http://youtu.be/r4GRwBC-3eM

Le genealogie sono riportate in formato lineare, divise in sezioni che aiutano il lettore a districarsi tra le diverse tipologie di nobiltà, fra cui quella degli stati preunitari, del Regno d’Italia, la pontificia e la militense. Non ne esiste per il momento una versione digitale, ma il gruppo Facebook dell’Annuario, dove vengono pubblicati molti materiali, ha oltre 4mila iscritti.

A quest’opera hanno lavorato una dozzina di persone a tempo pieno per due anni, fra ricercatori, editor e disegnatori. «Il primo passo – racconta Borella – è stato costruire una banca dati di tutti i repertori genealogici esistenti. Dopo si è passati all’aggiornamento dei dati degli attuali rappresentanti delle famiglie. Per l’ultima edizione, in uscita quest’anno (ndr. l’Annuario viene pubblicato ogni tre anni), è stata fatta una campagna di mailing postale e digitale con quasi 100 mila contatti, a cui hanno risposto circa 53 mila persone», con decine di metri cubi di carta contenenti documenti comprovanti le genealogie. Carte che sono state vagliate con rigore storico da Borella e dal comitato scientifico dell’Annuario.

L’ultima edizione distribuita dell’opera ha venduto svariate migliaia di copie. Un quantità considerevole visto che il costo, a prezzo pieno, era di 920 euro, anche se prenotandola prima della stampa era possibile averla con un notevole sconto.

La XXXI edizione dell’Annuario della nobiltà italiana. Raccoglie i cenni storici e gli stemmi di circa 48 mila famiglie, con 7 milioni di dati genealogici divisi in 8.448 pagine formato A4, 4 volumi in tutto, per un peso complessivo di 24 kg

Le ricerche di Andrea Borella però non si fermano ai confini nazionali. Il suo sogno è quello di realizzare repertori genealogici per tutti i paesi che ne sono sprovvisti.

L’Annuario thailandese, quello delle Famiglie Reali Indonesiane e quello giapponese usciranno tra questo e il prossimo anno. Saranno in inglese, con l’utilizzo della lingua locale solo per i cognomi, insieme alla traslitterazione. Anche per queste opere è in corso l’aggiornamento attraverso una campagna di mailing, l’uso dei social network e una vasta rete di corrispondenti.

Andrea viaggia molto per le sue ricerche, soprattutto in Asia e Medio Oriente. Alle volte sono le stesse famiglie reali a chiamarlo come consulente in vista di possibili successioni. Legge una dozzina di lingue, tra cui l’hindi, il giapponese e il thailandese. «Non conosco le pronunce di tutte però», tiene a precisare.

È stato in decine di Paesi, trovandosi a volte in situazioni rischiose, come il colpo di stato in Nepal, avvenuto mentre studiava nella biblioteca del palazzo reale di Kathmandu. Ma non gli sono mancate soddisfazioni, «sono stato ricevuto da molte famiglie reali — racconta -, tra cui quella thailandese», dove al cospetto del sovrano si arriva ancora in ginocchio, ed è un onore riservato a pochi.

*L’intervista ad Andrea Borella è stata realizzata per le testate della Scuola di Giornalismo “Walter Tobagi”/Ifg, dell’Università degli Studi di Milano. Una prima versione è stata pubblicata alle pagine 24 e 25 del numero di marzo di MM.

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