Limiti, eventi e illusioni
Introduzione doverosa per i meno sportivi: correre la maratona in meno di due ore è considerato un limite invalicabile per i prossimi 10–15 anni.
Da quando nel 2014 il kenyano Dennis Kimetto ha stabilito l’attuale record del mondo (2 ore, 2 minuti e 57 secondi) se ne è tornato a parlare spesso, fino a che nel 2016 Nike e Adidas hanno dichiarato di avere progetti: tecnologie, scienziati e ogni tipo di supporto per allenare atleti in grado di superare questo limite.
L’uomo e i limiti
La letteratura sui limiti invalicabili, soprattutto nello sport, è ricchissima, è la stessa natura umana a volersi confrontare con ciò che ritiene impossibile.
Nel 1968 fu ad Jim Hines a correre per la prima volta i 100 metri piani in meno di 10 secondi; oppure nel 1985 fu Sergei Bubka a saltare più di sei metri con l’asta.
Un limite famosissimo è quello di Roger Bannister che nel 1954 corse per la prima volta il miglio sotto i 4 minuti, un limite ritenuto da tutti fisiologicamente invalicabile. L’esempio di Bannister viene comunemente utilizzato per spiegare come i limiti sono spesso solo mentali, dato che nell’anno successivo decine di atleti corsero il miglio sotto i 4 minuti e più velocemente di Bannister.
E la maratona in meno di due ore?
Torniamo alla maratona, qualche mese fa la Nike annuncia che sabato 5 maggio 2017 all’Autodromo di Monza avrebbe tentato di scendere sotto questo limite, le prime reazioni sono state di due tipi:
“ahahahahahahahah” = non prendo nemmeno in considerazione l’ipotesi
“anche se ci riescono, è qualcosa di artificiale, non è vero sport” = magari ci riescono, metto le mani avanti e mi dissocio.
Queste reazioni sono state dettate dalla paura del limite…o dalla paura che il limite venga superato?
Comunque altro che artificiale. Sabato 5 maggio a Monza è sceso in pista non uno qualsiasi, ma Eliud Kipchoge attuale campione olimpico della Maratona a Rio 2016. Uno che ha macinato così tanti chilometri di corsa per quella medaglia da zittire qualsiasi giornalista.
Kipchoge ha corso la maratona in 2 ore e 25 secondi.
Sono 25 miseri secondi oltre quel limite ritenuto invalicabile.
WOW!
Se ne parli, diventa reale
È vero: se ne parli, diventa reale. Anche solo parlare di questo tentativo, ha reso più concreta l’ipotesi del superamento.
E questo vale anche per i nostri obiettivi: parlarne con chi ci sta intorno, scinderli in micro-obiettivi, fare come se fossero già realizzati, predispone il nostro cervello a vederli già realizzati. E quindi a farlo più facilmente.
Allo stesso modo devi evitare di esplicitare, e quindi di plasmare, pensieri negativi, eventi che vuoi evitare.
Le parole sono importanti, usale per qualcosa di importante.
Lo stesso Kipchoge ha dichiarato “Si è vero, non ce l’ho fatta…stavolta. Ma ora so che è realmente possibile ed è solo questione di tempo”.
Perché realmente il fallimento è solo un feedback e ora si hanno maggiori informazioni su come arrivare a quell’obiettivo più velocemente, riposizionandolo sulla timeline molto prima dei 10–15 anni ipotizzati.
E anche questo è un esercizio che possiamo fare con i nostri obiettivi.
Infine le reazioni dei media, un titolo in particolare “Eliud Kipchoge non è riuscito a correre una maratona in meno di due ore”.
Non ci è riuscito. Non è riuscito a fare qualcosa che ora è considerato possibile. È la negazione stessa del risultato che lo rende reale.
Da limiti a eventi
Io sono felice che Nike, Adidas, altre aziende, organizzazioni o singoli individui si pongano l’obiettivo di superare questi limiti.
Perché sapere che nulla ci è precluso, ci consente di declassare quasi tutto da limite invalicabile a semplice evento da raggiungere.
Anche se già ce lo aveva detto qualcuno che…
I limiti, come le paure, sono spesso soltanto illusioni.
[Michael Jordan]